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Il giuramento di Ippocrate in Puglia

Scoprire che un concorso in Puglia, durato due anni per giungere alla sua naturale conclusione con una graduatoria di merito per 4289 infermieri, fra 566 vincitori e 3723 idonei, abbia avuto a oggi una conclusione per sole 1321 persone lasciando a casa altre 2.968, fa riflettere: la graduatoria di merito scadrà il 17 gennaio. Infatti, solo per quei 1321, fra vincitori e idonei, c’è stata la chiamata per l’assunzione a tempo indeterminato nell’SSR pugliese. Stiamo parlando del Concorso Infermieri Puglia del 2019 per 566 infermieri su territorio nazionale per la Regione Puglia gestito dall’Ufficio Concorsi ASL Bari e conclusosi dopo tre prove nel dicembre del 2021, quando finalmente è stata resa pubblica la graduatoria definitiva.

Vogliamo anche ricordare cosa ha significato per i partecipanti provenienti da tutta Italia affrontare un concorso pubblico come questo, soprattutto quando, come in questo frangente, si lavorava negli ospedali nel periodo di emergenza Covid. Queste persone, mentre rischiavano la vita sul posto di lavoro in altri ospedali e alcuni dei loro colleghi morivano, hanno dovuto concentrarsi anche sullo studio per affrontare le prove in un momento difficile, nella consapevolezza, dopo anni di studi e sacrifici, che questo concorso era l’unica strada per tornare in Puglia, a casa, dai propri cari. Molti di loro, infatti, lavorano tuttora nelle regioni del Nord.

Fa riflettere anche la spesa che lo Stato ha affrontato e il tempo che ci è voluto per portare a termine il concorso, per poi giungere, dal 17 gennaio prossimo, a un nulla di fatto per i restanti 2968 idonei. Si provi a immaginare, allora, cosa ha comportato sul piano umano e professionale, per chi si è visto escludere in maniera discriminatoria grazie a una serie di beffe normative promosse dalla Regione Puglia e da chi la rappresenta, Michele Emiliano. Per capire di cosa stiamo parlando, ci si deve concentrare sul linguaggio, sui termini che sono state utilizzati per giungere a questo risultato, in particolare su due parole: “stabilizzazione” e “assunzione”, che sono rivelatrici dello scontro iniquo fra “idonei” e “stabilizzandi”. Entrambe conducono allo stesso risultato: all’assunzione a tempo indeterminato. La differenza infatti consiste nei due diversi canali da cui si attinge.

Con la “stabilizzazione”, dopo tre anni di precariato, si assumono a tempo indeterminato i precari assunti a tempo determinato per via dell’emergenza Covid, molti dei quali assunti il giorno dopo essersi laureati, quindi con nessuna esperienza pratica effettiva per non aver ancora svolto il necessario tirocinio. Con l’”assunzione” si attinge invece dalle graduatorie di merito per concorso, che nella fattispecie riguarda non solo i 566 vincitori ma anche gli idonei. Non c’è lo spazio per spiegare cosa prevedano la normativa e la giurisprudenza italiana per l’idoneità da concorso rispetto alla stabilizzazione, per cui si può essere chiamati nella percentuale del 50%, equamente suddivisi con gli stabilizzandi, così come previsto dalle “Linee guida sulla stabilizzazione sull’applicazione dell’articolo 1, comma 268, lett. b) della L. 234/2021”, che nell’ultimo punto appunto recitano: “Inoltre, in conformità con quanto stabilito dall’articolo 35, comma 3-bis del D.Lgs. 165/2001 al fine di salvaguardare l’accesso dall’esterno, le risorse destinabili per le stabilizzazioni di cui trattasi non potranno superare, assieme a quelle eventualmente utilizzabili per le procedure di stabilizzazione di cui all’articolo 20 del D.Lgs. 75/2017, a quelle di reclutamento speciale a regime di cui allo stesso articolo 35, comma 3-bis del D.Lgs.165/2001 ed ogni altra forma di reclutamento dall’interno, il 50% delle risorse complessivamente programmate per l’assunzione di personale in conformità al piano triennale dei fabbisogni.

In altre parole, in Puglia le assunzioni a tempo indeterminato, come è avvenuto in tutte le altre regioni italiane, si sarebbero potute equamente suddividere attingendo in ragione del 50% dai precari Covid e per la restante metà, appunto, dalla graduatoria di merito del Concorso Infermieri Puglia del 2019. Tutto ciò non è avvenuto, avendo assunto la Regione Puglia, soprattutto su pressione di alcuni sindacati (CGIL/FP, CISL/FP, UIL/FPL, FIALS), circa 4000 precari Covid utilizzando il canale della “stabilizzazione”, e soltanto 1321 fra vincitori e idonei attingendo dalla graduatoria Infermieri del 2019, suscitando dure polemiche e strascichi giudiziari. Il Comitato degli Idonei del concorso, che nessun sindacato si è preoccupato di difendere, ha giustamente fatto ricorso contro la Regione Puglia e in Aprile si avrà la prima udienza.

Questo è quanto, per sommi capi.

Sorgono, a questo punto, altri interrogativi. Sappiamo bene che lo Stato vuole esercitare sempre il suo potere sul corpo del cittadino per garantirsi il controllo sulla morte e di conseguenza detenere il diritto sulla vita del cittadino. La Chiesa un tempo lo faceva attraverso la religione, oggi lo Stato lo fa attraverso la salute. Già l’antropologa Ida Magli denunciò tutto questo in uno dei suoi libri nel lontano 1996, affermando che: “Il sistema sanitario nazionale è un modo totalitario e coercitivo per avere il controllo sul corpo del cittadino, con la giustificazione del prendersene cura.[1]

Essendo la democrazia un potere “debole in quanto deve fingere di obbedire alla volontà dei sudditi[2], chi detiene il potere in genere cerca di affermarsi attraverso strade apparentemente diverse, per così dire “deviate”, ma che in definitiva ne rafforzano il potere personale. Per questo genere di individui, in genere caratterizzati da una “personalità rigida”, cioè autoritaria, già gli Americani ne svelarono i tratti di personalità nel secondo dopoguerra con un certo disappunto, ritenendo erroneamente, al contrario delle dittature, che la (sua) democrazia ne fosse esente. Ed è così che siamo in grado di spiegarci alcuni dei comportamenti del Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, in questa storia degli idonei e degli stabilizzandi. Emiliano non ha mai risposto alle ripetute e legittime richieste di incontri e spiegazioni presentate dal Comitato degli Idonei, né si è mai presentato in Regione alle interpellanze presentate da Fratelli D’Italia e da Forza Italia sulla questione. È chiaro che negando la propria presenza in qualsiasi forma, si “evita” di far “esistere” il problema. Per Michele Emiliano 2968 persone non esistono, dunque non esiste nemmeno il “problema” degli idonei. Ed è curioso che, a pochi giorni dalla decadenza della graduatoria, nessun giornalista stia ponendo attualmente la questione. Nel frattempo, la Sanità pugliese è al collasso, in un momento storico in cui ci sarebbe bisogno estremo di personale medico altamente qualificato e con ampia esperienza nel campo, come nel  caso degli idonei, al fine di tutelare la salute dei cittadini pugliesi, stanchi assieme allo stesso personale medico, di patirne le conseguenze.

Resta una domanda: non avendo ottenuto la possibilità del terzo mandato consecutivo per la presidenza alla Regione Puglia, in prossimità delle future elezioni europee – alle quali senza dubbio alcuno Michele Emiliano punta come estrema ratio – cosa può aver significato favorire i meno preparati stabilizzandi Covid a discapito degli idonei? Noi ce lo stiamo chiedendo tuttora, soprattutto adesso, alla vigilia del 17 gennaio, data di decadenza della graduatoria del Concorso Infermieri Puglia del 2019 per 566 infermieri per la Regione Puglia.

Raffaello Volpe

[1]    Ida Magli, Per una Rivoluzione italiana, Baldini&Castoldi, Milano 1996 pag. 153

[2]    Ida Magli, Ibidem

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