BARI – La Cultura come elemento imprescindibile per la formazione e crescita di una sana coscienza civile e collettiva, oltre che inarrivabile volano pure economico (verso quel turismo elitario e destagionalizzato che tanto si invoca e per cui sa fa poco o niente) impossibile far passare sotto silenzio quanto il nostro massimo tempio del sapere sta adesso facendo in previsione della celebrazione per il centenario della sua istituzione, avvenuta il 15 gennaio 1925. Stiamo infatti parlando della nostra Università degli Studi di Bari e delle Puglie di allora – e oggi intitolata ad Aldo Moro – e primo tassello fondamentale, con la sua statalizzazione, per la realizzazione dell’ambizioso progetto di un grande e indimenticabile barese, Araldo di Crollalanza: quello di fare della sua Città, anche nel nome dell’universale S. Nicola suo protettore, la straordinaria “Porta d’Oriente” dell’Italia, nell’illuminata visione di una Bari che diventasse una moderna “Capitale del Mediterraneo”, bellissima nel suo riordino urbanistico e completa e grandiosa sotto ogni profilo, sia sul piano della realizzazione delle opere civili che infrastrutturali destinate ai commerci, e dotata persino di una vetrina permanente destinata agli scambi con l’estero; ossia quella “Fiera del Levante”, oggi svilita e a rischio di chiusura, che era una sorta di esposizione universale in piccolo, del meglio di quello che oggi chiameremmo il Made in Italy.
Più che naturale, dunque, il ruolo di primo piano assunto sin dall’inizio anche dal nostro Ateneo quando divenne statale, e che non a caso ha visto molti tra i maggiori intellettuali del tempo tra i professori che vi hanno insegnato e poi “fatto scuola”, nonché la nascita di prestigiose case editrici che sono tuttora ai vertici della migliore produzione letteraria e saggistica dell’Italia. Quanto basta a spiegare, nel solco di un continuum tra passato e presente, il successo di oggi della nostra Università che la vede tra i mega atenei italiani (e con addirittura un terzo posto per il suo Politecnico) ma soprattutto dà un senso compiuto allo scatto d’orgoglio tutto barese che, proprio qualche giorno fa e nella prospettiva del centenario, ha messo in fila due importanti avvenimenti di cultura, e l’uno a cavallo dell’altro. E cioè la riapertura, il 15 u.s., dei cancelli su Piazza Umberto, dopo 4 anni di restauro della vecchia Biblioteca Nazionale – ed ora diventata una “biblioteca di comunità” con una capienza di 200 mila volumi – grazie al progetto UniBa 100 avviato dall’ex Rettore e anche “Magnifico Emerito” prof. Corrado Petrocelli (ora alla guida dell’Università di S. Marino) e poi la presentazione, il giorno dopo, dell’ultimo libro di un altro Emerito, ma come professore, a Bari.
Arduo condensare in un articolo chi sia il prof. Giovanni Dotoli – è di lui e del suo ultimo libro che ci occupiamo – ovvero il saggista, poeta, traduttore e francesista assoluto… ma giusto per avere un’idea della sua caratura di intellettuale e accademico, doveroso citare almeno i più importanti titoli conferitigli, quale quello di Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore, o di Commendatore delle Palme Accademiche, senza tralasciare persino una Laurea Honoris Causa in “Teoria e prassi della traduzione”. Perciò nessuna esagerazione definire un evento la presentazione appena avvenuta del suo ultimo e attesissimo lavoro: «Cos’è il socialismo nel XXI secolo?» uscito contemporaneamente anche in edizione francese. A dimostrarlo la presenza al tavolo dei relatori di nomi come Paolo Ponzio, direttore del Dipartimento per la Ricerca e l’Innovazione Umanistica; Anna Vita Perrone, dirigente Sezione Biblioteca e Comunicazione istituzionale della Regione Puglia; Anna Gervasio, direttrice dell’IPSAIC (Istituto Pugliese Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea); Daniela Mazzucca, presidente Fondazione Di Vagno; Pasquale Guaragnella, presidente dell’Accademia delle Belle Arti di Bari: Giovanni Lagioia, direttore del Dipartimento di Economia, Management e Diritto d’Impresa e lo storico Vito Antonio Leuzzi.
Non perché primus inter pares quantomeno per ruolo, discorso a parte circa il Magnifico Rettore dell’Ateneo barese Stefano Bronzini che, reduce oltretutto dall’impegnativo e riuscitissimo appuntamento del giorno precedente, ha finito con lo stupire tutti intrattenendo con Dotoli un lungo dialogo sul suo libro, ponendo e ponendosi domande sul significato stesso del socialismo, oggi, anche alla luce degli avvenimenti attuali e degli incerti scenari futuri. Un parterre de rois che ha riempito per quasi una buona metà la ampissima e tecnologica Aula C appena rimodernata, meglio di così non poteva annunciarsi questo centenario che già si prospetta come un evento di portata internazionale, vista una già calendarizzata e solenne celebrazione, il 15 gennaio dell’anno prossimo, in un altro famoso tempio e arcinoto gioiello di Bari: Il Teatro Petruzzelli, letteralmente rinato dalle sue ceneri e restituito alla comunità «com’era, dov’era» grazie all’intervento dell’allora (come ora) Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. E dunque riflettori puntati su Bari e occhi aperti e agenda pronta, questo sarà sicuramente un anno speciale perla la Città di S. Nicola e chissà se, cogliendo l’occasione di un G7 a breve e a pochi chilometri da Lui, non si compia quel miracolo non avvenuto allora… E cioè quando, nel 1990 e a Suo nome, è da qui che è partito l’appello di tutti i popoli del Mondo verso quella Pace che, per davvero e per come stanno le cose, ora sembra che solo un intervento divino può rendere ancora possibile.
Enrico Tedeschi