Principale Estero Nella notte raid aerei Usa in Iraq e Siria

Nella notte raid aerei Usa in Iraq e Siria

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Dura risposta degli Usa all’attacco con droni in Giordania su base statunitense

 

Massiccio attacco americano nella notte su numerosi siti in Iraq e Siria utilizzati dai miliziani appoggiati dall’Iran, nonché dalla Guardia rivoluzionaria iraniana.

Iniziata dunque la ritorsione statunitense per l’attacco con droni della  settimana scorsa su base americana in Giordania che costò la vita a 3 soldati statunitensi.

Sono stati colpiti più di 85 obiettivi in sette località. Tra queste quartieri generali di comando e controllo, centri di intelligence, oltre a depositi di munizioni e droni. Tutte strutture delle milizie e della Forza Quds dell’IRGC. Unità che gestisce i rapporti dell’Iran con le milizie regionali.

Per il momento non si conosce il numero esatto delle vittime, né, tanto meno, se nel corso degli attacchi ‘mirati’, abbiano perso la vita anche civili.

Non é che l’inizio

La nostra risposta é iniziata oggi- ha dichiarato pubblicamente il presidente Biden- continuerà nei momenti e nei luoghi di nostra scelta’

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Joe Biden

John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha inoltre  messo in evidenza come gli obiettivi siano stati selezionati attentamente al fine di evitare vittime civili.

Notizie più dettagliate sulla durata e sulle modalità degli attacchi sono giunte invece dal direttore dello Stato maggiore congiunto, il tenente generale Douglas Sims. Questi infatti ha chiarito che gli attacchi hanno avuto una durata di circa 30 minuti ed hanno colpito 3 siti in Iraq e 4 in Siria.

Un attacco annunciato

Come evidenziato dai detrattori repubblicani dell’amministrazione Biden, é mancato di sicuro l’elemento sorpresa in questa azione statunitense, annunciata all’indomani dell’attacco con droni. E ciò avrebbe consentito ai miliziani la fuga verso aree più sicure.

Mancano infatti notizie precise sul numero dei militanti uccisi nell’operazione Usa di questa notte. Né tanto meno i media siriani hanno fornito cifre sul numero delle vittime.

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B-1 lancer statunitense

Solo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito, ha dichiarato che sarebbero morti circa 18 miliziani nel corso degli attacchi sulla Siria.

Dura reazione irachena

Yahya Rasool, portavoce dell’esercito iracheno, ha dato alla nazione il comunicato ufficiale degli attacchi Usa. Poi, con parole non certo incoraggianti ha dichiarato che “gli attacchi costituiscono una violazione della sovranità irachena e minano gli sforzi del governo iracheno, ponendo una minaccia che porterà l’Iraq e la regione a conseguenze indesiderabili”.

Il presidente iraniano, Raisi, in caso di un’eventuale rappresaglia statunitense, aveva già annunciato nei giorni scorsi che non avrebbe iniziato un conflitto, ma nell’eventualità di un attacco, l’Iran avrebbe risposto con forza.

Un momento pericoloso

Come dichiarato givedì, nel corso di una conferenza stampa, da Lloyd Austin, segretario alla Difesa americano, “questo é un momento pericoloso in Medio Oriente”.

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Lloyd Austin

Una considerazione che preoccupa e che mette in rilievo l’estendersi di un conflitto che potrebbe degenerare. L’odio sembra dilagare e il mondo islamico é palesemente schierato con il popolo palestinese di Gaza, decimato dai bombardamenti incessanti di Israele.

In un rimpallo continuo di accuse e ritorsioni, si combatte un po’ dovunque, mentre lo spettro di una guerra di ben altre proporzioni incombe minaccioso.

 

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