Premetto che le notizie sono ancora confuse, ma fanno intuire come gli sviluppi della situazione ucraina potrebbero prendere direzioni del tutto impreviste dai cinici guerrafondai della Nato che ormai annaspano nelle loro stesse bugie: due giorni fa è deragliato nei pressi del villaggio di Serebria, nella regione di Vinnytsia, un treno proveniente dalla Romania che trasportava missili e proiettili di artiglieria da 155 millimetri destinato alle truppe di Kiev, ormai a corto di munizioni.
Secondo dei testimoni sarebbe stato avvertito uno scoppio che ha portato al deragliamento del convoglio e successivamente all’esplosione di parte delle munizione. Un incidente è sempre possibile, ma in questo caso le circostanze sono davvero anomale: la prima detonazione infatti difficilmente poteva provenire dal treno stesso perché in questo caso le munizioni sarebbero saltate tutte insieme. In ogni caso è comunque andato in fumo una gran quantità di materiale bellico e da ciò che viene riferito anche la linea ferroviaria è stata danneggiata in vari punti, anche lontani dal luogo del deragliamento.
Questa dinamica avvalora le voci che corrono all’interno della stessa Ucraina e riferite, anzi avvalorate da diversi canali telegram locali, secondo cui non si sarebbe trattato di un incidente, ma di un sabotaggio dei partigiani che combattono contro il regime nazista di Kiev. Non c’è per ora nessuna conferma di questo e del resto sarebbe troppo ingenuo aspettarsi che le fonti ufficiali ammettano apertamente una cosa del genere e men che meno che essa sia in qualche modo riportata dall’informazione mainstream occidentale, ma è comunque la prima volta che salta fuori la presenta di partigiani anti regime in Ucraina.
La comparsa sulla scena della guerra di formazioni anti Zelensky è qualcosa che comunque testimonia di un profondo cambiamento delle cose: che essi vi siano realmente, quanti siano, come e dove operino, è impossibile saperlo in questo momento, ma è molto significativo che stia prendendo corpo la possibilità che il regime possa essere messo in crisi anche dall’interno, soprattutto da chi è ormai stanco di rastrellamenti e di coscrizioni attuate con la forza per una guerra ormai persa e alla quale si sacrificano inutilmente delle vite. Troppe vite al punto che anche i reparti di élite come il 3° gruppo di assalto cominciano a vacillare: la precipitosa ritirata da Adveeka è stata causata dal rifiuto di questa unità di entrare nel tritacarne.
La possibilità della nascita di un’opposizione armata era stata preconizzata da tempo dal politologo russo Dmitry Zhuravlev e modestamente anche su queste pagine diverse volte ho messo in rilievo la possibilità di un cambiamento di fronte da parte di una consistente quota della popolazione ucraina. Se poi si dovesse saldare il rifiuto della carneficina con la consapevolezza di chi la vuole ad ogni costo ossia Washington, la Nato o l’Europa per citare le varie ingannevoli incarnazioni di un’unica realtà, allora gli sviluppi della situazione potrebbero prevedere anche un cambiamento di fronte e una vera e propria guerra civile.
In ogni caso ormai Maidan è morta ed è impossibile pensare alla prosecuzione del regime di Kiev dopo Zelensky e dopo la guerra che la Nato ha già perso in modo così cinico e ottuso da aver già perso anche la futura pace. Mentre dopo la conquista di Adveeka l’offensiva russa si intensifica nella regione di Zaporozhye, in particolare in direzione di Rabotino e Orekhovo, mentre colonne di carri armati si avviano verso le zone degli scontri all’Occidente non rimane che piangere Navalny l’ignobile burattino politicamente inesistenze, che aveva tentato di contrapporre a Putin. La scena è davvero grottesca.