di Giulio Tarro
Prendendo lo spunto dal titolo riportato i genitori brasiliani dei bambini sono obbligati dal gennaio 2024 a vaccinare i loro figli da 6 mesi a 5 anni con tre dosi di “siero anti-Covid della Pfizer”. Chi si oppone rischia di perdere la patria podestà tutto questo avviene senza l’emanazione di una legge, ma mediante una nota tecnica del Ministero della Salute brasiliano, che ha inserito il vaccino anti-Covid come obbligatorio per i bambini come prima riportato.
In questa fascia di età sono morti in 3 anni di pandemia 142 bambini, mentre il totale dei bambini brasiliani è oltre i 18 milioni, ossia lo 0,00025% della popolazione. D’altronde non sappiamo se i bimbi morti avessero altre patologie: in Germania non è mai morto un solo bambino di COVID durante il periodo della pandemia (HTTPS://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35962242/ ).
Secondo il presidente Lula “bisogna criminalizzare chi non vaccina i figli”. Vi sono previste multe di migliaia di euro, perdita dei sussidi di stato e anche della patria podestà.
Dopo l’epidemia cinese di Wuhan e la pandemia che ne è seguita a livello globale, finalmente la diffusione del coronavirus CoV-SARS-2 è giunto al termine. Già dichiarata la fine nel Regno Unito il 19 luglio 2021, che aveva iniziato primariamente le vaccinazioni l’8 dicembre 2020, mirate in particolare ai soggetti “over” 80 e fragili, tutto il mondo si è allineato, in particolare tenendo conto anche delle terapie orali e degli anticorpi monoclonali con un virus che pur mantenendo la sua contagiosità si è ridotto nella sua virulenza (1).
Il continente africano si è distinto per la sua endemicità legata alle zoonosi della famiglia dei beta coronavirus (2). Infine si dà particolare importanza all’infezione naturale da COVID-19 e alla risposta immunitaria con l’esonero vaccinale a causa del rischio di trombi per mutazione genetica e sovraccarico anticorpale (3,4).
Non c’è alcuna emergenza Covid tra i bambini. Non c’è stato aumento di mortalità per Covid tra i bambini (5). I rischi di ricovero per Covid nei bambini sono molto ridotti: 1 su oltre 46.000 diagnosi di COVID-19, e riguardano spesso bambini con altre patologie (6).
L’AIFA ha riportato un aggiornamento sul rischio di miocardite e pericardite con vaccini a mRNA (03-12-2021) che segue allo stesso aggiornamento da parte dell’EMA (29/11 2/12-2021). Una miocardite ogni 10000 inoculazioni per i giovani significa rischiare molto di più per il siero che con il virus (7).
A completare e premiare il mio ragionamento, un vaccino a RNA messaggero può alterare il DNA cellulare trascrivendo le sequenze virali integrate nel genoma mediante una “trascrittasi inversa” delle cellule o una trascrittasi inversa di un HIV e queste sequenze di DNA possono essere integrate nel genoma cellulare (8), con i problemi da me sottolineati e riportati su lavori scientifici e comunicati pubblicamente.
Ci siamo trovati di fronte ad una epidemia che ormai è sia gestibile che curabile a livello terapeutico. Quindi questo eccessivo allarmismo era sinceramente fuori luogo. Io sono per la libertà di scelta e quindi non ritengo giusto alcun tipo di imposizione. Nel momento stesso in cui ci danno la possibilità di scegliere fra più vaccini in commercio, credo vada rispettata anche la volontà di chi decide di non vaccinarsi.
L’Art. 32 della Costituzione italiana sancisce che ogni individuo ha diritto di essere curato e seguito secondo la propria volontà: quindi, per la nostra Costituzione, non si può imporre al soggetto nessuna coercizione, anche se questa dovesse essere ritenuta a favore della collettività.
Il riferimento è evidentemente a quanto accaduto in Italia durante il Covid-19 e, per unire idealmente pandemia e guerra attraverso argomentazioni costituzionali, nello spirito del convegno del 6 maggio 2022, ritengo importante citare l’Art. 11 della nostra Costituzione, in base al quale l’Italia “ripudia la guerra”, espressione della lungimiranza dei nostri Padri Costituenti, che la tragedia bellica avevano ben conosciuto e sofferto.
Mi piace anche ricordare come Sandro Pertini, il Presidente della Repubblica indiscutibilmente più amato dagli italiani, abbia costantemente sottolineato l’importanza di questo “ripudio della guerra”, che deve coinvolgere tutti gli Italiani.
L’articolo 11, il 6 maggio 2022, fu anche impresso in una targa apposta durante una cerimonia nell’Aula Magna dell’Istituto scientifico di Roma Est con milleduecento studenti, di fronte ad una rappresentanza di una ottantina degli stessi, e allo scrivente, onorato di essere presente.
Pandemia come guerra, quindi, e andando col pensiero alla prima, fa riflettere il constatare che nel 2020, rispetto alla situazione di cinque anni prima, nel 2015, ci sia stato il dimezzamento dei posti-letto delle terapie intensive, mentre, al contrario, in contemporanea con la notizia della pandemia cinese, i nostri vicini francesi raddoppiavano questi stessi posti-letto…
Si veniva dall’esperienza dell’epidemia influenzale dell’anno precedente, che aveva causato 10.000 decessi su 6 milioni di contagiati, ma nell’arco di 6 mesi, non concentrati in un breve periodo.
L’intasamento delle strutture legato al dilagare del contagio e alla parallela riduzione dei posti-letto ha, di fatto, provocato le drammatiche conseguenze che si sono verificate. Un susseguirsi di errori ed omissioni, nella programmazione e nell’attuazione di interventi sanitari, ha caratterizzato anche la situazione successiva: per fare un altro esempio, quando l’8 dicembre 2020 iniziarono le vaccinazioni nel Regno Unito, l’obiettivo era ben preciso e riguardava esclusivamente ultraottantenni, e i cosiddetti “soggetti fragili”.
Noi, il 27-12-2020, abbiamo invece iniziato a Roma, allo Spallanzani, con grande tripudio di folla, vaccinando una collega di ventinove anni... E si continuò così, col risultato che, mentre il Regno Unito, il 19 luglio 2021, aboliva il lockdown, senza vaccinazioni imposte in quanto erano riusciti ad ottenere il successo desiderato, in Italia non solo non diminuivano contagi e mortalità ma aumentavano allarme e paura.
Ci volle un cambio di governo perché finalmente si mirasse ai soggetti anziani e ai “fragili”, in cui la prevenzione vaccinale poteva avere un senso, senza coinvolgere i giovani adulti.
VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) è l’istituzione americana di Atlanta (Georgia, USA) per la sicurezza dei vaccini che esiste dal 1990, co-gestita dai centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Centers for Disease Control and Prevention) e dalla FDA (Food and Drug Administration), potè presto dimostrare che, nei primi nove mesi di utilizzo dei nuovi “vaccini”, vi era stata, rispetto a tutti gli altri vaccini storici messi insieme (dalla febbre gialla al morbillo), una letalità (mortalità dei contagiati) del 51%, dato assolutamente allarmante, a cui si aggiungeva, il gennaio del 2021, l’editoriale di Peter Doshy, professore universitario nel Maryland, pubblicato sul British Medical Journal e ripreso anche dal New York Times, in cui si indicava chiaramente che i cosiddetti “vaccini a mRNA” evidenziavano clinicamente una percentuale di successo (19% – 29%), ben lontana dal 90% – 95% dichiarato dalle case produttrici, ma anche ben al di sotto del 50% richiesto in condizioni di emergenza (9).
Va anche ricordato l’insuccesso dei colleghi israeliani che, alla quarta dose, furono costretti ad interrompere la vaccinazione per eccesso di patologie cardiovascolari presumibilmente correlate, in piena sintonia con un articolo di Cristina Basso (Professore Associato di Patologia Cardiovascolare presso l’Istituto di Anatomia Patologica dell’Università degli Studi di Padova) che, fra i primi al mondo, evidenziava il possibile rischio di complicanze cardiache (miocarditi, pericarditi) di questo tipo di vaccinazione (10).
Argomento, questo, ampiamente trattato successivamente da molti scienziati (citerò, recentissimo, il volume “Sudden cardiac deaths -SCD- epidemiology, Before/after Covid-19 pubblicato da Lambert a firma Mauro Luisetto, Massimo Coppolino e mia). Il tutto nel totale silenzio di una informazione radiotelevisiva, telematica e cartacea per il grande pubblico, in cui l’evidenza di questi effetti collaterali indesiderati, chiara a chiunque eserciti la professione medica a contatto con pazienti, veniva e viene regolarmente messa a tacere, ricorrendo al “mantra” della “non-correlazione”, utilizzato sistematicamente, come se esistessero reali valutazioni statistiche in merito.
Non solo, le varie emittenti, pubbliche e private, trasformavano progressivamente la pandemia in infodemia, allarmando l’opinione pubblica con “bollettini” di guerra, trasmessi con frequenza martellante e in maniera indecente, visto che riportavano dati di letalità che poi non venivano nemmeno confermati dall’Istituto Superiore di Sanità.
Il mio contributo al chiarimento è stato sancito, lo scorso 25 agosto 2022, con l’invio al British Medical Journal di una mia monografia sulla epidemia, con dovizia di dati e di statistiche che riguardavano anche la prima SARS del 2002-2003, e quella cosiddetta “mediorientale”, del 2012, con un episodio francamente epidemico in Corea del Sud (1).
Citavo anche la possibilità di intervento efficace con anticorpi monoclonali (ma anche con anticorpi di soggetti guariti), riferita dall’Istituto Pasteur, strategia che già era stata indicata, innanzitutto dai nostri “Padri putativi della Scienza”, da Louis Pasteur ad Albert Sabin, che fu mio indimenticabile Maestro.
In particolare, aggiungo che l’indicazione alla siero-terapia con plasma di soggetti guariti, risalente a classici lavori inglesi, fu ribadita dal Bollettino della Società italiana dei Biologi, il 30 gennaio 2020 (11), e confermata, nel successivo mese di marzo, proprio da scienziati cinesi, dove la pandemia era nata, che pubblicavano sui Proceedings della National Academy of Sciences un lavoro in cui trattavano e guarivano soggetti affetti dal Covid-19, utilizzando la siero-terapia (12).
Lo scorso 25 dicembre 2022, per finire, ho pubblicato un altro lavoro sul British Medical Journal dal titolo emblematico: “Endpoint Nightmare”, cioè “Fine di un incubo”, quello della pandemia (13).
Voglio anche citare le osservazioni dei colleghi sudafricani che, come ben noto, per motivazioni legate all’andamento delle stagioni, anticipano di sei mesi ciò che accadrà nel nostro emisfero: l’organo ufficiale della American Association for the Advancement of Science, la rivista prestigiosa rivista “Science”, aveva pubblicato un lavoro su tre milioni di soggetti “vaccinati” con preparati a RNA messaggero (14).
Sappiamo bene che, prima di produrre anticorpi, tutti i soggetti vaccinati sono, inizialmente, in qualche modo contagiati dal virus, ebbene, i colleghi sudafricani potevano comunicare ufficialmente, attraverso “Science”, che ben 105.000 soggetti si erano ammalati, nonostante avessero già contratto l’infezione naturale.
Se fossero stati vaccinati con preparati che tenevano conto delle prime caratteristiche del virus, e non delle successive varianti, sarebbe presumibilmente accaduta la stessa cosa, magari con un virus altrettanto contagioso ma meno virulento, anche senza necessità di ricovero ospedaliero.
Quasi superfluo sottolineare che, quando da noi iniziò la campagna per la quarta dose, anche sotto la pressione di considerazioni che ben poco avevano a che fare con la scienza (imminente scadenza delle confezioni acquistate), il fatto certo è che i “vaccini” disponibili erano stati allestiti senza tenere conto delle successive “varianti” virali, e della considerazione, ben nota agli immunologi, di una temporanea diminuzione dell’immunità, verso qualsiasi altro tipo di infezioni, conseguente alla vaccinazione stessa.
Non solo, il disconoscimento della possibilità medica di intervento nelle prime fasi (15), come per qualsiasi forma influenzale respiratoria (antinfiammatori in primis), all’insegna del famigerato motto “paracetamolo e vigile attesa”, portò di fatto all’autorizzazione “emergenziale” di farmaci genici, senza la necessaria definizione del profilo di efficacia e di sicurezza, trasformando il loro utilizzo allargato nella più grande sperimentazione di fase IV della storia dell’umanità, con una rilevazione di effetti collaterali indesiderati che, purtroppo, dobbiamo considerare ancora in atto, relativamente al medio-lungo termine (16,17).
Di recente su The Lancet è stato riportato come i soggetti guariti dall’infezione naturale di SARS-Cov-2 debbano essere considerati esonerati da vaccinazioni specifiche obbligatorie (3).
La legge Lorenzin 119 del 2017, articolo 2 precisa che: “L’avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, comprovata dalla notifica effettuata dal medico curante, ai sensi dell’articolo 1 del decreto del Ministro della Sanità 15 dicembre 1990, pubblicato nella GU n. 6 dell’8 gennaio 1991, ovvero dagli esiti dell’analisi sierologica, esonera dall’obbligo della relativa vaccinazione” (18). Questo inserto non fu utilizzato per il Covid, nonostante sia ormai risaputo che l’immunità naturale sia 18 volte superiore e sa identificare le varianti.
Bisogna essere molto attenti allo svilupparsi del fenomeno ADE (Antibody-dependent Enhan-cement). Si tratta di un’amplificazione infiammatoria della risposta derivata dagli anticorpi.
Questa infiammazione, dovuta agli anticorpi, può aumentare in maniera esponenziale, quando si ha il richiamo di anticorpi in un soggetto che gli anticorpi li ha già. In sintesi se uno ha fatto il COVID, anche senza accorgersene, vale soprattutto per gli asintomatici, si determina un’amplificazione della risposta anticorpale.
Numerosi studi hanno dimostrato che uno dei fattori di rischio per la patologie cardiovascolari è l’elevato livello di omocisteina nel plasma, causato da una ridotta attività dell’enzima metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR). Il polimorfismo A1298C determina una riduzione dell’attività enzimatica della MTHFR. Una riduzione dell’attività enzimatica è associata anche al polimorfismo C677T di MTHFR.
Per le due mutazioni dell’MTHFR (se omozigote mutate o se sono entrambe eterozigosi) il rischio è aumentato se i valori di omocisteina circolante sono stabilmente aumentati. Elevati livelli plasmatici di omocisteina non solo rappresentano un fattore di rischio per manifestazioni trombotiche a carico del sistema arterioso, ma in associazione alle varianti Leiden del Fattore V e/o 20210 della protrombina, determinano anche un aumento del rischio relativo al tromboembolismo venoso. L’ipersensibilità del paziente rientra nel difetto congenito e del trasporto degli aminoacidi, data la mutazione MTHFR presente perchè parliamo di trasformazione e utilizzo della metionina e omocisteina e viceversa tra aminoacidi. La mutazione genetica MTHFR in eterozigosi o in omozigosi del paziente lo rende “ipersensibile” al contenuto vaccinale per un fattore elevato di rischio per manifestazioni trombotiche a carico del sistema arterioso (19-22).
La Food and Drug Administration (FDA) ha comunicato il 20-10-2022 di 76.789 morti ed oltre 6 milioni di reazioni avverse gravi. Infatti secondo il sito americano del VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) si legge come dall’estrapolazione dei dati emerge che i preparati vaccinali COVID-19 rappresentano il 51% di tutte le segnalazione di decesso in 30 anni di esistenza del database; valori ricavati dopo solo nove mesi dal loro utilizzo nella popolazione (23).
Come riporta anche il Dottor Robert Malone, inventore della tecnologia a mRNA, l’incidenza di malattie e lesioni dal 2020 al 2021 ha riportato dati drammatici: infarti miocarditici acuti +343%, tumori neuroendocrini +276%, neoplasie maligne organi digestivi +477%, neoplasie cancro al seno 469%, sindrome Guillian-Barrè +520%, mielite trasversa acuta +494%, rabdomiolisi +672%, sclerosi multipla +614%, ipertensione +2130%, malattie del sangue +204%, infarti cerebrali +294%”(24).
Fatti che molti, a quanto pare vorrebbero ignorare. Il vaccino anti Covid Pfizer, infatti, non è stato mai testato per fermare i contagi. Lo ha ammesso Janine Small, alta funzionaria dell’azienda farmaceutica. Il vaccino anti-Covid Pfizer “non è stato testato per prevenire l’infezione” anche perché “nessuno ce lo ha chiesto” e in ogni caso “non c’era tempo”. Sono le testuali parole pronunciate da Janine Small nel corso dell’audizione tenuta lunedì 10 ottobre 2022 al Parlamento europeo…
La variante omicron è associata con una marcata abilità ad evadere l’immunità delle precedenti infezioni. Non vi è stata alcuna evidenza epidemiologica di evitare l’immunità con le varianti beta e delta. Vi sono importanti implicazioni sanitarie in paesi come il Sud Africa con alto grado di immunità per le precedenti infezioni. L’ulteriore sviluppo di metodologie per seguire le reinfezioni con nuovi ceppi emergenti tiene in considerazione la protezione derivata dai vaccini e riesce a monitorare il rischio di reinfezioni multiple in prospettiva di profilassi per future epidemie (25,26).
Ci siamo dimenticati del percorso fatto dall’homo sapiens che si è evoluto per millenni tra virus e batteri, partendo dall’Africa centrale verso il Mediterraneo e quindi l’Eurasia. Vaiolo e peste hanno persino influito sulla presenza e formazione dei gruppi sanguigni. L’importanza del rapporto tra esseri umani e microrganismi come virus e batteri non va sottovalutata nella storia dell’evoluzione. E non deve quindi sorprendere se chi ha avuto il Covid 19 è protetto a livello immunitario molto più di chi si è vaccinato.
La scorsa stagione Autunno/Inverno non c’era solo il fantasma del COVID-19 in circolazione, ma erano presenti molti altri agenti microbici respiratori con il ritorno dei virus influenzali e dell’RSV, inoltre è da citare la famiglia degli adenovirus e persino lo streptococco emolitico (27).
Il motivo principale di questo lavoro è la descrizione di quanto accaduto con l’obiettivo finale di essere preparati ad una diagnosi precoce e ad una terapia tempestiva che metta in primis la prevenzione con vaccini specifici quando ve ne sia la possibilità.
Anche alla luce del fatto che nel sistema di registrazione americana VAERS (recentissima segnalazione), la percentuale di tutti i decessi segnalati dopo la vaccinazione per i vaccini COVID-19 negli USA per il solo periodo che va da dicembre 2020 a giugno 2023 è doppio rispetto al totale di tutti i decessi dal 1990 per
tutti gli altri vaccini (23).
Nonostante i meccanismi di morte ben documentati siano la miocardite, la progressione della malattia cardiovascolare aterosclerotica, le aritmie ventricolari primarie, l’emorragia intracranica, l’embolia polmonare, lo shock anafilattico e il disturbo infiammatorio sistemico, la letteratura medica è parca di documenti emergenti, così celando che i vaccini stiano causando anche morte (28).
Tra scienza e infodemia L’organizzazione sanitaria mondiale e l’°attivismo° dei responsabili medici e politici I vaccini covid-19 sono stati il più grande esperimento umano mai fatto nella storia. Hanno lasciato circa il 15 per cento di coloro che li hanno assunti con qualche forma di problema medico. Moltissimi tra i vaccinati contro il covid hanno ancora in circolo, nel proprio organismo, la proteina spike. È nelle loro cellule, nei loro tessuti (6). Il corpo umano non sembra avere enzimi in grado di abbattere questa proteina ed eliminarla, semplicemente perché questa proteina non è naturale: perché è stata progettata in un laboratorio di biosicurezza cinese utilizzando progetti provenienti da ricercatori statunitensi, completamente finanziati e supportati dal National Institute of Health e dal National Allergy Immunology branch gestito dal Dr. Anthony Fauci.
Gli strumenti utilizzati per mitigare la minaccia di una pandemia come quella del Covid-19 potrebbero benissimo minacciare la crescita e lo sviluppo dei bambini (5).
Questi strumenti – come le restrizioni sociali, le chiusure e le chiusure delle scuole – contribuiscono allo stress nei genitori e nei bambini e possono diventare fattori di rischio che minacciano la crescita e lo sviluppo dei bambini e possono compromettere gli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Gli studi esaminati suggeriscono che le epidemie possono portare a livelli elevati di stress nei genitori e nei figli, che iniziano con la preoccupazione che i bambini possano essere infettati.
Questi studi descrivono diverse potenziali conseguenze mentali ed emotive di epidemie come Covid-19, H1N1, AIDS ed Ebola: grave ansia o depressione tra i genitori e disturbo da stress acuto, stress post-traumatico, disturbi d’ansia e depressione tra i bambini. Questi dati possono essere correlati a esperienze infantili avverse e ad un elevato rischio di stress tossico.
Maggiore è il numero delle esperienze avverse, maggiore è il rischio di ritardi dello sviluppo e problemi di salute in età adulta, come deterioramento cognitivo, abuso di sostanze, depressione e malattie non trasmissibili (5).
Infine del tutto recente vi è stata una ricerca multinazionale che ha implicato 99 milioni di soggetti e comunicata a ScienceDirect. Sono state prese in considerazioni le miocarditi, le pericarditi, la sindrome di Guillain-Barrè e le trombosi del seno venoso cerebrale.
Il sentore Borghi della Lega ha comunicato questi dati in Senato della Repubblica.
Ci piacerebbe che a Ginevra e a Brasilia i colleghi dell’OMS e del Ministero della Salute Brasiliano ci aiutassero a capire come, sulla base di questi dati, sia praticabile oggi, a quattro anni dall’inizio della Pandemia e la fine della stessa in quasi tutto il Mondo, la vaccinazione obbligatoria per i bambini https://www.ilsussidiario.net/news/brasile-vaccino-covid-entra-nel-programma-vaccinale-nazionale-obbligatorio-per-bambini-tra-6-mesi-5-anni/2612118/
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