Ogni giorno centinaia di visite alla tomba e numerosissime richieste di preghiera giungono ai frati del santuario a Bitetto. I confini del culto per il beato Giacono l’Illirico vanno ben oltre provincia di Bari e Puglia.
La devozione è sulla larga scala. Attirata sopratutto dalla spiritualità semplice e concreta che animava la straordinaria vita di questo frate minore nato a Zara, in Dalmazia (conosciuta come provincia romana d’Ilaria nei primi anni del 1400 quando nacque Giacomo).Il passaggio di Giacomo in Puglia fu favorito dalla circostanza di alcuni signori mercanti del suo paese che facevano domicilio da queste parti, arrivato in Puglia a Bitetto conosce la fraternità francescana del convento di san Francesco. Attirato dall’ideale di Francesco, Giacomo vestì l’abito francescano proprio a Bitetto, intorno al 1437.
Alla popolazione non fece mancare il suo conforto materiale e spirituale, prodigandosi nella preghiera, nella cura e nell’assistenza degli appestati. In particolare negli anni della peste, siamo tra il 1480 e il 1483, il comportamento del frate fu eroico: coordinava l’aiuto alle persone colpite dall’epidemie, non le abbandonava mai durante la giornata, li sosteneva come meglio poteva: si sono tramandati nei secoli, nella comunità di Bitetto, i racconti sull’operato del frate in quegli anni.
Nel 1656, imperversò nuovamente la peste nel Regno di Napoli ma questa volta Bitetto rimase immune da essa, il popolo attribuì il merito dello scampato pericolo al Beato Giacomo, “che quasi visibilmente parve tenere distesa la mano in aria per trattenere l’ira di Dio”, e lo elesse suo compatrono. Tra il 1483 e il 1485, fra Giacomo dimora nel vicino convento di Conversano, come testimonia Agostino da Ponzone nel registrare la presenza del frate al castello ducale nella circostanza della malattia e miracolosa guarigione del piccolo Giovanni Battista Acquaviva. Dal 1485 in poi ritorna definitivamente a Bitetto dove più che altrove la gente sperimentò i suoi carismi.
Qui nacque e si consolidò la fama di potente intercessore presso Dio, che l’accompagnò sia in vita che dopo la morte. Le numerose grazie e miracoli raccolte dai suoi biografi sin dal tempo in cui era in vita, giustificano l’acclamazione spontanea del popolo bitettese che lo trasse fuori dal sepolcreto collocandolo sull’altare. Ciò avvenne vent’anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1496, quando in occasione della sepoltura di un altro frate il suo corpo fu rinvenuto incorrotto e ancora flessibile. Oggi il culto di fra Giacomo è incentivato dai frati del santuario di Bitetto attraverso momenti di preghiera e riflessione.
La fraternità è composta da professi solenni e post novizi: fra Giammaria Apollonio: Guardiano e Rettore, fra Nicola Violante: Maestro, fra Mimo Casulli: Vice Maestro e Economo, fra Tommaso Rignanese: Direttore spirituale, fra Modesto Guastadisegni, fra Gerardo Battista, fra Antonio Capobianco, fra Francesco Tritto, fra Marco Tarricone, fra Antonio Azzone, fra Fabrizio Montrone, fra Cristiano Giannattasio, fra Luigi Riccio.
Marcario Giacomo
Editorialista de Il Corriere Nazionale