Principale Arte, Cultura & Società Poco rispetto per la libertà d’informazione; appello dei giornalisti

Poco rispetto per la libertà d’informazione; appello dei giornalisti

Appello dei giornalisti al Governo sulla limitazione d'informazione - REDAZIONE ALTAMURA - ALTA MURGIA

Prof. Pietro Pepe

Della modifica della legge sull’informazione, noi operatori della Comunicazione siamo in forte apprensione.

Si palesano forti restrizioni con notevoli disagi nella elaborazione degli articoli. Avremo sempre il fiato sul collo della Magistratura per eventuali e probabili  violazioni di alcuni passaggi di pubblicazioni di notizie.

Questa limitazione, significa mettere il bavaglio a noi  giornalisti. Un ritorno al passato?

Per un maggiore approfondimento, dalla nostra Redazione locale abbiamo intervistato il prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio  Regione Puglia, il quale, altrettanto allarmato da quanto si sta delineando nella maggioranza di Governo in queste settimane, ci ha rilasciato la seguente intervista che riportiamo integralmente.

Non si può rimanere indifferenti difronte ai concreti tentativi di condizionare la “libertà d’informazione” denunciati dalla Federazione Nazionale della stampa. La protesta dell’ordine dei giornalisti merita attenzione anche perché, è bene ribadirlo, questa libertà rimane alla testa dei diritti a sapere.

Le pulsioni autoritarie di alcuni esponenti dell’attuale maggioranza di governo stanno emergendo sempre più chiaramente. L’appello dei giornalisti di non approvare le modifiche al codice penale per vietare la pubblicazione “dell’Ordinanza cautelare” è rivolto al Senato, punta a salvaguardare la loro “autonomia e la loro libertà”. Nessuno sottovaluti che già sono in atto alcuni provvedimenti restrittivi relativi all’utilizzo delle intercettazioni e delle diffamazioni, che minano la corretta informazione; infatti il testo già approvato alla Camera, va oltre le direttive Europee e viola l’Art. 21 della nostra Costituzione. Si sta ripresentando un fenomeno di un passato vicino che vogliamo non ripetere, da condannare senza minimizzare.

Il riferimento è verso la manifestazione del 7 gennaio 2024 a Roma organizzata da frange dell’estrema destra per commemorare l’anniversario della morte di giovani militanti.

La stonatura dell’adunata sta nel rendere spettacolare il rigurgito “Neofascista” dei partecipanti “Vestiti di Nero” che si sono mossi come una falange  nel piazzale dell’ex sede del Movimento sociale italiano, con tanto di saluti Romani; ovviamente spetta alla Magistratura definire se la ritualità dei gesti è espressione del reato di “apologia del Fascismo” o meno. Sta ritornando l’insano desiderio sotto forme diverse e con iniziative legislative di controllare la Comunicazione, i mezzi di informazione (Radio, Tv, Giornali) con l’obiettivo di una vera occupazione della cultura.

Con fastidio, registro altresì, alcuni comportamenti finalizzati ad impedire a qualcuno di parlare, di pensare, di scrivere liberamente. Per esempio: l’emendamento presentato dall’On. Enrico Costa del Partito di Azione che vieta di pubblicare il contenuto dell’ordinanza di custodia autelare, l’atto con cui i giudici formalizzano l’arresto di un indagato, contenente intercettazioni, prove acquisite ed eventuali nomi di complici. Ancora è di questi giorni la cancellazione del reato di abuso in ufficio, firmato dal Ministro della Giustizia ed approvato dalla maggioranza di Governo. Evidenzio, che l’abuso di ufficio fu introdotto nel Codice Penale all’Art. 323 dallo stesso “Mussolini” e serviva a punire i pubblici ufficiali che nell’esercizio della loro funzione dovessero arrecare danni a terzi o all’interesse pubblico, ottenendo benefici per sé o per gli altri.

Non meno grave la riforma proposta dall’On.  Federico Mollicone di Fratelli d’Italia di controllare la veridicità dell’informazione attraverso la certificazione del Ministero. Tutto questo è già in discussione in Parlamento.

Non so se c’è nostalgia di un passato che forse in alcuni non è mai morto definitivamente, che è però presente in una serie di episodi fatti di pressioni e di censure sui servizi pubblici e che punterebbe a realizzare il monopolio di un pensiero unico. Si ha la sensazione che qualcuno stia studiando come limitare la libertà di espressione e di stampa, con azioni di dissuasione e di controllo censorio esercitato da parte del Ministero degli Interni nei confronti degli oppositori antifascisti al Governo e che evoca l’anno 1924 e l’inizio della dittatura fascista.

C’è una forte somiglianza tra l’attacco alla testata giornalistica “La Repubblica” di questi giorni manifestata da alcuni esponenti della maggioranza di Governo insofferenti ad ogni forma di critica o di opinione diversa e la proibizione di qualsiasi attività pubblica come avvenne con il sequestro della “Rivista” che aveva pubblicato il carteggio tra l’Editore Gobetti e il nostro Tommaso Fiore, nel 1924 perché conteneva espressioni e pensieri inneggianti alla libertà d’informazione.

Anche la mafia siciliana negli anni ‘80 puntò ad imbavagliare la stampa e lo fece, assassinando il noto giornalista Pippo Fava, che aveva fondato il “Giornale Antimafia”, un efficace manifesto etico, che riteneva responsabile dei mali della società tutti coloro che tacevano sulle collusioni politiche, sul voto di scambio e sulla corruzione. Era la strada per iniziare a contrastare le mafie attraverso l’affermazione della Giustizia e del riscatto sociale.

È sicuramente uno dei martiri della libertà, a cui bisogna fare riferimento per essere uomini che hanno a cuore la loro dignità e la loro libertà. Bisogna partire da lontano e fare riferimento evocando uno dei primi delitti eccellenti di cui Mussolini si assunse la responsabilità politica, morale e storica che porta il nome di Giacomo Matteotti, segretario Nazionale del Partito Socialista Unitario e che preannuncia la nascita del Regime Fascista e della dittatura.

È stato difficile il percorso della Libertà dopo la caduta della dittatura che ha consentito la circolazione delle idee, il pluralismo di voci, che hanno reso l’Italia un Paese libero che si è dotato nel 1948 di una delle migliori Costituzioni al mondo. Gli articoli 2 e 21 garantiscono i diritti civili delle persone, la libertà di manifestare il proprio pensiero senza che la stampa sia soggetta ad alcune autorizzazione o ad interventi censori da parte delle autorità.

Bene hanno fatto i Governi dei 20 Paesi (G20) ad adottare la decisione di dedicare un Forum alla libertà d’informazione per combattere il fenomeno delle “False Notizie” e per difendere la qualità e l’indipendenza dei mezzi di comunicazione, così essenziali e cruciali per la vita democratica.
Bisogna reagire in tempo e fermare la deriva, evitando che il bavaglio alla stampa diventi legge dello Stato.

Prof. Pepe Pietro

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