Principale Arte, Cultura & Società Diniego: meccanismo di difesa in Psicologia ed implicazioni in Criminologia

Diniego: meccanismo di difesa in Psicologia ed implicazioni in Criminologia

Affrontare il diniego favorendo la guarigione ed il recupero nei reati sessuali.

Il diniego è un meccanismo difensivo complesso che può manifestarsi sia a livello individuale che sociale. Se da un lato, è un’importante risorsa per il benessere psicologico e la crescita personale, aiutando a contrastare pensieri negativi e autolimitanti, dall’altro, è un ostacolo nel riconoscere e affrontare i propri errori o comportamenti dannosi.

In questo articolo approfondiremo il concetto di diniego, esplorando le sue origini, le sue implicazioni nella vita quotidiana e il suo ruolo nel contesto criminologico.

Il diniego, come pratica psicologica, consiste nel rifiutare attivamente pensieri negativi, auto-limitanti o auto-sabotanti. Questo processo richiede consapevolezza, autocontrollo e la sostituzione dei pensieri dannosi con quelli positivi e costruttivi, una pratica che non solo contribuisce al miglioramento dell’autostima e della fiducia in sé stessi, ma ha anche benefici significativi sulla salute mentale.

Potenziare l’autostima e la fiducia in se stessi, riduce lo stress e l’ansia e aiuta a migliorare le relazioni interpersonali quali creatività e ottimismo. Sostituire i pensieri limitanti con affermazioni positive porta ad una maggiore soddisfazione personale.

Numerose ricerche scientifiche hanno dimostrato l’efficacia nel migliorare la salute mentale, l’equilibrio emotivo e le prestazioni cognitive, altri studi condotti sulle neuroscienze invece, hanno evidenziato come i pensieri positivi conservino l’attività cerebrale promuovendo il benessere psicologico.

In criminologia il diniego è un concetto che si riferisce alla tendenza di negare o minimizzare eventi o comportamenti associati a reati, come nel caso dei sex offender, meccanismo che può essere presente in varie forme e gradi in tutte le persone, non solo in coloro che commettono reati sessuali.

Il concetto di diniego fu introdotto per la prima volta da Freud nel 1895, il quale lo definì come un meccanismo di difesa psicologica in grado di fronteggiare in modo inconscio contenuti mentali proibiti. Secondo Freud, il diniego, si manifesta quando un individuo nega l’esistenza di desideri, pensieri o emozioni che sono stati rimossi nell’inconscio consentendo al soggetto di difendersi da contenuti che potrebbero generare ansia o conflitto. Oltre ciò, il diniego, viene spesso utilizzato anche per negare fatti, informazioni o realtà esterne che risultano difficili da accettare, un processo che avviene in modo automatico e inconscio, contribuendo a mantenere l’equilibrio psichico dell’individuo.

Oltre al diniego, esistono numerosi altri meccanismi di difesa dell’Io individuati da Freud. Tra questi, la rimozione è considerata il pilastro su cui si basa l’edificio della psicoanalisi. La rimozione impedisce l’elaborazione dei contenuti psichici e l’abreazione dell’affetto, deteriorando la personalità aumentando la forza della fantasia logorando l’Io. Il ritiro, il controllo onnipotente, l’idealizzazione e svalutazione primitiva, l’identificazione proiettiva ed introiettiva e la scissione dell’Io sono altri meccanismi.

Freud ha anche identificato meccanismi di difesa più “maturi”, come la regressione, l’isolamento, l’intellettualizzazione, la razionalizzazione, la moralizzazione, la compartimentalizzazione, l’annullamento, il vogersi contro il Sé, lo spostamento, la formazione reattiva, il capovolgim laento e l’identificazione riformulata.

In psicologia, l’uso della metafora del puzzle per spiegare i meccanismi di difesa dell’Io offre un’interessante prospettiva sull’operato di queste difese psicologiche. Analogamente a come si assemblano i pezzi di un puzzle per creare un’immagine coerente, i meccanismi di difesa lavorano insieme in modo combinato per escludere dalla consapevolezza ciò che è considerato inaccettabile.

Nell’analogia con il puzzle, ogni meccanismo di difesa rappresenta un pezzo del puzzle. Come i pezzi si incastrano per formare un’immagine completa, i diversi meccanismi di difesa lavorano insieme per creare una barriera protettiva contro ciò che potrebbe generare ansia o conflitto interno.

Così come nel completare un puzzle è necessaria coerenza e integrazione tra i vari pezzi per ottenere l’immagine finale, nei meccanismi di difesa dell’Io è fondamentale che essi agiscano in armonia e sinergia per garantire una protezione efficace. Quando i pezzi non si incastrano correttamente, possono emergere disturbi psicologici.

Io, Id e Superego sono tre componenti della psiche umana che si differenziano per il ruolo che svolgono nell’individuo. I meccanismi di difesa dell’Io sono utilizzati per proteggere l’individuo da conflitti interni, agendo in modo inconscio per mantenere l’equilibrio psichico; la difesa dell’Id, sono invece più primitivi e istintuali, mirando a soddisfare i desideri istintuali senza considerare le conseguenze sociali o morali; infine, la difesa del Superego sono legati alla moralità e all’autocritica, cercando di regolare il comportamento in base a valori e norme sociali interiorizzate.

L’utilizzo eccessivo o distorto dei meccanismi di difesa può portare conseguenze negative sulla salute mentale e sul benessere psicologico dell’individuo. Quando i meccanismi di difesa diventano pervasivi, rigidi e globali, c’è il rischio di un’evoluzione patogena nevrosi come ansia, fobie, ossessioni o isteria.

Il problema del diniego nei reati sessuali può avere conseguenze serie, come l’esclusione dai programmi di reinserimento e la creazione di un clima giudicante anziché orientato alla terapia, influenzando negativamente l’approccio alla valutazione e al trattamento di coloro che hanno commesso reati sessuali. Per affrontare questo problema, vengono utilizzate diverse tecniche, come la valutazione clinica strutturata con strumenti come il Comprehensive Inventory of Denial, Sex Offender Version, che permette una valutazione dettagliata del diniego in tutte le sue sfaccettature, l’individuazione e valutazione dei bisogni per identificare le distorsioni cognitive pro-criminali e i problemi ricorrenti personali, sociali e lavorativi, e la promozione della compliance e dell’interesse al cambiamento per favorire una partecipazione attiva al trattamento.

Il diniego, come un fragile puzzle, con pezzi mal incastrati e imperfetti, nasconde verità ed emozioni in tumulto. Così, nell’abbracciare la propria verità, scioglie il velo liberando l’anima dai pesi del passato.

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