Principale Attualità Proteggere i giovani dalle “challenge” online

Proteggere i giovani dalle “challenge” online

Sensibilizzare, educare sostenendo i giovani ad un uso corretto e  responsabile del digitale. 

TERAMO – Sconcerto e incredulità a Campo a mare dove ieri sera intorno alle 23.30, è stato ritrovato il corpo agonizzante di un 16 enne, strangolato con una cintura per abiti. Non si esclude possa trattarsi di una “challenge” sfida finita male. A trovare il corpo agonizzante del ragazzo, in camera da letto, il fratello 12 enne.

Le sfide sociali, noti anche come challenge, stanno diventando sempre più popolari su Internet attirando l’attenzione di un vasto pubblico, soprattutto bambini e adolescenti. Anche se non sono di per sé pericolose, è importante essere consapevoli delle dinamiche e delle potenziali conseguenze di queste sfide per proteggere i giovani.

Le challenge online sono delle sfide o competizioni che si svolgono sui social media e sul web, spesso coinvolgendo soprattutto bambini e adolescenti. Alcune di queste challenge possono essere divertenti, creative ed educative, come la Mannequin Challenge o la Speed Drawing Challenge. Tuttavia, ci sono anche challenge molto pericolose che possono mettere a rischio l’incolumità fisica e psicologica dei partecipanti, come la Blue Whale Challenge o la Skull Breaker Challenge.

Oltre alla challenge della bottiglia di plastica, ci sono molte altre sfide pericolose che si diffondono online, come la sfida della barca, dove i partecipanti saltano o fanno capriole sulla parte posteriore di barche in movimento, mettendosi a rischio di gravi incidenti come fratture del collo e annegamenti; il gioco della sciarpa (Blackout Challenge), in cui i partecipanti volontariamente riducono l’apporto di ossigeno, spesso utilizzando una sciarpa o una cintura, per indurre uno stato di incoscienza, con conseguenze potenzialmente fatali; la sfida dell’outlet, dove i partecipanti inseriscono parzialmente i poli di un caricatore in una presa elettrica, esponendosi a gravi scosse elettriche, ustioni e incendi; la sfida del rompacranio, in cui tre partecipanti saltano in aria, con i due ai lati che colpiscono le gambe della persona al centro, facendola cadere violentemente e causando traumi cranici, commozioni cerebrali e fratture; infine, la sfida del Benadryl, in cui i partecipanti assumono dosi eccessive del farmaco antistaminico Benadryl per indurre effetti allucinogeni, a rischio di problemi cardiaci, convulsioni e overdose.

Queste sfide, oltre a essere estremamente pericolose, possono anche avere conseguenze tragiche, come dimostrato da diversi casi di incidenti mortali.

Il fenomeno delle sfide sui social network si basa sul desiderio intrinseco delle persone di mettersi alla prova e dimostrare il proprio coraggio agli altri. Questo comportamento non è nuovo in quanto già presente in bambini e adolescenti ancor prima della diffusione delle tecnologie digitali. La sfida consiste nell’affrontare situazioni pericolose o insolite per dimostrare di essere in grado di superarle. Tuttavia, è importante sottolineare che questo tipo di comportamento può essere pericoloso e in alcuni casi può portare a conseguenze gravi.

Con la diffusione dei social media, le dinamiche delle sfide online hanno subito una trasformazione significativa. Il pubblico potenziale è ora enorme e i partecipanti cercano visibilità e apprezzamento attraverso “like” e commenti. Inoltre, le sfide online vengono registrate producendo contenuti e video, alcuni dei quali possono essere di natura violenta, i quali vengono poi condivisi sui social media. Questi contenuti virali possono ottenere una vasta popolarità e aumentare il rischio di essere imitati.

La pressione dei pari gioca un ruolo fondamentale in queste sfide online. I partecipanti spesso cercano di emulare e impressionare i loro amici al fine di sentirsi parte di un gruppo. Questa dinamica espone a comportamenti rischiosi o pericolosi, poiché molti giovani sono influenzati dalla necessità di essere accettati e apprezzati dai propri coetanei.

Le sfide estreme sono competizioni che mettono alla prova il coraggio e la resistenza dei partecipanti. Alcuni esempi includono il BlackOut Challenge e l’Hanging Challenge, in cui i partecipanti sono sfidati a stringere una cintura attorno al collo e a resistere il più a lungo possibile. Attualmente non esistono prove concrete della presenza di fenomeni pericolosi come il “Blue Whale challenge” su TikTok o altri social media. Tuttavia, è importante essere consapevoli del potenziale rischio che le sfide estreme possono rappresentare per i giovani. Queste sfide possono spingere i ragazzi a compiere atti pericolosi, mettendo a rischio la propria sicurezza e il proprio benessere. È fondamentale sensibilizzare sulle potenziali conseguenze negative di queste sfide e promuovere comportamenti sicuri e responsabili sui social media.

Gli adolescenti possono essere influenzati da adulti o da gruppi di adulti che li reclutano online per partecipare a attività pericolose. In alternativa, possono essere i ragazzi stessi a creare gruppi di chat in cui si sfidano a compiere azioni rischiose, supportandosi reciprocamente e incoraggiandosi a progredire nella pratica senza coinvolgere gli adulti. Il fenomeno dell’emulazione è particolarmente pericoloso in questo contesto ed è importante sensibilizzare sull’argomento per prevenire potenziali conseguenze negative. Attualmente disponiamo di poche informazioni concrete sulla possibile relazione tra il suicidio e la partecipazione a sfide online. Quello che sappiamo è che i giovani preadolescenti e adolescenti possono essere vulnerabili e manifestare comportamenti autodistruttivi, indipendentemente dalla tecnologia. È fondamentale considerare che l’autolesionismo è diffuso in questa fascia d’età e va affrontato con sensibilità e attenzione.

Proteggere bambini e adolescenti dai rischi delle sfide sociali è un compito fondamentale per gli adulti di riferimento. È essenziale essere consapevoli dell’importanza di indicare loro gli ambienti digitali adatti alla loro età e ricordare che l’iscrizione ai social network è consentita solo ai ragazzi dai 13 anni in su, con il consenso dei genitori, o ai 14 anni, da soli.

È fondamentale guidare i giovani nell’uso responsabile delle tecnologie digitali, stabilendo regole chiare sulla condivisione delle attività online e sui tempi di utilizzo. Dobbiamo essere presenti e mostrare interesse per la loro esperienza online, fornendo supporto nella gestione della propria identità e prevenendo situazioni rischiose.

Inoltre, è essenziale parlare con loro e educarli alla responsabilità e alla fiducia online, controllando i contenuti a cui i bambini più piccoli hanno accesso e aiutando gli adolescenti a sviluppare autonomia e senso etico. È importante anche sostenere i giovani nel riconoscimento e nella gestione delle emozioni, incoraggiandoli a pensare criticamente e a provare empatia per gli altri online.

Infine, dobbiamo far capire loro che possono chiedere aiuto in caso di situazioni difficili, sia online che offline, e devono sentirsi liberi di chiedere supporto anche in caso di errori. In questo modo possiamo garantire la loro sicurezza e promuovere un uso consapevole delle tecnologie digitali.

 

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