I palestinesi, osservatori alle Nazioni Unite dal 2012, martedì hanno rilanciato ufficialmente la procedura per diventare uno Stato membro a pieno titolo, secondo una lettera del loro ambasciatore all’ONU. Un processo dall’esito incerto che ritengono tuttavia essenziale di fronte all’offensiva israeliana a Gaza. In una lettera indirizzata al Segretario generale dell’ONU e trasmessa al Consiglio di Sicurezza, Riyad Mansour annuncia, “su richiesta dei leader palestinesi, di rilanciare questa richiesta risalente al 2011 e invita il Consiglio ad esaminarla nell’aprile 2024”.
I palestinesi riavviano la procedura per diventare uno stato membro dell’ONU
Il contesto geopolitico è particolarmente difficile da diversi mesi in questa parte del mondo. Difatti l’esercito israeliano ha lanciato un’offensiva su larga scala nella Striscia di Gaza dopo l’attacco di Hamas allo Stato ebraico il 7 ottobre. Tuttavia è dal 2012, dal voto di una risoluzione dell’Assemblea Generale, che i palestinesi hanno ottenuto lo status di osservatore. Inoltre, centoquaranta stati membri dell’ONU riconoscono attualmente lo Stato di Palestina, quindi i palestinesi ritengono che sia giunto il momento di poter essere membri a pieno titolo dell’organizzazione internazionale, e non più ricoprire un semplice posto di osservatore. Secondo la Carta ONU l’ammissione di uno Stato avviene con decisione dell’Assemblea Generale, a maggioranza di due terzi, ma solo dopo una raccomandazione positiva in tal senso da parte del Consiglio di Sicurezza. Gli osservatori dubitano però, che la richiesta dei palestinesi possa così arrivare all’Assemblea, evidenziando il rischio di un veto da parte degli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza. Pertanto Joe Biden si troverà sotto una pressione ancora più intensa tra i suoi elettori democratici, scontenti del suo sostegno incondizionato a Benyamin Netanyahu e a Israele. E rischia di essere messo in diretta contraddizione con il suo desiderio di spingere per una soluzione a due Stati.