Tensione alle stelle dopo l’attacco israeliano all’ambasciata iraniana in Siria. Si teme che la proclamata ‘vendetta’ iraniana possa tradursi in un allargamento del conflitto
Mentre cresce l’intensità del conflitto che, ormai da mesi, sta devastando il Medio Oriente, ci si interroga, a pochi giorni dall’attacco israeliano all’ambasciata iraniana a Damasco, su quali possano essere le reazioni dell’Iran. E, soprattutto, spaventano le parole del leader assoluto iraniano, Alì Khamenei, che ha giurato ‘vendetta’ per l’uccisione dei due comandanti del Corpo della Guardia della Rivoluzione Islamica e dei loro cinque consiglieri.
Tensione alle stelle, dunque, per una vendetta che indubbiamente porterebbe a un allargamento della guerra, con l’ovvio coinvolgimento degli Stati Uniti, presenti con le loro basi sia in Siria che in altre aree calde della zona.
Le parole di Khamenei
‘Per volontà di Dio’- ha tuonato Khamenei, rendendo omaggio ai martiri iraniani dell’attacco- faremo pentire i sionisti del crimine che hanno commesso attaccando il consolato iraniano in Siria e altri crimini simili”.
Parole che suonano come un oscuro presagio in un momento in cui il mondo è infiammato da una serie di conflitti che non lasciano prevedere una risoluzione pacifica. Parole che riecheggiano nel buio di un domani che appare sempre più incerto per l’equilibrio politico internazionale.
Il folle disegno di Netanyahu
Di fronte ad azioni come questa che minano ulteriormente il già precario assett mondiale ci si interroga sul perché di una simile azione da parte di Israele. Un’azione che potrebbe avere conseguenze terribili.
Che Netanyahu, consapevole di essere al declino del suo regime, speri in un allargamento del conflitto, per prolungare il suo governo? Contestato anche all’interno del suo paese, è infatti conscio che l’entrata in guerra degli Stati Uniti gli consentirebbe di distogliere l’attenzione generale dal suo fallimento contro i miliziani di Hamas.
Ma in termini di concretezza, non si rende conto che il suo fallimento, offuscato da una crescente impopolarità, sta proprio nella ferocia della sua linea politica che si traduce nell’eccidio di civili e nella scarsa attenzione agli ostaggi israeliani, ancora nelle mani di Hamas.
L’odio semina odio
Il Medio Oriente è in fiamme e l’incendio sembra destinato a propagarsi grazie alla follia di Netanyahu che, incurante anche delle risoluzioni dell’ONU, persegue la sua politica, facendo leva sul suo alleato storico. Ma anche Washington mostra il suo disappunto per gli orrori che caratterizzano questa guerra.
E’ di pochi giorni fa infatti la reazione indignata di Biden di fronte all’uccisione dei 7 operatori umanitari che a Gaza portavano cibo a una popolazione ridotta allo stremo.
Una reazione che, per una volta, ha unito gli Stati di tutto il mondo.
Un futuro incerto
Alla luce di questi eventi, ogni ora può essere quella decisiva e ogni momento scandisce gli attimi dell’odio e della ribellione del mondo musulmano nei confronti non solo di Israele, ma anche dei paesi che lo appoggiano, quali appunto Gran Bretagna e Stati Uniti.