Secondo fonti di intelligence sarebbe imminente la rappresaglia di Teheran per l’attacco alla sede diplomatica iraniana di Damasco
Una vendetta annunciata già da giorni, quella di Teheran, temibile per le sue conseguenze, imprevedibile per le sue modalità e che ora sarebbe imminente.
La conferma arriva proprio dalle parole della missione iraniana all’Onu nel corso dell’ultima riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.. Parole di manifesta condanna per la tiepida reazione del Consiglio al ‘riprovevole atto di aggressione del regime sionista contro la sede diplomatica di Teheran a Damasco’.
Parole di sdegno per la mancanza di un’ azione, da parte dell’Onu, volta ad ‘assicurare alla giustizia gli autori’. Un’azione che avrebbe potuto così scongiurare l’imperativo per l’Iran di punire ‘questo regime canaglia’
Un silenzio temibile
Tensione alle stelle quindi in queste ore che sembrano preannunciare il peggio. E, se Netanyahu tuona contro ipotetici aggressori e minaccia la sua rappresaglia, indossando i panni consueti del difensore della patria, Washington, sempre al fianco di Israele, malgrado le critiche alla cruenza dei suoi attacchi su Gaza, manda a Tel Aviv Michael Kurilla, capo del Comando Centrale Usa.
Ennesima prova della strenua vicinanza di Biden a Israele, ma soprattutto prova tangibile della pericolosità del momento. Si elaborano dunque strategie difensive e di attacco, sulla base del lavoro incessante dell’Intelligence statunitense .
La vendetta di Teheran, specie con la fine del Ramadan,, sarebbe imminente, ma si ignora dove possa concretizzarsi e, soprattutto quali possano esserne le modalità.
Né tanto meno è incoraggiante il monito delle ultime ore rivolto da Biden ai diplomatici statunitensi, di stanza in Israele, ad evitare gli spostamenti
E gli ostaggi?
Mentre si intensificano le prove di guerra, si allontanano sempre più le speranze di trovare in vita gli ostaggi israeliani, nelle mani di Hamas da quel maledetto 7 ottobre.. La maggior parte di essi sarebbe morta, secondo le dichiarazioni di fonti attendibili al Wall Street Journal.
Una notizia poco incoraggiante che mina ancor più il già vacillante consenso israeliano per la politica di Netanyahu. Reo, agli occhi di molti, di non aver fatto nulla per la salvaguardia di essi.
Troppi i raid israeliani su Gaza, nessuna apertura reale a uno scambio dei prigionieri, queste alcune delle accuse mosse al leader israeliano dai parenti degli ostaggi
A Gaza la morte corre sulle macerie
Intanto le immagini provenienti da Gaza fotografano la disperazione dei civili, dei bambini costretti a vivere nella paura tra quelle macerie di una vita che sanno di morte.
Sale infatti sempre più il bilancio delle vittime .nei territori palestinesi. Un bollettino che racconta, che scrive la storia.
Secondo il ministero della salute di Gaza, dal 7 ottobre scorso, sarebbero 33.545 i palestinesi caduti sotto i raid israeliani.