In occasione della festa dei dissidenti, il fondare manda un messaggio netto a Salvini, che replica con stile: «Sono abituato da 30 anni alle sue critiche, vederlo in salute è il miglior regalo»
«Alla Lega serve un nuovo leader, che vada nella direzione dell’autonomia, che rimetta al centro la questione settentrionale. Se Giorgetti potrebbe sostituire Salvini? Giorgetti è uno bravo, ma non dico niente se no lo massacrano. Se la base non approva i programmi, non vai da nessuna parte. Diventa una bolla di sapone». Le parole di Umberto Bossi non potrebbero essere più esplicite. Arrivano in occasione della festa dei dissidenti per i 40 anni (domenica 14 ci sarà quella “ufficiale” con tutti e cinque i ministri del Carroccio). Circa un centinaio gli attivisti guidati giunti a Gemonio portando in dono al fondatore una torta al cioccolato sotto la guida dall’ex ministro Roberto Castelli.
Con loro c’è anche Paolo Grimoldi assieme all’altro fondatore della Lega Lombarda, Giuseppe Leoni, oltre all’ex onorevole Dario Galli. Arrivano dalla Lombardia, ma anche da Umbria e Marche, per omaggiare il grande capo che, con il figlio Renzo, riceve i presenti fuori dalla sua abitazione. «Salvini è un traditore, da dodici anni la Lega non esiste più. Salvini ha tradito tutti i nostri ideali», tuona Modesto Verderio, primo autista di Bossi e tra i primi militanti del movimento. «Deve fare un passo di lato e lasciare la battaglia autonomista a chi ci crede ancora – dice lo stesso Grimoldi – ai tanti movimenti autonomisti che stanno nascendo. Salvini è ministro, faccia il ministro». «Oggi è la festa di chi è rimasto vicino a Bossi dopo che è stato abbandonato da tutti.
Non sarò domani a Varese – commenta Castelli in riferimento al raduno di domani -. L’errore di Salvini è stato quello di aver trasformato un partito federalista, autonomista con venature indipendentiste in un partito centralista e direi anche meridionalista visto quello che sta facendo in Sicilia e Calabria. Secondo me neanche più una», aggiunge poi rispondendo a una domanda su quante leghe esistano. Il vicepremier titolare dei Trasporti, però, non ha voluto alimentare la polemica, dicendosi «abituato alle critiche di Bossi da 30 anni». «Lo ascolto con attenzione e gratitudine – ha aggiunto – e rispondo solo che vederlo in salute è il miglior regalo per questa festa».
Prima di lui aveva commentato però, nel silenzio totale dei “big”, solo uno dei suoi fedelissimi, Andrea Crippa, che ha rimandato a un futuro congresso ogni valutazione e sostiene il segretario: «Io esplicito il mio voto, se si candida Salvini io voto Salvini. Perché secondo me senza Salvini in questo momento non esisterebbe più la Lega. Bossi ha creato la Lega, Maroni l’ha salvata e Salvini l’ha rilanciata – aveva aggiunto Crippa -. Siamo arrivati al 35% con Salvini e tra poche settimane si approva l’Autonomia. Quello che ha fatto Salvini rimarrà nella storia della politica e della Lega». Ma le tegole per il “capitano” non sono arrivate solo da Gemonio perché anche vicino a Bergamo si consuma un altro strappo, con il nome di Salvini cancellato dal simbolo della Lega in una locandina di presentazione di un incontro ad Albino, a cui peraltro parteciperà anche il ministro delle Riforme Roberto Calderoli.
Secondo molti quotidiani e leader di opinione politica navigati i militanti locali sono ormai insofferenti: «La base qui ne ha le scatole piene – dice un dirigente storico leghista -. Salvini è diventato una zavorra per la Lega, ci sta portando verso la fine. Se si toglie il nome del segretario dai simboli utilizzati per gli incontri politici è chiaro che sul territorio, nella bergamasca come altrove, è stata fatta una riflessione condivisa».
Marcario Giacomo
Editorialista de Il Corriere Nazionale