Flaubert, scrive il suo capolavoro, Madame Bovary in un lungo periodo, dal 1837 al 1856
In estrema sintesi, il romanzo racconta dell’insoddisfazione della giovane moglie di un medico di provincia che sogna una vita diversa, affascinante e capace di appagarla sul piano dei sentimenti.
Sogna Parigi, mentre il disgusto per il marito goffo, rozzo e dalla «conversazione piatta come un marciapiede» la travolge.
Particolare curioso, almeno solo per le effigi, sembrerebbe che per l’aspetto goffo, lo scrittore francese osservi se stesso (guardate la caricatura)
Madama Bovary, è stato un romanzo scandaloso, messo sotto inchiesta per “oltraggio alla morale”.
Dopo la Matta di ieri un altro libro “osé”.
Anche se questo è un classico. Come dice l’enciclopedia online è considerato uno dei primi esempi di romanzo realista.
Come può essere realista un adulterio a metà dell’800, una vera rivoluzione dei costumi. Emma Bovary, ci piace chiamarla per nome è una che ama “come si divora” dice Roberto Speziale-Bagliacca psicoanalista nell’ introduzione.
Del resto Emma è anche lei un personaggio complesso, portata all’autodistruzione dal troppo amore, un amore che consuma.
Ora avrebbe 160 anni, dico cosi perché Flaubert pare racconti una storia tragica veramente accaduta.
Una storia di costumi di provincia, come titolava nella prima edizione, che diventa la fotografia del disfacimento di una borghesia.
I primi sei episodi pubblicati sulla rivista, “Revue de Paris” a partire dall’ottobre del 1856, incontrano una reazione ostile degli abbonati alla rivista che insorgono contro lo scandalo e l’immoralità del romanzo.
Flaubert finisce sotto processo, George Sand e Victor Hugo lo difendono
Sia pure per l’amara vicenda il successo editoriale è anche dovuto a questo processo dal quale esce indenne.
Il pubblico femminile intravede in Emma la rivendicazione della libertà della donna in un mondo in cui era fortemente sottomessa.
A metà dell’800 questo geniaccio francese anticipa gli autori del Naturalismo e del Verismo, racconta i fatti, uscendo di scena, senza commenti o giudizi, quasi ad offrire della realtà, una rappresentazione oggettiva ed impersonale.
In tale situazione Emma diventa l’eroina del cinema, la forte e drammatica dimensione del sogno nel quale si dimena il suo animo, diventa film con la firma di Jean Renoir, uno dei primi grandi maestri della nuova arte, che nel 1933 propone la prima versione in pellicola.
Vincent Minnelli nel secondo dopoguerra trasforma Flaubert in voce narrante della storia, scardinandone un principio. Emma diventa portoghese e tre volte adultera nella versione cinematografica più recente, firmata da De Oliveira.
Quante facce Madame!
Un tema che ha la sua eternità, si replica anche a teatro, si recita a brani, diventa spunto anche per noi oggi, fino ad identificarci completamente in lei, affascinati dal primo modello delle rivendicazioni femminili, la libertà dell’amore.
La Rete