La satira di Silvano Ambrogi, che abbiamo già conosciuto per l’esilarante Pottapia, dove abbiamo incontrato il carabiniere che non sapeva dove fare pipì, ci porta ora a considerare una smania collettiva che è presente ancora oggi: la paura di ingrassare.
Quella attitudine a mettere rotoli e ciccia che non è, come dice l’autore all’inizio del libro, innata nella persona, infatti:
” Meglio i ciccioni di natura. L’adipe alligna e prospera; il cervello, il cuore, la sensibilità si confermano; a volte benissimo. Ma ingrassare…l’ingrassare è brutto…”
Non è un libro che insegna ad avere la linea snella, anche se apparentemente può cosi apparire dal titolo e dalle prime battute.
E’ pura satira di costume
Il protagonista è un certo De Simoni, che lavora in una sorta di Ente -carrozzone- politico, che si occupa della difesa del Pino Mediterraneo.
Un ente precario che rappresenta un po’ quella serie di enti inutili del nostro tempo, quelli che sono negli incubi notturni di Giorgetti.
De Simone scopre un giorno di ingrassare, ma quello che è davvero grottesco è che tutto ingrassa intorno a lui. Anche il suo ufficio che si riempie di raccomandati anche analfabeti, messi li da solerti dirigenti per mostrare l’utilità ‘sociale’ dell’Ente.
Un ingrasso che toglie agio ed aria, assedia, strozza, immobilizza. La moglie, insidiata dalla gravidanza, dilata di giorno in giorno le proprie dimensioni, al pari di una amica che dilata spietatamente…le proprie esigenze.
Insomma si intuisce, caro lettore, che l ’ingrasso è una metafora per dire altro, come ripete il retro di copertina, considerando l’adipe che dilaga: ” è insieme fisico, mentale e sociale.
Del resto lo dicevamo prima, una sorta di mentalità all’ingrasso è tipico del suolo italico, dove si è soliti allargare… le spese, come insegna amaramente il debito pubblico.
E la situazione descritta nell’ufficio del nostro De Simone lo rappresenta per intero. A Silvano Ambrogi dobbiamo questo modo schietto e senza sconti, di parlare di noi e dei nostri difetti, con quella giusta dose di satira che possiamo dire viva oggi nelle esilaranti e gustose performance di Roberto Benigni che a Silvano deve certamente qualcosa.
Soprattutto per quella commedia ‘I Burosauri’ che fu il primo successo teatrale che qui giù, nella proposta conclusiva, troviamo nella prima recitazione dell’indimenticabile Ernesto Calindri, un attore teatrale che sta nella storia del nostro paese.
Un paio di ore di teatro, in uno oscuro ufficio ministeriale. Così conosciamo meglio questo autore.
LA RETE