Principale Rubriche Libri & Letture consigliate Denis Diderot – Jacques il fatalista e il suo padrone

Denis Diderot – Jacques il fatalista e il suo padrone

Di seguito a Casanova dell’altro ieri oggi un suo conterraneo, però francese, Denis Diderot nato il 1713 – e morto a Parigi, il 31 luglio 1784

A differenza del veneziamo, Diderot è considerato uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo e fu promotore e editore della Encyclopédie, insieme a D’Alembert, il primo compendio della ricerca e del sapere maturato fino al 18° secolo.

Quindi successo e riconoscimento in vita, anzi la fortuna del testo che proponiamo oggi è significativa.

Realizzato sotto forma di corrispondenza letteraria, Jacques trova fortuna fuori dalla Francia, pensate i primi lettori sono Goethe, Shiller, Schlegel ed anche Hegel, il gota del sapere tedesco del periodo.

Davvero un’altra dimensione, non c’è che dire

La struttura narrativa che incontriamo in “Jacques il fatalista” è una parodia del romanzo picaresco, del romanzo realista e del romanzo filosofico, si può dire che si contamina con tutti questi generi, senza cedere al rispetto delle forme letterarie, una libertà che può apparire paradossale ma non lo è perché centra l’improvvisazione del narratore.

La statua di Diderot a Parigi

La trama e questa, due personaggi, un servo e il suo padrone, si parlano più o meno pacificamente sulla strada, procedendo verso una destinazione che resterà sconosciuta; sostano nelle locande, saltuariamente conversano su questioni filosofiche, ricordi personali, aneddoti …

Nel corso del loro viaggio, incontrano altre persone, si intrecciano con le loro storie, ora aprendo nuovi cassetti, che aumentano i livelli di argomenti e temi della vita di ogni tempo e allegramente confondono realtà e finzione.

Soprattutto, un narratore sovrano continua a intervenire, offrendo al lettore uno strano patto narrativo.

Che altro non sono che i “vedi lettore” che troviamo talvolta nel romanzo, in cui il narratore tira in causa chi legge offrendo una chiave di lettura del percorso della storia, possibili alternative che però vengono escluse.

Non siamo ancora al metaromanzo di Calvino ma è già un modo originale, per quel tempo, di narrare.

Sentite questo frammento di dialogo con il lettore

“…La verità, mi direte, è spesso fredda, comune e piatta; per esempio, il vostro ultimo racconto delle medicazioni di Jacques è vero, ma che c’è di interessante? Niente – Se bisogna essere veri, è come Moliere, Regnard, Richiardson, Sedaine; la verità ha i suoi lati piccanti che si colgono quando si ha del geniio. – Si, quando s’ha ingegno; ma quando se ne è privi? – Quando se ne è privi, non bisogna scrivere. – Questo poeta… Ma se tu m’interrompi, lettore, o se io m’interrompo da me ogni passo, che sarà degli amori di Jacques?”

Un altro aspetto che viene indagato nella premessa introduttiva è il rapporto servo padrone che storicamente è sempre visto dall’ottica del padrone, mentre qui è rovesciato perché è il servo che viene prima.

Stravaganze, avventure, ironia, teatralità anche nei dialoghi. Tanto è vero….

Nel 1971 Milan Kundera, autore che abbiamo incontrato, scrive Jacques e il suo padrone per il teatro e lo vive come un “addio sotto forma di divertissement” al proprio ruolo di scrittore in patria e insieme un addio alla cultura occidentale, costruita sulla ragione e la tolleranza.

L’opera gli appartiene interamente, non si tratta di un adattamento ma piuttosto di una “variazione”, nata come “omaggio a Denis Diderot in tre atti” e insieme omaggio al genere del romanzo.

Anche Paolo Poli ne ha fatto uno spettacolo e credo che non mancherà il cinema per questo.

Ecco come la rappresentazione di un libro è sempre qualcosa di magicamente altro.

La rete

YouTube player

LASCIA UNA RISPOSTA

Inserisci il tuo commento, grazie!
Inserisci il tuo nome qui, grazie

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.