Principale Estero Escalation in Nuova Caledonia: sull’orlo della guerra civile

Escalation in Nuova Caledonia: sull’orlo della guerra civile

La violenza aumenta in Nuova Caledonia: nemmeno lo stato di emergenza dichiarato da Parigi e l’appello alla calma da parte di tutti i partiti sono riusciti a fermare i gravi disordini nell’arcipelago del Pacifico meridionale che appartiene alla Francia. Il governo di Parigi manda i militari e blocca il social network Tiktok. Gli indigeni indipendenti, conosciuti come Kanaks, sono contrari ad una riforma costituzionale che mira ad aumentare il numero degli elettori in grado di votare alle elezioni locali. Il testo del progetto ha ricevuto il via libera dall’Assemblea Nazionale di Parigi. I Kanak ritengono che questa riforma ridurrà l’autonomia raggiunta in passato nelle decisioni politiche locali.

Escalation in Nuova Caledonia: sull’orlo della guerra civile

Le rivolte sono iniziate lunedì, con atti vandalici e incendi nelle stazioni di polizia, nei negozi, nelle fabbriche, nelle case, nei veicoli e nelle proprietà pubbliche, nonché attacchi contro residenti non nativi. A Numea, la capitale dell’arcipelago, i detenuti di un penitenziario cittadino hanno dato inizio a una rivolta. Diversi supermercati sono stati saccheggiati nella capitale e nelle vicine città di Dumbea e Mont-Dore. Nonostante il coprifuoco e il divieto di assembramenti imposti dalle autorità, i disordini sono continuati, in un’atmosfera di insurrezione popolare. La situazione sul campo viene descritta dai leader locali come una guerriglia al limite della guerra civile, tra i cittadini filo-francesi che hanno iniziato a creare “gruppi di protezione civile”, barricate e posti di blocco per proteggersi – alcuni di loro hanno iniziato a chiamarsi gruppi di “milizia – e un gruppo di rivoltosi indipendentisti. Molti abitanti dell’arcipelago temono ora un sanguinoso conflitto interno, come negli anni dal 1984 al 1988, tra il movimento indipendentista e il potere centrale. La guerra civile di allora resta un ricordo traumatico per tutta la popolazione e per tutti gli schieramenti politici. Il governo francese ha attribuito parte della colpa alle potenze straniere, soprattutto all’Azerbaigian, che hanno stretto legami con i separatisti. Tuttavia il fattore che ha alimentato il conflitto è, che la Nuova Caledonia è la terza più grande miniera di nichel al mondo e i residenti sono stati colpiti da una crisi nel settore, con uno su cinque che vive sotto la soglia di povertà. Macron ha condannato gli atti di violenza, che ha definito “poco dignitosi e inaccettabili”, e ha invitato i rappresentanti di tutte le forze politiche dell’arcipelago, comprese quelle indipendentiste, a partecipare alle discussioni nella riunione di emergenza del Consiglio di difesa. I partiti di destra e di estrema destra dell’opposizione hanno chiesto al governo di dichiarare lo stato di emergenza. Intanto tutti i voli commerciali da e per l’aeroporto internazionale di Nouméa-La Tontouta rimangono cancellati, colpendo circa 2.500 passeggeri da e per Auckland, Sydney, Brisbane, Nadi, Papeete, Tokyo e Singapore.

 

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