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La polveriera slovacca e l’Europa

di Raffaele Gaggioli

La storia politica del Continente Europeo non è mai stata particolarmente pacifica. Un rapido sguardo ad un libro di storia può facilmente dimostrarlo, dato l’alto numero di conflitti ed assassinii che hanno sconvolto il continente nel corso dei secoli.

Tuttavia questa parte della storia del continente sembrava essersi definitivamente conclusa dopo la creazione dell’Unione Europea. I nuovi accordi commerciali e politici avevano infatti come scopo principale quello di porre fine alle tensioni e alle rivalità che avevano causato le precedenti ondate di violenza.

Fino a pochi giorni fa, sembrava che questo metodo stesse funzionando alla perfezione. Anche se la fine della Seconda Guerra Mondiale non aveva impedito lo scoppio di altri conflitti in Europa, questi erano tutti avvenuti al di fuori dei confini dell’Unione Europea. Tuttavia, quanto recentemente successo in Slovacchia rischia di porre fine a questo periodo di relativa pace.

Per la prima volta dal 1986 (ossia dall’omicidio del Primo Ministro svedese Olaf Palme), un leader europeo si trova a combattere tra la vita e la morte dopo aver subito un attentato.  Il leader in questione è Robert Fico, Primo Ministro della Slovacchia.

Fico è sia il più longevo sia il più controverso Capo di Stato nella storia del piccolo Paese Est-Europeo. Il suo quarto governo ha avuto inizio nel 2023, e da allora ha adottato posizioni sempre più filorusse ed euroscettiche.

Fico ha più volte criticato il sostegno internazionale per lo sforzo bellico ucraino contro l’invasione russa, anche se non si è opposto all’applicazione di sanzioni al Cremlino a differenza dei suoi alleati politici in Ungheria.  Il politico slovacco è stato inoltre accusato di star cercando di imporre un regime illiberale, attraverso il licenziamento di magistrati critici del suo operato e l’indebolimento della libertà di stampa.

Sebbene l’identità dell’attentatore sia stata già rivelata, non si sa perché Juraj Cintula abbia cercato di assassinare il politico più importante del suo paese. Anche se l’uomo ha già dichiarato di aver agito in protesta contro le politiche di Fico, non ha voluto specificare esattamente quale di esse lo avrebbe spinto a compiere il folle gesto.

Cintula ha in passato sostenuto sia Slovacchia Progressista, partito di sinistra da sempre in opposizione a Fico, sia gli Slovenski Branci, partito di estrema destra filo-russo. Alcuni complottisti hanno anche ipotizzato un coinvolgimento di servizi segreti stranieri, poiché la morte di Fico potrebbe aumentare o diminuire il sostegno slovacco per il governo ucraino.

Per certi versi, Cintula rappresenta perfettamente l’espressione delle tensioni interne alla società slovacca. Alcuni osservatori internazionali hanno infatti sottolineato come sia la Destra sia la Sinistra del Paese hanno adottato una retorica sempre più violenta ed ostile l’una contro l’altra.

Anche se i leader dei principali partiti slovacchi si sono affrettati a condannare quant’accaduto, le tensioni nel Paese rimangono altissime. Robert Kalinak, vice di Fico, ha apertamente incolpato l’opposizione e i giornalisti per quanto successo.

Un timore diffuso è che l’attentato contro Fico verrò usato dal suo governo come pretesto per censurare ulteriormente i media slovacchi e i suoi oppositori politici. Prima che gli sparassero, Fico aveva infatti proposto una nuova serie di leggi che gli avrebbero permesso di licenziare tutti gli attuali membri del consiglio di amministrazione dell’emittente pubblica Radio e Televisione Slovacca (RTVS), compreso il direttore generale, e di sostituirli con membri del suo partito.

La proposta era stata duramente condannata dall’Unione Europea e dagli altri partiti slovacchi, ma Fico aveva la maggioranza parlamentare necessaria per fare approvare questa riforma. La discussione è stata per ora rimandata, in quanto Fico si trova ancora in ospedale e non si sa con precisione chi dovrebbe sostituirlo nel caso morisse o non fosse più in grado di svolgere i suoi ruoli istituzionali.

Alcuni osservatori internazionali temono inoltre che l’attentato contro Fico avrà gravi conseguenze anche al di fuori dei confini slovacchi. A meno di tre settimane dalle Elezioni Europee, si sono infatti moltiplicati in Europa gli episodi di violenza a sfondo politico.

Dall’inizio dell’anno in Germania sono state aggredite 22 persone, tra cui il deputato socialdemocratico e candidato alle europee Matthias Ecke. Il problema è particolarmente forte in Sassonia, dove l’estrema destra legata all’Alternative für Deutschland (AFD) mal tollera la presenza di forze politiche opposte.

Il problema della violenza politica si sta facendo sentire anche in Francia. Secondo il Ministero dell’Interno, questi episodi di violenza sarebbero triplicati tra il 2022 e il 2023 e il 2024 promette di essere ancora più violento.

Sebbene la Francia e la Germania siano i due membri dell’UE più afflitti da questo problema, l’aperta ostilità tra i diversi schieramenti politici sembra essere diventato un problema ricorrente in tutta Europa.

Quanto successo a Fico, potrebbe quindi peggiorare ulteriormente la situazione. Altri attivisti politici potrebbero decidere che l’omicidio sia il modo migliore per togliere di mezzo e/o intimidire i propri avversarsi. Allo stesso tempo, questo pericolo potrebbe essere sfruttato da regimi illiberali per approvare nuove leggi contro i loro veri o presunti rivali.

Raffaele Gaggioli

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