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Luigi Meneghello – I piccoli maestri

Oggi ricordiamo uno scrittore molto amato, e non solo nel Veneto, regione sua di nascita. Ma anche nel panorama degli scrittori del novecento

Luigi Meneghello 1922 – 2007 – un vicentino che si ricorda come un narratore di episodi della guerra, racconti epici, tradotti in inglese che han fatto il giro del mondo.

Questo è il libro di oggi, che vale anche come un ricordo di un protagonista della Resistenza.

Il suo romanzo di esordio è del 1963 e si intitola “Libera nos a Malo”, parafrasando il nome del paese – Malo – in provincia di Vicenza dove è nato, i Piccoli maestri è il suo secondo libro.

Il nome del libro è sicuramente legato ad un gruppo di personaggi come Antonio Barolini, Neri Pozza (futuro editore) intellettuali antifascisti come Luigi Russo , Francesco Flora, Aldo Capitini, Carlo Ludovico Ragghianti, Licisco Magagnato ed altri tra i quali il fratello Bruno Meneghello

Tra l’autunno del 1942 e il gennaio 1943 da questo gruppo nasce a Vicenza il Partito d’Azione.

Ma il vero motore, etico-politico del gruppo, chiamato, appunto, “piccoli maestri”, di fatto riconosciuto dagli altri come il “vice” del “maestro” Antonio Giurioli, è il suo amico Licisco Magagnato, che viene incarcerato a Padova il 5 dicembre del 1943. La storia raggruppa gli eventi di questi ultimi anni

C’è in Rai un CultBook del libro e del contesto della narrazione che vi invito a vedere.

Siamo alla fine della guerra, entriamo nelle lande degli altopiani, dove il giovane Meneghello incontra quelle bande e queii banditi- pura definizione tedesca- che in seguito si seppero definire partigiani; lo scenario è il territorio di Asiago, dove il nostro incontra un capo partigiano e si sviluppa più che un dialogo, un vero e proprio feeling tra il giovane intellettuale borghese ed il “popolano”, e come solitamente accade negli incontri reali, l’autore scopre senza fronzoli ideologici e filosofici la vera natura del fascismo e l’altro evento, l’opposto del primo, che assumerà il nome di “Resistenza”.

Non è una cronaca, non è la solita retorica narrazione della resistenza, è un vero romanzo, un po’ antieroico com’è la vita reale, una descrizione degli eventi cosi come vengono, vissuti nelle minuzie, com’è tipico degli scrittori veri che esaltano anche il nulla per dire altro.

Trovo in rete un frammento di dialogo, che secondo il curatore del blog, sintetizza il senso del libro ma anche del ragionamento di prima.

“Volevo … informarmi un po’ sul loro ethos (del Castagna e dei suoi uomini), ma naturalmente c’è lo svantaggio che in dialetto un termine così è sconosciuto.

Non si può domandare: «Ciò, che ethos gavìo vialtri?». Non è che manchi una parola per caso, per una svista dei nostri progenitori che hanno fabbricato il dialetto.

Tu puoi voltarlo e girarlo, quel concetto lì, volendolo dire in dialetto, non troverai mai un modo di dirlo che non significhi qualcosa di tutto diverso; anzi mi viene in mente che la deficienza non sta nel dialetto ma proprio nell’ethos, che è una gran bella parola per fare dei discorsi profondi, ma cosa voglia dire di preciso non si sa, e forse la sua funzione è proprio questa, di non dir niente, ma in modo profondo.

Ce ne sono tante altre di questo tipo; la più frequente, all’università, presso studenti e professori, era istanze. Adesso che ci penso anche istanze in fondo vuoi dire ethos, cioè niente”.

Cosa dire di più’ Va letto. Una dei vantaggi della soffitta dei libri di è che il libro c’è, la libreria pure, ma è anche vero che il libro rivive attraverso la raccolta di spunti online, un po’ di news biografiche, immagini sulla rete, dove trovate lo scrittore che parla di sé, un pezzo del film realizzato sul libro ed in critico che parla dello scrittore.

Il film è del regista Daniele Lucchetti del 1998 con interpreti: Stefano Accorsi, Stefania Montorsi, Giorgio Pasotti, Diego Gianesini, Marco Paolini, Maurizio Donato, Filippo Sandon, Marco Piras.

Il Corriere della sera stronca il film dicendo: “operazione non riuscita, forse impossibile in partenza. Più che un romanzo, quello di Meneghello è un resoconto, la cronaca di un’esperienza di gruppo in chiave antiretorica e antieroica e con il filtro di un saggista, da leggere come un racconto”.

Questo spiega che spesso un libro va curato da libro. Vero maestro?

Quando ripongo il libro nello scaffale, sembra che emani una luce.

la rete

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