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Continuano i raid aerei israeliani sugli sfollati palestinesi a Rafah. Cresce il macabro bilancio delle vittime tra la popolazione inerme
Nella notte ancora bombe israeliane su Rafah. Colpito questa volta la zona di al-Hashashin, considerata fino a questo momento ‘zona sicura’. Un’area ‘brulicante di tende e sfollati palestinesi’.
Al momento sarebbero circa 7 i morti e 6 i feriti, ma, come si sa, il bilancio potrebbe salire. A darne la notizia, Al Jazeera.
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Dopo quello che é stato definito da Netanyahu un ‘tragico incidente’, costato la vita a ben 45 persone, in prevalenza donne, anziani, bambini, continua dunque la follia del leader israeliano e del suo staff.
Un nassacro terribile
Mentre scorrono le immagini del massacro di ieri e l’orrore scuote la platea internazionale, Benjamin Netanyahu, pur cercando di ridimensionare o quanto meno legittimare il suo operato, continua a mostrare i pugni. Ma le contestazioni, anche all’interno di Israele, dilagano.
E, malgrado la dura repressione della polizia israeliana, sono tanti gli israeliani che chiedono la fine di questa guerra. Tanti che invocano la liberazione degli ostaggi israeliani, nelle mani di Hamas da quel terribile 7 ottobre.
Tutto appare inutile, Netanyahu, accecato dal delirio della guerra, va avanti in questo massacro, definito da molti genocidio. Fino a queso momento sono circa 36.000 le vittime tra i palestinesi.
Il mondo guarda inorridito
Sempre più isolato, sempre più contestato, il leader dello Stato ebraico, prosegue, incurante del diritto internazionale, incurante delle intimazioni dell’Onu. Forte dell’appoggio discutibile degli Stati Uniti, ambiguamente disponibili, prosegue lungo un sentiero pervaso di follia.
Norvegia, Irlanda, Spagna invocano l’applicazione del diritto internazionale. Il Canada chiede il ‘cessate il fuoco’.
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Ovunque l’orrore e lo sbigottimento scuotono le coscienze e l’odio semina l’odio nei confronti del popolo israeliano, vittima a sua volta di una politica governativa che non lascia spazio neppure alle contestazioni.
Oggi, la riunione dell’Onu
Ennesima chiamata alle armi ( si fa per dire) del servizio di sicurezza delle Nazioni Unite che, su richiesta dell’Algeria, ha indetto per oggi una riunione d’urgenza, a porte chiuse.
Uno spiraglio di civiltà potrebbe schiudersi nel buio di questa barbarie? C’é da augurarselo.
Le diplomatiche dichiarazioni della Casa Bianca
Nello tsunami che sta investendo i già traballanti equilibri internazionali, la Casa Bianca non può esimersi dal rilevare l’atrocità del massacro compiuto su Rafah dai raid aerei israeliani.
E il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della White House definisce ‘strazianti’ le immagini del massacro di ieri compiuto dalle forze israeliane a Rafah. Poi con diplomazia evidenzia l’uccisione di due terroristi di Hamas. Figure di spicco di un’organizzazione che minaccia Israele e dalla quale lo Stato ebraico ha diritto di difendersi.
Affermazioni che lasciano il tempo che trovano anche presso l’opinione pubblica statunitense che mostra di non gradire la politica dell’aministrazione Biden.
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Né, tanto meno, può valere la rassicurazione, fatta ai microfoni della Cnn, di un sollecito impegno, al fianco di Israele, per accertare le responsabilità di questa strage attraverso un’inchiesta avviata da Israele stesso e dagli Stati Uniti.
Insomma, a una prima lettura, sembra proprio che gli interessi sottesi a questo storico sodalizio tra Stati Uniti e Israele prevalgano anche sull’evidenza dei fatti.
Forse dimenticano che ci sono ancora oltre 100 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas? E che dire delle bombe israeliane che anche questa mattina hanno mietuto vittime tra gli inermi sfollati palestinesi?
Staremo a vedere, poi, la Storia giudicherà