di Annamaria Gargano
Il Ministero dell’Interno ha recentemente reso noti i dati ufficiali riguardanti gli studenti e le studentesse che hanno fatto richiesta per votare fuori sede alle elezioni europee. Il numero di richiedenti ha raggiunto quota 23.734, segnando un traguardo significativo poiché è la prima volta che questa possibilità viene offerta in Italia. Tuttavia, la sperimentazione, pur rappresentando un passo avanti, presenta alcune problematiche pratiche che meritano attenzione.
La nuova procedura prevede che gli studenti richiedenti debbano recarsi a votare non nel comune di residenza, ma nel capoluogo della regione in cui studiano. Questo comporta comunque degli spostamenti, sebbene ridotti, che possono rappresentare un ostacolo, soprattutto per chi studia lontano dal capoluogo regionale. La procedura per fare richiesta, che include la documentazione necessaria e l’inoltro al comune di residenza, non è stata percepita come immediata, aggiungendo un ulteriore livello di complessità.
Un ulteriore fattore complicante è stata la sovrapposizione delle elezioni europee con le elezioni amministrative in circa 3700 comuni. Questo ha indotto molti studenti a preferire il ritorno nel proprio comune di residenza per poter partecipare a entrambe le votazioni. La sperimentazione era infatti limitata alle elezioni europee.
Nonostante l’opportunità offerta dalla sperimentazione, la comunicazione istituzionale non è stata del tutto efficiente, contribuendo a una partecipazione inferiore rispetto alle aspettative. Infatti, dei 591.000 studenti fuori sede, solo circa 24.000 hanno presentato richiesta, un numero che, sebbene significativo, appare ridotto rispetto al potenziale complessivo. Questa sperimentazione, pur con i suoi limiti, non deve scoraggiare l’implementazione di una legge definitiva che consenta a tutti i fuori sede, non solo studenti ma anche lavoratori e lavoratrici, di votare agevolmente.
L’esperienza di altri paesi europei dimostra che è possibile adottare modalità alternative di voto fuori sede. In Spagna, ad esempio, è possibile votare per corrispondenza, in Francia si può votare per delega, in Danimarca esiste il voto anticipato in seggi elettorali appositi, mentre in Estonia si utilizza il voto elettronico.
Le strade percorribili per facilitare il voto fuori sede sono molteplici e rappresentano un’opportunità per rafforzare la partecipazione democratica. È fondamentale che l’Italia prosegua su questa strada, migliorando le procedure e ampliando le possibilità di voto per tutti i cittadini fuori sede, garantendo così un esercizio del diritto di voto pienamente inclusivo ed efficiente.