Pratica tradizionale giapponese oppure oggettificazione del corpo femminile?
Dal Mondo – Il Nyotaimori è una tradizionale pratica giapponese che comporta la copertura totale di un corpo giovane, sodo e femminile di cibo, quasi sempre con pietanze di sushi piuttosto prelibato e costoso a livello gastronomico.
La modella che si presta al ruolo di “vassoio” è, solitamente, nuda e, ad oggi, è stato considerato come un atto molto controverso.
Il body-sushi e il naked-sushi raramente è realizzato su corpi di sesso maschile ed è stato importato dall’Oriente in Occidente. Questa consetuidine è definita come una vera e propria sitofilia, ossia una forma di parafilia sessuale che unisce l’erotismo con gli alimenti. Insomma, i sitofili traggono piacere ed eccitazione sessuale mediante l’ingestione del cibo durante gli approcci più carnali, ma anche quando questo diviene uno strumeto di gioco nei preliminari sollecitando sensazioni tattili e sensoriali in generale nella coppia.
Le origini di questa affascinante, ma, alquanto, bizzarra tradizione sono ancora incerte, seppur molti storici ritengono sia dipesa da un atteggiamento feticista e sessuale ampiamente manifestato in Giappone durante il periodo Evo.
Altri studiosi e cultori dell’Oriente, al contrario, sono convinti che questa sia, in realtà, un’abitudine sviluppatasi nelle grandi metropoli intorno agli anni Ottanta del Novecento, quando si è potuto assistere a un boom economico e all’espansione della criminalità giapponese.
In altre ricerche si valuta la possibilità che tutto ebbe inizio negli anni Sessanta con le industrie delle terme portate avanti dalla prefettura di Ishikawa, in cui l’erotismo suscitato dal Nyotaimori adoperato all’interno degli spot pubblicitari per incrementare il turismo alle sorgenti termali, permetteva di attrarre maggiormente la clientela di sesso maschile, tanto che furono adibiti spercifici catering esotici e servizi locali a luci rosse.
E’ pur vero che, attualmente, a questa pratica gli si attribuisce un forte significato sessista e di degradazione del corpo femminile tanto da essere considerata come uno strumento negativo e causante l’oggettificazione del corpo della donna: la giovane che si adopera a questo “rituale” è, infatti, trattata alla stregua di un tavolo o di una stoviglie, ossia una “cosa” utile all’intrattenimento e al piacere maschile.
In particolare, la modella-vassoio si sdraia su di un tavolo e viene totalmente ricoperta da sushi, sashimi, onigiri, alghe nori e altre pietanze, ognuna delle quali verrà consumata direttamente sul corpo della medesima. Quest’ultima dovrà stare immobile e in silenzio per lungo tempo o almeno fintanto che l’evento è dichiarato concluso.
Alcuni ristoranti sono più flessibili e permettono almeno la copertura dei genitali e di interagire, laddove possibile, con alcuni ospiti. Ovviamente, anche i clienti che parteciperanno a questo banchetto sono tenuti ad avere rispetto verso la modella coinvolta.
La donna, in aggiunta, dovrà seguire rigide norme igieniche e dovrà separare il proprio corpo dal cibo attraverso il solo uso di alghe nori o simili per non far entrare in contatto le pietanze con la pelle.
Cibi e piatti sono disposti sulla donna con cura maniacale e, alle volte, anche in prospettive artistiche e decorative.
I professionisti delle scienze umanistiche si chiedono, dunque, che cosa sollecita le persone a fare esperienze di body sushi e le risposte sono tra le più varie, tra cui il bisogno di controllare un’altra persona, il senso di onnipotenza e di superiorità, il ricercare esperienze sempre più forti e nuove oltre che il bisogno di affermarsi socialmente.
A questo punto, diviene necessario riflettere sugli stereotipi di genere e che inficiano sulla dignità e autonomia femminile.
L’atteggiamento sessista letto nella pratica del Nyotaimori è dato proprio dallo sfruttamento dell’immagine della donna e della sua oggettificazione, al fine di provocare piacere a terzi. Gli uomini sono legittimati ad agire come spettatori e consumatori; le donne, all’opposto, devono essere passive oltre che raggiungere dei canoni di bellezza nocivi e dannosi, che ledono la loro autostima.
Dal momento che questa pratica è stata esportata anche in Occidente, la mia speranza è quella che, come tutte le mode, possa anche questa andare a morire col tempo e rivalutare la figura femminile per la sua più intima bellezza, ossia l’intelligenza.