In Italia esistono cinquantadue paesi fondati dagli Albanesi che a partire dal 1400 hanno dato vita ad una convivenza pacifica portando usi e tradizioni culturali come il rito greco bizantino e la cucina che poi ha subito l’intreccio culturale con quella europea post rinascimentale.
Ben inseriti nella comunità italiana fondarono paesi e portarono la loro gente ad integrarsi con quella del Sud Italia, sempre pronta a raccogliere e contaminare la propria di cultura.
Purtroppo molti paesi si sono ormai integrati anche come tradizioni e come lingua alle comunità italiane perdendo molto dei loro usi. Due piccole paesi all’interno della Val Sarmento, San Paolo Albanese e San Costantino Albanese nella mia Basilicata ancora fieramente tramandano le loro tradizioni e i loro riti e costumi, anche se siamo alle soglie di una civiltà oramai in estinzione.
Alcuni fortunati che hanno assistito a quei rari matrimoni officiati con rito albanese sono diventati custodi di testimonianze che solo la letteratura potrà raccontare e tramandare, come omaggio agli uomini che verranno. Gli albanesi in Italia possono vantare di aver avuto ben 25 imperatori romani tra cui Massimino Trace del 235 al 238,
Claudio il Gotico nel 268, Quintillio del 270, Aureliano del 275, Marco Aurelio Probo dal 276 al 282, per citarne alcuni. Di ascendenze arbereshe Papa Clemente XI, i suoi nonni venivano da Lezhë, il presidente del consiglio Francesco Crispi (1818 – 1901) da Palazzo Adriano, colonia albanese, e il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro di famiglia arbëreshe di Lamezia Terme, la famiglia Craxi e il banchiere Cuccia (1907 –2000), e filosofi come Antonio Gramsci (1891-1937) i nonni venivano dalla città di Gramshi. Aggiungo Totò ( 1898 – 1967), grandissimo attore, Antonio Komneno de Curtis, discendente di una nobilissima famiglia albanese.
Ma soprattutto furono tantissimi gliarbereshe, albanesi d’Italia, che parteciparono al Risorgimento, persone che furono fucilati insieme ai fratelli Bandiera come Raffaele Camodeca che morì gridando Viva l’Italia! Indossando la camicia rossa giovani albanesi furono garibaldini da Quarto al Volturno come Pier Domenico Damis oppure i giovani liceali del collegio di San Demetrio Corone in Calabria che si unirono a Garibaldi per fare l’Italia. Molti personaggi storici, politici, letterati, uomini e donne di spettacolo sono di origine albanese come le famose e belle Raffaella Carrà e Anna Oxa dei nostri giorni. San Costantino Albanese, San Paolo Albanese, Maschito, Ginestra, Barile rappresentano le comunità albanesi in Basilicata che ancora resistono nell’uso del dialetto e delle tradizioni, soprattutto gastronomiche.
Le pietanze d’obbligo in arrivo per l’inverno e quindi per le festività, sono, anche per i paesi albanesi, quelle tipiche e cioè i maccheroni al ferro“fillilet”, conditi con un denso sugo di castrato, rifinito da una nevicata di pecorino, la pasta incavata con un dito “rrashkatjelet” conditi per lo più con legumi, o la polenta del luogo, dromsat, e soprattutto le sottile”shtridhlat”, fettuccine fatte a matassa, che solo abili mani di massaie, padroni del proprio lavoro, sanno fare. Si continua con la carne di capretto tenero e selvaggio arrostito assieme a patate o verdure, pronto a nobilitarsi, sotto una coltre di mollica di pane e di pecorino e le anguille di fiume “ngjale”, oppure il pesce che non è pesce come il baccalà “bakalla”. I prodotti tipici sono un tripudio di frutta secca , ricotte e mosto cotto, turdilet, petullat, qenullilet, krispelet, morbide frittelle a forma di ciambella, ottenute con pasta lievitata fritte in abbondante olio, krustulit, kanalletat, skallilet, kanaritulat una sorta di cannoli di pasta sfoglia impastata col vino, fritti e poi cosparsi di miele, bukunotet, ripieni di marmellata, di mostarda o di ricotta.
Un’ antica tradizione raccontava che il capo famiglia presiedesse alla frittura delle “krispele”, assiso a reggere il manico della padella, mentre la padrona di casa calava nell’olio bollente la pasta lievitata alla quale dava la forma della ciambella o di palline gonfie ripiene di acciughe.
L’Arberia italiana ci racconta attraverso la cucina il rimescolamento delle razze e delle origini come se si preparassero dei dolci, tutti fritti in padella a base di farina, tuorli d’uova, zucchero, miele!
Ricette
Bakalla( baccalà)
Ingredienti:
mezzo chilo di baccalà,
farina 00,
un uovo,
lievito,
sale fino.
Procedimento
Sfilacciare il baccalà dopo averlo messo in ammollo. Versare in una ciotola la farina, l’uovo, il sale, il lievito ed infine il baccalà. Mescolare il tutto ben bene e far lievitare. Friggere l’impasto, a cucchiaiate, in abbondante olio caldo.
Ngjale (anguilla)
Ingredienti
1 anguilla
2 pomodori da sugo maturi ma sodi
1 cipolla
1 mazzetto di basilico
1 mazzetto di prezzemolo
Un bicchiere acqua
Un cucchiaio abbondante di olio extra vergine oliva
Sale qb
Procedimento
Tritate finemente la cipolla, assieme al basilico e al prezzemolo. Tagliate a pezzettini i pomodori. In un capiente tegame rosolate il trio di cipolla e versate il pomodoro a pezzi e un mezzo bicchiere di acqua, quindi aggiungete l’anguilla precedentemente eviscerate e tagliate a pezzi. Mettere un coperchio sulla padella e fare cuocere lentamente per almeno 30 minuti. Aggiungendo un pò d’acqua se necessario durante la cottura.
Shtridhelat
Ingredienti:
200 gr di farina tenero (carosella)
200 gr di farina grano duro(senatore cappelli)
Un bicchiere di acqua tiepida
Olio evo Aglio
Peperoncino tritato
Fagioli bianchi
Sale qb
Procedimento
Versate le farine su di una spianatoia e mischiatele. Fate una fontana la centro e versate l’acqua e impastate fino ad ottenere un impasto omogeneo e elastico. Dividete la pasta in panetti. Prendete un panetto e bucate al centro con la “kesistra”, il raschietto, infilate le mani nel buco ottenuto e cominciate ad allargare la pasta in cerchio, comprimendo con le dita l’impasto.
Cospargete la pasta e le mani con molta farina e assottigliate sempre di più il cerchio, che si allargherà man mano che si lavora, stringete fin quando si assottiglia sempre di più .raggiunta la grossezza desiderata tagliate la matassa ai due estremi ricavandone cosi tanti fili di pasta di uguale misura che appoggerete su di una tovaglia infarinata ad asciugare.
Fate cuocere in acqua salata Nel frattempo in una pentola di coccio fate bollire i fagioli in acqua salata. In una padella alta fate soffriggere l’aglio con il peperoncino, versate i fagioli con un poco d’acqua di cottura nella padella e aggiungete gli “shtridhelat” portati a bollore, fate insaporire e servite un po brodosi.
Bukonote (bocconotti)
Ingredienti
1 kg di farina
400 gr di zucchero
30 gr di strutto
6 uova
Un pizzico di sale Marmellata di frutta Procedimento In una terrina versate lo zucchero, la farina e lo strutto, aggiungete le uova e un pizzico di sale, amalgamate fino ad ottenere un composto omogeneo, e fate una sfoglia con il matterello. Ungete con lo strutto dei piccoli stampi rotondi, foderateli con la sfoglia e riempite di marmellata. Richiudete con la sfoglia creando due piccoli buchi con l’ago sulla superficie. Infornate a forno caldo fino a quando non si crea una piccola crosticina dorata.