Oriente e Occidente: due mondi in costante confronto per l’identità culturale, dietro cui si nascondono le ansie e le paure dei popoli; questa la riflessione del prof. Pietro Pepe – già Presidente del Consiglio della Regione Puglia – la cui nota scritta, giunta alla nostra Redazione locale, ci porta a condividere riportandola integralmente qui appresso.
Si aggira uno spettro per l’Europa. Dietro, la bella immagine di un gruppo di 26 nazioni, unite da un’identità ben riconoscibile, fatta di Democrazia, di Stato di diritto, di libero mercato, di difesa della dignità umana.
L’occidente rischia di diventare il custode di scelte razziste, pronta ad accogliere gli Ucraini, i Polacchi, gli Ungheresi ed altri popoli dell’Est, perché cristiani con lo stesso colore della pelle, ma determinato a chiudere la porta ai confini ad africani ed islamici.
Dimenticando così, l’adesione sin dalla sua nascita alla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, alla Convenzione Europea dei diritti umani del 1950, al Patto internazionale sui Diritti civili e politici del 1966 e alla Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000 e compromettendo la sua identità culturale e le sue radici cristiane.
Dal mito, che sopravvivendo anche ai giorni nostri, racconta la storia degli uomini nel tempo e ci consegna un patrimonio di idee, tradizioni, istituzioni sociali e religiose che caratterizza la cultura occidentale.
Ritorna lo scontro tra la civiltà occidentale e quella orientale, che per la verità, è sempre stato vivo, con rare occasioni di dialogo e di confronto soprattutto legate alla sensibilità dei leader dei due schieramenti. Stiamo, purtroppo, vivendo un tempo “barbaro” in cui prende corpo la categoria degli opposti: il Nord contro il Sud, i ricchi contro i poveri, l’individualismo contro il solidarismo e dunque in generale, l’oriente contro l’occidente. Due mondi a confronto.
La prima questione da affrontare è come superare la visione duale che ci fa perdere il senso della catena sociale e democratica, anche perché, scrive l’ottimo professor Mons. Rocco D’Ambrosio, è più facile fare politica contro un nemico e non limitarsi a dire no alla deriva antidemocratica, senza preoccuparsi di elaborare un utile pensiero politico e una nuova cultura dell’azione sociale.
È fondato, perciò, il timore che il disordine del mondo possa aumentare e contagiare tutti; ognuno si chiude in sé stesso, convinto di proteggersi dalla guerra, dal terrorismo, dall’epidemia, dalle masse di persone che si spostano, dalle crisi ecologiche, dalla difficoltà economica aggravate dall’assenza di leader all’altezza delle sfide che sono davanti a noi. Mi chiedo che succederà.
Proviamo ad esaminare gli avvenimenti e le relative notizie che arrivano da parte del mondo e quale dovrebbe essere il ruolo della nostra Unione Europea.
l’Europa – continente è assorbita in una dimensione che con la guerra esclude la Russia di Putin dalla sua collocazione territoriale europea e cristiana per relegarla verso l’Asia, la Cina, l’oriente che porta l’occidente ad avere una sola superpotenza al comando “gli Stati Uniti” e a subire, di conseguenza, la reazione unitaria delle economie emergenti e dei paesi relativi, che hanno dato vita ad un cartello di alleanza denominato “Brics”: (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
Non va dispersa la memoria del Primo Concilio Ecumenico del 325 a Nicea in Turchia che si concluse con l’impegno di una riconciliazione tra oriente e occidente.
L’assenza di una diversa visione delle società e di un organico progetto collettivo di sviluppo, fa apparire l’occidente incamminato verso la deriva, che non sa come spiegare quello che sta accadendo.
Mi viene in soccorso la saggia riflessione del noto storico medievista Prof. Franco Cardini sul ruolo dell’Europa, formulato durante la guerra in Ucraina che dichiara: l’occidente ha confini e frontiere variabili in quanto gli stessi si spostano con il tempo e le diverse sensibilità.
Infatti l’attuale progetto dell’occidente ha abbandonato l’ideologia americana del primato economico e tecnologico del mercato e della globalizzazione. Anche perché le finalità principali dei paesi del Brics è evitare che in particolare i paesi europei possano riuscire a realizzare la temuta integrazione politica europea. Invece divisi in tanti piccoli Stati, continuerebbero ad essere difesi dalla Nato che è una espressione degli Stati Uniti d’America che potrebbe utilizzare l’Europa per aprire un fronte di guerra anziché di pace.
L’Europa, perciò, è vittima e così divisa non avrebbe le forze e il ruolo per mediare tra l’impero Americano e il Brics e quindi destinata a far da satellite nella Politica Internazionale.Dunque è decisamente un passo indietro dell’occidente e in particolare dell’Europa unita, che ha difeso nel tempo la propria civiltà contro gli altri tentativi respingendo il comunismo sovietico e l’Islamismo orientale.
Ora, è maturo il tempo per comprendere che nel mondo della globalizzazione del XXI secolo la religione, le radici etniche, il colore della pelle non sono più gli elementi per definire una civiltà, ma mantenere e difendere i valori condivisi della democrazia e della libertà che unificando tutto il popolo Europeo, costituiscono la sua vera identità culturale.
Di fronte alle grandi sfide del mondo attuale, mi chiedo dov’è l’Europa, quella idea che maturò nel secondo dopo guerra, grazie a politici e statisti illuminati, che capirono che solo creando uno spazio economico comune si poteva garantire prosperità e pace tra quei popoli che nel XX secolo avevano combattuto due terribili guerre mondiali. Quello che oggi è un gigante economico, è però rimasto, purtroppo, un nano politico. Dal 2019 la fisionomia dell’Europa è cambiata. Il Patto di stabilità e di sviluppo con il rigore dei paesi del Nord è sbiadito, anche per l’abbandono dell’Inghilterra, per la crescita dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, per la pandemia del 2020 e per le due guerre in Ucraina e in Medio oriente.
Concludo con l’augurio che le due identità culturali dell’occidente e dell’oriente trovino sempre la via della convivenza politica ed equilibrata per il governo del mondo. È questa la vera sfida della nostra epoca da vincere per evitare la catastrofe del pianeta, che non è detto che avvenga.Dipende da quanto i centri principali della civiltà occidentale saranno capaci di adattarsi ad una posizione meno eminente, specie dinnanzi alla riemergente civiltà espressa dalla Cina, che ci porta a rendere omaggio a Marco Polo, a 700 anni dalla sua morte, viaggiatore medievale per il suo sguardo e i suoi viaggi verso l’oriente come luogo del lontano, con cui confrontarsi e dialogare continuamente.
Cordialmente
Prof. Pietro Pepe,
Già Presidente del Consiglio della Regione Puglia