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Victor Hugo – Les Misérables

Di Victor Hugo (1802 – 1885) questo vero portento della natura, pare che da uno studio il suo cervello sia risultato avere un volume maggiore di un quarto in più, rispetto alla media, mi piace considerarlo e ricordarlo come il padre del Romanticismo in Francia.

Una personalità completa e complessa, che si è spesa nel teatro, nell’arte grafica, che è stato uomo politico e statista, saggista e storico e attivista dei diritti umani.

Un uomo così è un padre della patria e come tale è stato trattato.

“Seppe tenersi lontano dai modelli malinconici e solitari che caratterizzavano i poeti del tempo, riuscendo ad accettare le vicissitudini non sempre felici della sua vita per farne esperienza esistenziale e cogliere i valori e le sfumature dell’animo umano”.

Il capolavoro, per me, giovanile, scritto a 29 anni, è Notre-Dame de Paris, del 1831, l’altro, sempre per me è scritto trentanni dopo, nella maturità “I miserabili”, romanzo del 1862, quello che trattiamo oggi.

Nel 1878, una congestione cerebrale, ferma il ciclone culturale, si festeggiava pubblicamente il suo ottantesimo compleanno.

“Muore il 22 maggio 1885 e la sua salma venne esposta per una notte sotto l’Arco di Trionfo, vegliata da dodici poeti, anche se, in ottemperanza alle sue ultime volontà, le esequie ebbero luogo nel corbillard des pauvres.

Il 1º giugno, fu portato al Pantheon appena inaugurato. Si calcola che tre milioni di persone vennero a rendergli omaggio in quell’occasione.

La sua tomba si trova al Pantheon di Parigi, accanto a quella degli altri due grandi scrittori francesi del XIX secolo, Alexandre Dumas padre ed Émile Zola”

ll libro di oggi ha un record assoluto è il romanzo più lungo che sia mai stato scritto: 1800 pagine; persino la imponente divina commedia, ha cento pagine per ogni canto che con tutte le note arriva, nei testi scolastici, a trecento: quindi non supera i mille.

Il personaggio è un giovane potatore, Jean Valjean, che per un tozzo di pane rubato per la sorella indigente viene beccato per questo crimine e condannato a cinque anni di lavori forzati nel carcere di Tolone, pena che viene allungata di ulteriori 14 anni a seguito di vari tentativi falliti di evasione.

Viene infine liberato dal carcere a seguito di un’amnistia nei primi giorni del 1815, dopo 19 anni di reclusione. Una vita assurda che risponde ai criteri dell’epoca, in questo accanimento verso la povera gente. per cui è davvero esagerata la punizione inflitta in partenza.

Tutto il romanzo, pieno di realismo, porta ad una conoscenza totale della storia, del clima politico, della società del tempo, dei sobborghi della Francia, dell’assenza di diritti civili – un cavallo di battaglia del nostro autore – della lunga vita del personaggio che alterna in alto ed in un profondo basso le sue vicende personali e familiari, sempre braccato ed in fuga perenne.

Difficile fare sintesi, ma le storie come questa vanno lette.

Per chi non l’ha fatto. Oppure visto, e qui la scelta è ampia e ve ne presento una selezione.

La Rai, ne fece uno sceneggiato con Gastone Moschin che fu visto all’epoca, nel 1964, da mezzo paese, con la regia di Sandro Bolchi

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