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Giuseppe Tugnoli – Al sole di settembre

Con questo libro, apriamo la finestra estiva della soffitta dei libri

Una delle vicissitudini moderne di un titolo, di un libro e finanche di un autore, laddove non vi sia il clamore mondiale del nome, come abbiamo visto nel titolo di ieri, “I Miserabili” – che non finisce ancora di stupire dopo 150 anni -, è la sua reperibilità in rete.

Che poi è lo spirito o l’animus di questa soffitta di libri online.

Se cercate l’autore nei motori di ricerca, non lo trovate e questo perché non esiste, o meglio c’è solo sulle testate dei libri nei mercatini online, ma nessuna notizia perché si tratta dello pseudonimo di Manlio Cancogni (1916-2015) che è stato un grande giornalista  (l’ultimo libro è del 2011 quando aveva 95 anni) non avendo biografie aggiornate online; ma c’è online una foto del 2010, scattata quando ritira un premio (Eliott per la carriera) ed un Giornale online lo intervista celebrando i suoi 96 anni a luglio del 2012.

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Nato a Bologna, Manlio Cancógni è stato un collaboratore di giornali e periodici (fra cui L’Europeo, Il Mondo, L’Espresso), occupandosi di servizi e inchieste sull’Italia ed altri paesi.

Il suo nome è anche legato alla Fiera letteraria di cui è stato direttore dal 1967.

Ha pubblicato diversi racconti e romanzi, ha avuto diversi premi e soprattutto un bolognese apprezzato per la sua verve letteraria oltreché giornalistica.

Dice Wikipedia che dagli anni ’80 tuttavia la figura di Cancogni si è un po’ defilata.

Continuò sia la sua attività di giornalista, sia quella di scrittore, ma in una posizione decisamente più in ombra e riservata. In tale periodo iniziò la sua attività di docente universitario negli Stati Uniti.

Con lo pseudonimo di Giuseppe Tugnoli ha pubblicato Adua (1977) e Al sole di settembre (1980).

Il romanzo “Al sole di settembre” – vedete l’analogia con la data del giornale – si svolge nel 1870…avete capito bene. E’ il mese della breccia di Porta Pia, esattamente il 20 settembre.

Il racconto parte un po’ prima dal mese di luglio e si sofferma sui salotti dell’affettata nobiltà capitolina e della curia romana, con i vari pettegolezzi, tradimenti coniugali, tutto intriso da cinismo e voluttà, e dove vi sono anche fatti di cronaca nera ed  indagini.

Fa specie l’ironico avvio del racconto quando, in riferimento all’estate romana, si rammenta l’analogia delle intemperie di tre anni prima, con il seguito di epidemie e morte.

E quasi come una sorta di iattanza: i romani sono delusi dal maltempo che li priva dell’emozione dello spettacolo di eclissi di luna atteso per la prima metà di luglio.

Non avvertono il presagio, non pensano certo al disastro del 20 settembre, che cambierà la storia d’Italia.

Eppure già dalle prime pagine vi sono soprannaturali avvertimenti.

Su tante vicende umane che s’intrecciano, spiccano, col colore dell’ironia quelle dei nobili che sulle terrazze, aspettano dalla notte precedente, il sole di quella mattina del 20 settembre, avvertono i cannoneggiamenti sulla Porta Pia accompagnandoli con i gridolini e risatine, come se fossero fuochi d’artificio, con quella tipica frivolezza che rende consapevoli i ricchi, i nobili e borghesi, che deve passare la nottata dei periodi tristi, a cominciare dalle ghigliottine francesi. che erano già un ricordo lontano, per restare sempre a galla.

L’autore ci prende e ci accompagna con la sua prosa asciutta e completa. E si capisce dai cognomi delle famiglie romane, che da secoli governano Roma ed anche il Vaticano, il suo voler nascondersi dietro uno pseudonimo.

Solo che ora la rete sa, col giusto intervento nostro, per rendere omaggio ad un giornalista coraggioso che ha denunciato La Capitale corrotta e la Nazione infetta per parlare della sua inchiesta più famosa.

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