Editoriale
Italia protagonista assoluta del G7, ecco condensati, in questa riuscita immagine di copertina del prestigioso “The Economist”, sia il momento storico attuale che il ruolo che ha oggi il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni (qui tra Ursula von der Leyen e Marine Le Pen): al di là delle propagande contro, è lei che ora ha davvero tutte le carte in mano per poter cominciare a cambiare orientamento e obiettivi dell’Europa, per come ha promesso in campagna elettorale, e dunque addirittura influire sul destino del Mondo intero. Un serrato lavoro diplomatico di missioni all’estero, e una recuperata credibilità e centralità dell’Italia come paese geopoliticamente più importante della Terra (quale è a tutti gli effetti) non certo casuale la scelta anche simbolica del luogo dell’incontro: quella Terra di Bari che fu ombelico del mondo cristiano nel medioevo per respingere l’avanzata dell’Islam e poi anche capitale universale della Pace, in nome di S. Nicola, nel 1990… ora impossibile non leggere, nella presenza di Papa Francesco qui, che tra gli obiettivi concreti della Meloni non ci rientri pure quello, tutt’altro che utopico, di aprire la strada anche attraverso l’intervento della Chiesa – come appunto nel ’90 – a credibili colloqui di Pace. Oltretutto diciamocelo chiaro: sta dimostrando tutti i suoi limiti il verosimile tentativo delle Corporation’s (le strapotenti lobby che detengono il potere finanziario del pianeta e condizionerebbero non poco la politica degli USA) di creare un nuovo ordine mondiale; cosa però possibile solo «tenendo subalterna» – sintetizzando il pensiero del prof. Luciano Canfora – la ricca e produttiva Europa occidentale e democratica, ma a rigorosa impronta atlantista.
Di certo c’è che un non così giustificato dagli eventi, né tantomeno così spinto, allargamento della Nato, altro non ha fatto che trasformare una guerra provinciale in una mascherata guerra mondiale tra USA e Russia che sta irrimediabilmente compromettendo quel capolavoro di geopolitica voluto dal Papa e Santo Karol Wojtyla e costruito in 28 anni di duro lavoro diplomatico svolto dal suo “Nunzio itinerante”, il Cardinale pugliese Francesco Colasuonno : quella «Europa a due polmoni, uno a Est e uno a Ovest» in pace per 70 anni e che «respirava» benissimo fino al 24 febbraio 2022. Cioè l’inizio di quella guerra in Ucraina che si poteva evitare sul nascere o anche interrompere a 3 giorni dal suo inizio se… E che – corsi e ricorsi storici – non può non ricordarci quella famosa “trappola di Tucidide”, alla luce della quale si potrebbero reinterpretare in modo addirittura ribaltato responsabilità e ragioni di questo massacro che sta insanguinando e impoverendo noi e il nostro Continente. Quanto cioè potrebbe spiegare il preoccupante astensionismo registrato in Italia e la nascita, in ordine sparso, di movimenti e partiti «pacifinti» o meno. Ma pure il perché, a fronte di un evidente fallimento di una politica veramente comunitaria, anche gli altri due maggiori paesi fondatori dell’UE (Germania e Francia) sono adesso in piena crisi dopo il risveglio in massa dei loro cittadini alle urne che, atterriti dallo spettro di una guerra nucleare e con gli effetti della Realpolitik che già li mordono sempre più vicino all’osso, cominciano a interrogarsi sul destino che li attende e del vero perché di quanto sta accadendo a loro danno.
“Carta canta” (BariSera 7/10/2022 «La Meloni e la “melina”») una lunga premessa, la nostra, ma necessaria per una riflessione puntuale e un’analisi di questo voto alle europee – con focus limitato a Bari e alla Puglia anche per attualità e luoghi- al fine di mettere ordine alle tessere sparse di quel mosaico a noi chiaro sin dall’inizio, ma non altrettanto a tutti i lettori delle nostre pagine. Altro che appassionata di burraco, la Giorgia nazionale: è piuttosto una abilissima giocatrice di Risiko, ma quello reale, per come si sta accortamente adoperando per tutelare i nostri interessi nazionali in una Europa Unita più di nome che di fatto, e giocando contemporaneamente su tutti i tavoli internazionali che contano! Con al Governo un Ministro plenipotenziario ed esperto come Raffaele Fitto e un Sottosegretario come Marcello Gemmato pugliesi, non certo un caso se questo G 7 si svolge qui e nemmeno può considerarsi casuale – tornando in tema con il nostro titolo- se Fratelli d’Italia è riuscito ad esprimere, sui 6 candidati in lizza per andare a Bruxelles, ben 3 europarlamentari pugliesi e fortemente radicati sul territorio: Chiara Gemma, Michele Picaro e Francesco Ventola, cui doveroso anche aggiungere in quanto conterranei: Mario Furore e Valentina Palmisano, entrambi del M5S .
Tutt’ altro discorso, necessariamente a parte, circa il Sindaco di Bari e Presidente dell’ANCI Antonio Decaro, l’unico pugliese nelle liste del PD che, anche trascinato da quel voto per le amministrative della sua Città – ma subito ironicamente ribattezzato “il voto Leccese – Emiliano” – è risultato, se si escludono i leader di partito, il più votato in Italia, con quasi mezzo milione di voti, dopo Roberto Vannacci: il tanto discusso generale, indipendente con la Lega, e il cui successo è evidentemente dovuto al fatto che è riuscito a intercettare il sentiment degli italiani medi e afoni che, anche sulla scorta dei suoi due best seller, si sono riconosciuti nei suoi valori. Tale cosa non è invece avvenuta con gli italiani più colti che, pur riconoscendo in Vittorio Sgarbi un primato assoluto nella conoscenza del patrimonio culturale e artistico del nostro Paese e sapendolo un campione inarginabile nella difesa di ciò in cui crede, non certo lo hanno poi sostenuto fino in fondo nelle urne. Complice un combinato disposto tra ideologie contrarie, macchina del fango contro di lui, l’assenza di comitati a sostegno sui territori e il giustificabile egoismo di candidati in concorrenza tra loro, ecco che poi non ce l’ha fatta a volare a Bruxelles a difendere la Cultura e i valori dell’Italia come solo lui sa fare e la Meloni sperava.
Un errore di sopravvalutazione (anche circa la gratitudine della gente) la sua candidatura limitata al solo Sud, ma volutamente così proprio per rilanciare la Magna Grecia e riallineare l’offerta del Meridione con quella delle altre più quotate mete turistiche del resto d’Italia, resta una perdita non da poco quella della mancata elezione di Sgarbi al Parlamento Europeo poiché avrebbe potuto fare ancor di più per il Sud di quello che ha già fatto e fa da sempre: basti pensare, riferendoci a noi, alla ricostruzione del Teatro Petruzzelli «com’era, dov’era» o, parlando della esperienza diretta avuta con lui, quello che ha fatto per Giovinazzo portandone ben 2 capolavori fino allora misconosciuti alla Esposizione Universale di Milano … e cosa, questa, che unitamente alla sua ora celebratissima bellezza di borgo autentico sul mare e alla sua Storia, sta facendo di questa “perla” a pochi chilometri da Bari un possibile e credibile Sito Unesco in grado di rilanciare tutta la ex Provincia e la Città Metropolitana. A prescindere dal peso che avrebbe avuto Sgarbi, in questo ballottaggio per la poltrona di Sindaco di Bari con le sue idee e le sue iniziative, e guardando il bicchiere mezzo pieno, forse meglio così considerando l’esito incerto, ma non così scontato come si sta cercando di far credere, di queste elezioni amministrative che sono un importante banco di prova e pure una pesante ipoteca sulle regionali dell’anno prossimo. In fin dei conti i veri geni alla fine non appartengono a nessuno, e Sgarbi lo sa bene, le loro idee comunque viaggiano da sole e vincono per quelle che sono e valgono.
A tamburo battente e subito dopo il G7, sono elezioni che si annunciano al calor bianco ancor più di prima, queste Amministrative di Bari, vista l’incognita sempre aperta degli astenuti (la metà della popolazione) o di quanti dopo queste consultazioni l’uno contro l’altro covano rancori, oppure per le posizioni che verranno prese dal fronte sparso del pacifismo, uscito con le ossa rotte dal precedente appuntamento, e che magari ora pensa alla Pace come obiettivo concreto e possibile solo se sostenuto dal Governo oltre che dalla Chiesa…inutile perciò fare previsioni su questo ballottaggio del 23 e 24 prossimi, o dar per sconfitto in partenza il centro destra solo per l’accordo delle sinistre di restare unite per vincere. D’altronde c’eravamo il 17 settembre 2022, al comizio della Meloni, e abbiamo pure visto su quel palco, mano sul petto all’inno di Mameli, praticamente quasi tutti quei candidati che ora però siedono in Parlamento contrariamente a quanto si diceva di loro alla vigilia del voto. E dunque anche per terzietà di ruolo, non possiamo che augurarci di sentire dai palchi, da tutti i palchi, soprattutto un solenne impegno per la Pace e da Bari, come avvenne nel 1990 con il premier Giulio Andreotti, Mons. Jozef Glemp, quale vicario ufficiale di Papa Wojtyla, e Mons. Vincenzo Paglia (della potente Comunità di S. Egidio) insieme ai Capi di tutte le Religioni del Mondo, quando cercarono di fermare la guerra che gli USA poi scatenarono lo stesso contro l’Iraq…e il cui esito sappiamo benissimo.
“Historia magistra vitae”, lasciando il passato e guardando avanti, adesso non ci resta che concludere con l’augurio che vinca il migliore. Ma anche con la speranza che S. Nicola, come Santo Universale della Pace e che unisce tra loro, quali fratelli cristiani, sia i cattolici che gli ortodossi, faccia ora quel miracolo da Bari che non gli riuscì allora e scongiuri, così, quel già più volte minacciato Armageddon davvero dietro l’angolo, anche per un errore di qualsiasi genere, che porterebbe alla fine dell’Umanità.
Enrico Tedeschi