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Theodore Dreiser – il vecchio quartiere

Theodore Dreiser, il nome fa subito pensare a quella migrazione dal cuore dell’Europa verso il sogno americano

La comunità d’origine tedesca che non ebbe alcuna difficoltà ad americanizzarsi. Nato nel 1871 morì ad Hollywood, alla fine della seconda guerra mondiale nel 1945.

Figlio di immigrati tedeschi girò in lungo e in largo gli Stati Uniti e nel contrasto tra il mondo rurale e la grande metropoli compì la propria formazione.

Fu reporter e direttore di riviste popolari e romanziere con milioni di lettori. Non a caso terminò i suoi giorni nella capitale internazionale del Cinema e il suo ‘realismo’  divenne utile al mondo della celluloide.

Dalla sua opera – che non trattiamo nella ‘soffitta dei libri’ – c’è “Una tragedia americana”, allucinante parabola di un social climber (“arrampicatore sociale” in inglese), – nel 1931 è stata tratta anche una commedia di successo di Patrick Kearney -. Una tragedia americana, è uno sceneggiato televisivo, sempre dal medesimo titolo, che la prima Rai in bianco e nero trasmise in Italia con una serie di attori che hanno fatto la storia del nostro teatro (nel filmato giù potete riconoscerli).

Dreiser è il patriota amaro, come viene indicato nel piego della copertina, e per il suo stile molti assicurano essere antesignano della letteratura moderna americana. Un padre.

È un autore che piace a questa testata giornalistica perché attinge risorse dalle sue tormentate esperienze personali, dalla tecnica del giornalismo, dall’introspezione psicologica, dal suo “stile maligno”, sempre con l’intento preciso di richiamare alla realtà quanti credevano di vivere il “sogno americano”.

Quello che presentiamo oggi è un racconto, una short story, termine inglese che vuol proprio rappresentare una diversità strutturale rispetto al romanzo.

Nel racconto l’autore si libera in una sorta di varietà tipologica e tematica, dovuta anche al fatto che è circoscritta l’azione che ruota attorno ad un unico protagonista oppure ad un solo nucleo, come la famiglia.

Il “vecchio quartiere” rientra tra i racconti matrimoniali.

La vicenda è una rappresentazione cruda dell’ambizione che può prendere una parte della coppia, in questo caso l’uomo, l’inventore che macera dentro, nei primi anni di vita di coppia, la passione per il suo talento sepolto dall’intemperie giovanile e sconta questo dissidio. sul matrimonio d’amore e sui figli, vissuto tra stenti e dolcezze,

Fino a fare, senza volerlo del tutto, una sorta di patto col demone del successo: muoiono figli ed anche la moglie, prima dentro di sè come madre e poi, una volta abbandonata, muore davvero, prima che lui dopo tanto tempo potesse rivederla.

Un arcano e fatale gioco del destino e quando dopo vent’anni il ricco ed agiato inventore torna al vecchio e povero quartiere, trova lo sconforto per quello che ha fatto.

Una grigia e insinuante marea di rimpianto lo sovrasta e la moglie Marie o il fantasma di lei, che per anni non aveva smesso di scrivergli lettere, lo porta a rivivere, attimo dopo attimo, gli ultimi drammatici anni di matrimonio facendo crescere in lui l’angoscia per ciò che ha fatto.

E’ struggente la parte finale del racconto di Dreiser:

“Dio Mio” egli esclamò d’un tratto, sopraffatto da un’ondata di pentimento e di ricordi, “non posso sopportarlo! Non è stato giusto, non è stato onesto. Non avrei dovuto aspettare tanto. Avrei dovuto fare qualcosa da molto, molto tempo. Oh, la cattiveria, la crudeltà! C’è qualcosa di diabolico, di crudele, nella ricchezza, nell’ambizione, nel desiderio di fama, qualcosa di troppo crudele. Devo andarmene! Non posso più pensare…non posso più vedere!”.

Si avviò di corsa alla porta, si precipitò giù per le scale scricchiolanti e tornò alla sua automobile che lo attendeva qualche isolato più in là presso il ponte; quell’automobile che rappresentava con tanta evidenza il mondo del cosiddetto potere e del successo in cui ora egli dominava; quel mondo in cui l’inutile splendore era attinto da tutto ciò che lo aveva preceduto qui: la miseria, la solitudine, l’oscurità, la disperazione. E la macchina lo portò via in un istante con la sua tristezza.

La Rete

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