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Il bilancio del G7

di Raffaele Gaggioli

La sigla G7 indica il gruppo che riunisce le sette principali economie dei paesi avanzati: Stati Uniti, Canada, Francia, Inghilterra, Germania, Giappone e Italia. Sin dal 1986, questi sette paesi hanno cercato di coordinare il più possibile le loro economie e politiche estere per difendere i loro interessi.

Tra il 13 e il 15 giugno, i sette leader di queste nazioni si sono riuniti in Puglia per discutere come meglio affrontare le diverse crisi internazionali che si sono sviluppate negli ultimi anni. La riunione si è quindi concentrata su tre punti in particolare: le relazioni commerciali con la Cina, l’invasione russa dell’Ucraina e, infine, la guerra in Gaza.

La riunione è stata particolarmente pacifica. L’unico momento di tensione è avvenuto quando il Presidente francese Macron ha criticato il governo italiano per essersi opposto all’inserimento della difesa al diritto all’aborto nella dichiarazione finale del vertice.

A parte i cattivi rapporti tra Parigi e Roma, i membri del G7 sono comunque riusciti a concordare le basi della loro politica estera comune.

A differenza delle precedenti riunioni, il comunicato finale del G7 di quest’anno ha criticato fortemente la Cina. Il comunicato finale ha condannato in particolar modo la tendenza cinese alla “overcapacity”, ossia la produzione industriale superiore alla domanda interna. La produzione in eccesso cinese viene infatti riversata nei mercati globali, minacciando così la competitività delle economie occidentali.

L’Unione Europea è quindi pronta ad adottare gli stessi dazi e sanzioni contro la Cina, già adottati negli ultimi mesi dalla Casa Bianca. L’UE ha già imposto dazi oltre il 48% sulle auto elettriche cinesi e gli europarlamentari a Bruxelles stanno già discutendo di imporre ulteriori sanzioni contro Pechino.

Oltre alle dichiarazioni ufficiali, i membri del G7 si sono mossi per ostacolare le ambizioni geopolitiche di Pechino anche in altri modi. Per cominciare, i sette paesi hanno deciso di finanziare il Piano Mattei, ossia la creazione di nuovi partenariati economici e diplomatici tra l’Africa e l’Europa.

Il Piano Mattei era stato proposto per la prima volta ad inizio anno dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con lo scopo di diminuire il numero di immigrati e rifugiati proventi dall’Africa sub-sahariana. Il piano italiano è ora stato adottato da tutti i membri del G7 in quanto aiuterebbe a stabilizzare la situazione interna del Continente Nero.

Questa stabilizzazione dovrebbe impedire a Pechino di estendere ulteriormente la sua influenza in Africa, impedendogli così di assumere il controllo delle risorse minerarie presenti nel continente di cui ha bisogno per sostenere la sua produzione industriale in eccesso.

Alla riunione del G7 sono stati inoltre invitati anche altri capi di stato, i cui paesi hanno numerosi rapporti commerciali ed economici con la Cina, tra cui i leader dell’India e del Brasile. La mossa è stata dettata dal bisogno di diminuire l’influenza cinese in questi paesi, aumentando così la pressione diplomatica ed economica contro Pechino.

I membri del G7 hanno adottato queste strategie politiche ed economiche contro Pechino anche per ostacolare lo sforzo bellico russo in Ucraina. La Cina è infatti uno dei maggiori partner commerciali di Mosca questo ha permesso al governo russo di attenuare gli effetti della maggior parte delle sanzioni occidentali.

A seguito della vittoria elettorale di alcune forze politiche filorusse durante le elezioni europee, i membri del G7 hanno inoltre invitato il Presidente ucraino Zelensky alla riunione per ribattere ancora una volta il loro supporto incondizionato per lo sforzo bellico di Kiev.

Sia gli Stati Uniti, sia i suoi partner europei hanno annunciato che finanzieranno le forze armate di Kiev e l’eventuale riparazione dei danni subiti a causa della guerra basandosi sugli interessi dei fondi russi, congelati soprattutto in Europa, che ammontano a 280 miliardi di dollari.

La reazione russa non si è fatta ovviamente attendere. Il Cremlino ha condannato la mossa e allo stesso tempo ha offerto la sua consueta proposta di pace: se Kiev rinuncia sia alle sue quattro regioni occupate dal Cremlino sia all’adesione alla NATO e accetta il parziale disarmo del suo esercito, Mosca porrà fine alla sua invasione del confinante stato est-europeo. La proposta è già stata rifiutata da Kiev.

Nonostante i primi due successi, il vertice del G7 non ha però ottenuto particolari risultati relativamente alla situazione in Medio Oriente. Al di là della condanna sia di Hamas, sia di una possibile invasione israeliana di Rafah, città dove si sono rifugiati numerosi civili palestiniani, i sette capi di stato non hanno avanzato alcuna nuova proposta per una possibile cessate il fuoco.

Il G7 in Puglia è stato anche contraddistinto dalla visita di Papa Francesco, la prima volta che un pontefice si è recato presso questo tipo di conferenza. L’intervento del capo della Chiesa Cattolica è stato incentrato soprattutto sul pericolo delle intelligenze artificiali e l’invito ai vari politici presenti di pensare ai loro cittadini più poveri.

Ovviamente il successo effettivo di questo vertice potrà essere misurato solo in base a cosa succederà nei prossimi mesi.

Raffaele Gaggioli

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