I candidati riformisti e intransigenti iraniani si sono scontrati sulla politica estera nell’ultimo dibattito. Il candidato riformista, Masoud Pezeshkian, è stato messo alle strette dai suoi accesi rivali intransigenti quando ha chiesto a tutti di presentare la loro agenda di politica estera nel dibattito trasmesso in diretta da diversi canali televisivi e radiofonici dell’emittente statale. Al centro della scena c’era la questione controversa e faziosa che circonda la ripresa dell’accordo iraniano del 2015, noto come Piano d’azione globale congiunto (JCPOA). L’accordo è rimasto in vita da quando è stato abbandonato dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel 2018, il quale colpì successivamente l’economia iraniana con ampie sanzioni. Da allora, l’Iran ha portato avanti il suo programma per arricchire l’uranio a livelli prossimi a quelli di un armamento, ostacolando allo stesso tempo la capacità degli ispettori internazionali di monitorarlo. Le elezioni presidenziali iraniane arrivano dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele e la successiva guerra di Israele contro i militanti nella Striscia di Gaza, che ha solo aggiunto carburante a un incendio che ora minaccia di bruciare quasi ogni angolo del Medio Oriente allargato.
Iran: i candidati si scontrano sull’accordo nucleare
Tra i sei contendenti presidenziali iniziali – due dei quali si sono ritirati giovedì – Trump è emerso più volte come tema. Uno di loro, Mohammad Bagher Qalibaf, presidente del parlamento iraniano e candidato alle elezioni di venerdì ha sostenuto che se Trump vincesse le elezioni presidenziali americane, il prossimo presidente iraniano potrebbe essere “costretto a vendere l’Iran a Trump o a scatenare una pericolosa tensione nel paese”. Intanto, il cardiochirurgo 69enne Masoud Pezeshkian, l’unico candidato riformista, insieme a Mustafa Pour Mohammadi, un religioso che non appartiene a nessuno dei due schieramenti, ha sostenuto gli sforzi per rimuovere le sanzioni attraverso negoziati e diplomazia. Pezeshkian ha affermato che la rimozione delle sanzioni è essenziale per superare i problemi economici e normalizzare le relazioni internazionali. Inoltre, ha difeso l’accordo sul nucleare, dicendo che si trattava di un accordo vantaggioso per l’Iran, motivo per cui gli Stati Uniti lo hanno abbandonato. Tuttavia, nessuno dei quattro candidati ha proposto il ritiro dell’Iran. Pezeshkian ha adottato simboli di precedenti campagne di riformisti popolari che cercano di cambiare la teocrazia iraniana dall’interno. Il suo slogan elettorale “Per l’Iran”, un appello al nazionalismo piuttosto che alla religione, rispecchia uno slogan elettorale precedente utilizzato dall’ex presidente riformista Mohammad Khatami. Pezeshkian è stato anche fotografato mentre indossava sciarpe verdi, apparentemente nel tentativo di associarsi alle proteste del Movimento Verde del 2009 che travolsero l’Iran dopo il controverso voto e la sanguinosa repressione che videro il estremista Mahmoud Ahmadinejad rieletto presidente. Nel frattempo, Pezeshkian e Pour-Mohammadi hanno sottolineato la necessità che il Paese si conformi ai requisiti della Financial Action Task Force (FATF), cosa che è sempre più difficile dal momento che l’Iran, finanzia gruppi tra cui Hezbollah libanese e le forze PMF irachene.