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Nikolaj Gogol’ «Taras bulba»

Il nostro autore ucraino è stato definito, da molti critici, un precursore del realismo magico, quello stile che, in questa soffitta di libri, abbiamo gustato in “Cent’anni di solitudine” di Márquez

Vive una vita breve nella prima parte del XVIII secolo, dal 1809 al 1852, E’ un seguace della libertà creativa che trova successo nel cantare il suo mondo ucraino descrivendo l’eterna lotta fra cattolici e ortodossi, o l’intera storia come nella “Storia dell’Ucraina”; ma dà il massimo nell’opera, forse più conosciuta, che tanto successo ebbe nella seconda metà dell’Ottocento, che è “Le anime morte” un’opera per la quale Dostoevskij individuerà in lui il padre della letteratura russa.

Il romanzo, che voleva essere una sorta di poema – l’autore lo scrisse in Italia dove era stato impressionato dalla Divina Commedia di Dante – presenta una sfilza di personaggi provenienti da ogni classe sociale, privi di ogni spirito etico, tutti protesi verso piaceri e ricchezze, in un posto improbabile, dove c’ è l’espediente di un finanziere nello sfruttare i possedimenti di persone decedute non ancora certificate dal censimento anagrafico.

In quest’opera di oggi, “Taras Bulba”, l’ambiente è l’Ucraina del XV secolo, devastata dai tartari, governata dai polacchi e messa a ferro e fuoco dalle scorribande di nomadi cosacchi.

Un racconto epico e popolare che narra le imprese di uno dei condottieri cosacchi, Taras Bul’ba. Affiancato dai figli Andrej ed Ostap, assalta la città di Dubno, ma Andrej, per amore di una polacca, tradisce i suoi, passando nelle schiere nemiche.

Durante uno scontro sarà proprio Taras in persona ad uccidere il figlio. L’altro figlio Ostap, intanto, viene fatto prigioniero e portato a Varsavia dove viene torturato e giustiziato. Nonostante il nuovo Etmano dei Cosacchi abbia concluso un accordo di pace con i polacchi, Taras giura vendetta, penetra in Polonia seguito dai cosacchi a lui fedeli ma, dopo scontri che lo vedono vincitore sul campo, viene fermato dal generale Potocki, alle porte di Cracovia.

Catturato verrà torturato e in seguito arso vivo, legato ad un albero.

Una storia cruda ma d’indubbio impatto emotivo e di sicuro effetto cinematografico

 

 

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