Pinocchio, la celebre favola di Collodi, ha superato in fama l’autore, perfino creando confusione tra marionette e burattini, le prime sono quelle che, come i pupi siciliani, si muovono mossi dai fili proprio come Pinocchio.
Mentre i burattini sono mossi dalle mani infilate dentro il personaggio.
Carlo Lorenzini è un geniaccio fiorentino nato nel 1826 in una famiglia modesta, padre cuoco e madre casalinga.
Fa il commesso in una libreria per cominciare ad amare la lettura.
Poi scrive, legge, studia e scrive. Cosi si comincia, non c’è dubbio. Poi teniamo presente il periodo storico, che lo vedono impegnato nelle guerre di indipendenza, prima e seconda.
Tra ii due conflitti riesce a diventare amministratore della libreria, che si chiamava Piatti, ne diventa editore, traduce fiabe francesi. E poi tante altre opere.
Ma dobbiamo aspettare che lui superi i 57 anni perché entri in quel mondo dell’infanzia che lo rese famoso dirigendo il primo Giornale per i bambini.
Qui prese vita la storia di Storia di un burattino, che nel 1983 divenne Pinocchio. Sette anni dopo Carlo Lorenzini detto Collodi mori.
Ma Pinocchi visse
Anzi possiamo dire che vive ancora, nonostante: “nelle intenzioni di Carlo Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l’infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su un quotidiano (il Giornale per bambini diretto da Ferdinando Martini, a partire dal n. del 7 luglio del 1881), la storia venne prolungata anche dopo la sequenza dell’impiccagione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa” (Wikipedia)
Un libro, o meglio un personaggio che stato usato da Tolstoj a Rodari, che ha avuto diverse trasformazioni dal film di animazione al film d’azione, filastrocche e ballate, pinocchiate, diverse decine di illustratori, un successo mondiale.
E nonostante la marionetta per l’esattezza, o il burattino per l’autore, abbia ora 130 anni si può dire che non li dimostri, visto che è amato ancora oggi.
LA RETE
Per leggere il libro clicca qui
Questo lungometraggio di animazione italiano del 1971 è l’opera più nota del grande animatore italiano Giuliano Cenci in cui egli tentò di creare una versione del capolavoro di Collodi quanto più possibile vicino all’originale. (canzone e narrazione Renato Rascel)
Foto di Thanks for your donation for the download. da Pixabay