La pur capiente sala Europa del Romanazzi Carducci piena, e gente persino in piedi, un successo oltre le previsioni quello registrato l’8 luglio scorso per l’incontro “I baresi del centrodestra” promosso da Tommy Attanasio (il volitivo candidato sindaco presentatosi in solitario a novembre con “Bari rinasce” per rompere gli indugi della coalizione, ma poi ritiratosi per spirito di servizio) insieme a Irma Melini, prima dei non eletti a queste ultime consultazioni, e Giuseppe Tatarella, nipote di quell’indimenticabile ”Pinuccio“ di cui porta il nome., Dopo la débacle delle ultime amministrative, con Vito Leccese eletto sindaco di Bari in quota PD con oltre il 70% dei consensi e Fabio Romito, candidato per il centrodestra sconfitto con il 29% dei voti, più che chiaro il senso dell’iniziativa di cui parliamo: contarsi, confrontarsi, analizzare gli errori commessi e, soprattutto prepararsi alle prossime regionali con rinnovato entusiasmo come l’”Insieme per andare oltre” , in piccolo sotto il titolo dell’evento, già suggerisce. Persino un saluto in diretta video da Lecce dalla neo eletta sindaca Adriana Poli Bortone con “Io Sud” e lì rappresentata dal suo responsabile regionale Nino Monterisi, a 3 minuti ciascuno per gli interventi, decine le persone che si sono alternate sul palco, ancora quasi incredule di come siano poi andate le cose nelle urne a Bari e in Puglia.
E già, come se non fosse una sorpresa più che prevedibile il successo della sinistra che ha “stravinto” e al potere da un ventennio: tutto il tempo di consolidarsi non solo su ogni piano istituzionale, ma permeando davvero tutti gli strati della società civile e imprenditoriale e attraendo le nutrite schiere dei giovani del “carpe diem” e dell’amore liquido con un “panem (dei genitori) et circenses” attraverso la poderosa macchina dello spettacolo praticamente gestita in monopolio. D’altronde un segnale premonitore dell’esito scontato di queste amministrative lo si è pur avuto, e più che chiaro, quando c’è stata la famosa inchiesta che ha portato all’arresto di 130 persone: quello «scandalo Bari» che invece di mettere in crisi la sinistra e far riflettere chi andava alle urne, non ha nemmeno scalfito il «monolite emiliano» forte com’è di media “amici” e di una organizzazione capillare e sempre in attività. Senza contare una base di elettori inscalfibile, qualcosa che si potrebbe riassumere parafrasando in chiave politica Lowell, ma giusto per scherzare e senza minimamente voler proporre una sinonimia tra i due termini, in un: «Solo i morti e i “comunisti” non cambiano mai opinione».
Altro che appassionata giocatrice di burraco “!? È piuttosto un’accortissima giocatrice di Risiko, ma quello reale che vede tutti i potenti della Terra giocare a carte rigorosamente coperte le loro partite, la nostra premier Giorgia Meloni che ha deciso, da perfetta temporeggiatrice (v BariSera del 7 ottobre 2022 La Meloni e la “melina”) di puntare sul consenso alle europee per poter andare il più credibilmente possibile a Bruxelles a «cambiare l’Europa» – come nello slogan da lei scelto, dando all’Italia, quale Paese geopoliticamente parlando più importante del Mondo (qual è a tutti gli effetti) il ruolo di primo piano che le spetta anche per Storia e posizione. Un successo solo parziale, però, perché soprattutto a Sud le roccaforti di una sinistra dal nazionalismo ideologicamente globalista ed eco-green – e che non tiene minimamente in conto qualsivoglia realistica ragion di Stato – hanno retto, incuranti del momento drammatico che stiamo vivendo e persino del rischio concreto di una guerra nucleare in cui l’Italia potrebbe essere il primo bersaglio. La politica per la politica, insomma, per cui è stato un vero e proprio tradimento delle sue aspettative, e di quelle del Governo, il risultato conseguito qui. E cioè quello ad opera di una Bari che non certo ha capito – o solo fatto finta di non capire – l’importanza e il perché di un G7 in Puglia.
Non certo questa la sede per più approfondite analisi tecniche sul voto, un G7 che contava – e questa la dice lunga sul tutto– persino sulla partecipazione storica di un Papa, Francesco, ma poi fermatosi solo lì, a pochi chilometri appena dalla Città di S. Nicola. Cioè senza nemmeno una sua piccola sortita in questa “Capitale mondiale della Pace”, quale simbolo della fratellanza Cristiana tra Cattolici e Ortodossi, come volle che fosse, insieme al premier Andreotti nel 1990, il suo illuminato predecessore e Santo Karol Wojtyla: l’Uomo che ha ridisegnato la Storia ponendo fine alla Guerra Fredda e garantendo a «Un’Europa che respira(va) con due polmoni uno a Est e uno a Ovest» 70 anni di Pace, fino a,, Cose già dette e ridette su queste pagine dando voce a un sentiment comune e bipartisan, ma nonostante questo, un tema, quello della Pace, praticamente neppure affrontato in campagna elettorale da nessuno dei principali schieramenti, sia pure per intuibili e opposte ragioni.
Eppure senza nemmeno aspettare l’America o un Trump di turno, non è che ci voglia molto a capire che l’ultima chance ad evitare un Armageddon ormai minacciato, e riminacciato a ogni pie’ sospinto, non resta che la Chiesa, e rigorosamente da qui e nel nome del Santo universale suo patrono e Vescovo di Myra. Sempre che anche la Politica, partendo dall’Italia ma non certo con un afflato solo nazionale, desse dunque una mano a S. Nicola a compiere quel miracolo che non gli riuscì allora (fermare l’attacco degli USA all’Iraq) visto che questo conflitto in Ucraina per un nuovo ordine mondiale sta distruggendo praticamente tutte le nostre risorse e certezze…ma cosa ancor più grave allontanando sempre di più la speranza un ritorno sia pur parziale a “uno status quo ante bellum ”: a un’Europa Est-Ovest che unita sia pure solo idealmente da Cultura e comuni valori cristiani, da perfetto ago della bilancia tra potenze contrapposte come già lo era, non avrebbe neppure bisogno di chissà quale grande esercito proprio per difendersi. Ancora una vox clamantis in deserto, la nostra, anche come traccia di iniziative future soprattutto in nome della Pace?
Enrico Tedeschi