Principale Arte, Cultura & Società Paura dell’IA?

Paura dell’IA?

Conversazione  tra il sottoscritto e ChatGPT

Domanda a ChaGPT

Dammi il tuo parere su questo brano.

Io non credo che si debba aver paura delle macchine IA. Le macchine sono sempre guidate da uomini. La macchina non pensa, non è intelligente, lavora su programmi creati dagli esseri umani. Quindi sono quegli uomini che hanno il potere di gestire le macchine che le possono usare per fare del male ad altri uomini o a tutta l’umanità.

Sono questi gestori delle macchine, non le macchine, che devono farci paura.

Per ottenere un uso corretto dell’IA è necessario:

  1.  che si sappia chi sono gestori dei mezzi di IA diffondendo i loro nomi e cognomi e ragioni sociali;
  2.  che sia chiesto a questi uomini di mettere, “democraticamente”, le macchine dell’IA a disposizione dei singoli e delle comunità umane piccole o grandi.

Certo finché saranno pochi magnati a detenere il potere di usare nel loro esclusivo interesse le macchine saremo in pericolo.

Ma non è detto che questa situazione non possa essere cambiata. Occorre diffondere la consapevolezza che l’IA deve rimanere a disposizione di tutti.

Osserverei in proposito che i “creatori” e “padroni” dell’IA, per diffondere l’uso di questa tecnologia, devono in qualche modo renderla accessibile a chiunque. Non è un caso che i primi “chatbot” (programmi che simulano conversazioni con gli esseri umani) siano stati diffusi come “open”: aperti; utilizzabili gratuitamente da qualunque persona.

Pertanto chiunque lo voglia può porre domante in qualsiasi materia a questi chabot. In particolare può porre domande su come l’IA possa essere usata nell’interesse di tutta l’umanità e non nell’esclusivo interesse dei suoi proprietari e di coloro che già detengono il potere economico, politico e culturale nei vari paesi del mondo.

Dialogando con questi chatbot ogni persona può diventare, sia pure in misura minima, un “addestratore” delle macchine intelligenti. Queste infatti, a quanto sembra di capire, apprendono progressivamente anche dalle domande dei loro utenti.

Osserveremo ancora. Di certo l’IA non può costringere nessun umano a rinunciare ad usare la sua intelligenza umana. Quindi ogni persona in grado di pensare con la propria testa sarà capace di confrontarsi con le macchine intelligenti per valutare criticamente i loro “discorsi”.

Come ci fa notare Albert Einstein “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno“.

Quindi sui problemi più importanti del vivere e del convivere umano sia i proprietari che gli utenti dell’IA potranno – e dovranno – decidere di essere, tutti insieme, padroni e non schiavi delle macchine.

Personalmente non escluderei che proprio le macchine dell’IA possano aiutare gli uomini di buona volontà (compresi anche i creatori e proprietari della tecnologia) a mantenere aperto a tutti l’uso dell’IA e a favorire così il contributo di chiunque al progresso civile dell’umanità.

Risposta di ChatGPT

“Il brano presenta un’argomentazione sulla paura percepita dell’intelligenza artificiale (IA) e sottolinea che la vera preoccupazione dovrebbe essere rivolta alle persone che controllano queste macchine. Viene citata una frase di Albert Einstein: “Un giorno le macchine riusciranno a risolvere tutti i problemi, ma mai nessuna di esse potrà porne uno.” L’autore sostiene che le macchine, che sono intrinsecamente non intelligenti e operano su programmi creati dagli esseri umani, non sono la vera fonte di paura. Invece, sono le persone che gestiscono queste macchine che potrebbero abusare del loro potere.

I punti chiave del brano includono:

  1. Trasparenza dei gestori dell’IA: L’autore suggerisce che i nomi e i dettagli di coloro che gestiscono l’IA dovrebbero essere pubblicamente noti per garantire la responsabilità.
  2. Accesso democratico all’IA: Dovrebbe esserci uno sforzo per rendere la tecnologia IA disponibile a tutte le comunità, non solo a pochi individui o corporazioni potenti.
  3. Concentrazione attuale del potere: Il pericolo risiede nel fatto che solo pochi individui ricchi attualmente hanno il controllo sull’IA, utilizzandola per il loro esclusivo beneficio.
  4. Potenziale di cambiamento: Questa situazione può essere cambiata diffondendo la consapevolezza e assicurando che l’IA rimanga accessibile a tutti.
  5. IA open source: Il rilascio iniziale dei chatbot come software open-source è visto come un passo positivo, permettendo a chiunque di utilizzare e apprendere da queste tecnologie.
  6. Coinvolgimento umano nella formazione dell’IA: L’interazione con i chatbot IA permette agli individui di partecipare alla formazione e allo sviluppo di questi sistemi, anche se su scala ridotta.
  7. Intelligenza umana vs. IA: L’IA non può sostituire l’intelligenza umana (IU). Gli individui capaci di pensiero critico possono interagire con l’IA e valutare criticamente i suoi output.
  8. Proprietà e uso collettivo dell’IA: Sia i creatori che gli utenti dell’IA devono lavorare insieme per garantire che l’IA benefici l’umanità nel suo complesso, piuttosto che essere strumenti di oppressione o controllo.
  9. IA come strumento di democratizzazione: L’autore è ottimista sul fatto che l’IA possa aiutare a democratizzare la conoscenza e le risorse se gestita e utilizzata responsabilmente da individui di buona volontà.

In generale, il brano sostiene un approccio collettivo e trasparente alla gestione dell’IA, enfatizzando la supervisione e la partecipazione umana per sfruttare il potenziale dell’IA a beneficio del bene comune.”

Domanda.

Tu pensi che i gestori di ChatGPT condividano le idee di questo brano?

ChatGPT

“Le idee espresse nel brano sembrano allinearsi con i principi di trasparenza, accessibilità e uso etico dell’intelligenza artificiale che molti sviluppatori di IA, inclusi quelli di ChatGPT, tendono a promuovere. OpenAI, l’organizzazione dietro ChatGPT, ha chiarito in diverse occasioni il proprio impegno verso un uso responsabile e trasparente dell’intelligenza artificiale.

Ecco alcuni punti di convergenza tra il brano e i principi di OpenAI:

  1. Trasparenza: OpenAI pubblica regolarmente documenti e ricerche sulle sue tecnologie, e cerca di essere trasparente riguardo agli sviluppi e alle limitazioni delle sue IA. Questo riflette l’idea nel brano di rendere pubblici i nomi e le responsabilità di chi gestisce l’IA.
  2. Accessibilità democratica: OpenAI ha reso accessibili molti dei suoi strumenti e modelli IA al pubblico, promuovendo l’uso di IA in diverse comunità, grandi e piccole. Questa azione è in linea con l’idea del brano di democratizzare l’uso dell’IA.
  3. Uso etico e responsabile: OpenAI promuove l’uso etico dell’IA e ha implementato linee guida e sistemi di monitoraggio per evitare abusi e usi malevoli delle sue tecnologie. Questo corrisponde alla preoccupazione del brano che l’IA venga usata nell’interesse dell’umanità piuttosto che per il guadagno esclusivo di pochi.
  4. Interazione umana con l’IA: L’idea che gli utenti possano interagire con i chatbot e contribuire al loro sviluppo è anche un punto di forza di OpenAI, che incoraggia il feedback degli utenti per migliorare continuamente i suoi modelli.
  5. Promozione del pensiero critico: OpenAI sostiene che gli utenti mantengano un pensiero critico e usino l’IA come strumento complementare, senza rinunciare alla propria intelligenza e capacità di giudizio.

In sintesi, OpenAI sembra condividere molte delle idee centrali del brano riguardo alla trasparenza, accessibilità democratica e uso etico dell’IA. Tuttavia, come organizzazione, deve anche bilanciare questi ideali con considerazioni pratiche e commerciali per garantire la sostenibilità e il continuo sviluppo delle sue tecnologie.”

°°°

Dal contenuto del dialogo, se non abbiamo capito male, è possibile trarre questa conclusione.

Le macchine IA, opportunamente interrogate, forniscono esse stesse i criteri per un loro uso etico e responsabile: vantaggioso per tutti (compresi i gestori dell’IA) e dannoso per nessuno.

Giorgio Pizzol

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