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Riflessioni su ‘Malvasia’

Potremmo definire ‘Malvasia’un articolato e penetrante ‘romanzo in versi’ che abbraccia e contiene quanto può abbracciare e contenere la vita, nelle sue pieghe appariscenti o nascoste e che sia la vita dell’autore oppure delle figure che si incontrano nel corso delle pagine.

Si tratti di immagini e sfumature giovanili, non appena il poeta si guarda indietro come accade più volte, oppure si tratti di immagini e sfumature più forti e talvolta dolorose dell’età adulta, sono sempre rappresentazioni che incidono su chi le recepisce. Suggerirei al lettore che voglia calarsi nella giusta atmosfera di leggere attentamente, prima di affrontare ‘Malvasia’, la sapiente prefazione del critico e docente Gianni Antonio Palumbo, capace come pochi di introdurre nel giusto contesto. Si aprirà un libro di sensazioni, più profonde oppure subitanee, più riconoscibili oppure ermetiche e da scoprire. In ogni caso, una vivezza di immagini che si trasferiscono con energia al lettore.

In taluni versi di ‘Malvasia’ si coglie una specie di chiamata alle armi, rivolta alle forze vive di una società spesso disattenta, distante dalle problematiche che angustiano i nostri tempi, mentre la memoria e le memorie affiorano e fanno sentire i loro segni e le loro voci. Quasi uno sforzo di pedagogia, si direbbe, sparso in istantanei quadretti con i personaggi descritti nella loro concretezza del vivere, per quanto rustica e semplice possa essere. Si muovono figure e protagonisti di dialoghi e scambi stilizzati, per quanto densi di sentire interiore, frequente è l’immagine quasi spirituale della luna, con volti di mutevole umanità  che si aggirano alla sua tenue luce.

Le parole, in altro modo, sanno anche diventare più intime e concentriche sul proprio essere dell’autore, sul proprio esistere da configurare come felice ad ogni costo, vincendo irrequietezza e subbugli interiori. Si palesano emozioni, un vero e proprio studio sulla felicità si svolge lungo il percorso poetico, l’anima viene di frequente chiamata in scena per attribuirle tipizzazioni e coloriture. E’ una difesa del proprio essere, propria felicità e voglia di amare dal trascorrere degli anni.

Altra componente che si afferma a più riprese in ‘Malvasia’ è il mare, presente spesso e in svariate collocazioni. Il mare e i suoi uomini, i suoi riti come metafora del proprio vivere di chi scrive, in stretta aderenza con i caratteri di luogo di mare del borgo natio. Il vento e le reti, il sole che illumina i propri pensieri, il faro quale simbolo di chi vede le cose dall’alto, fonte di luce e strumento essenziale per chi è in viaggio con il suo bagaglio di storie. Le descrizioni illustrano personaggi di mare e al mare legati inscindibilmente, senza distinzione di tempo e di stagioni. Le frequenti passeggiate notturne, lungo la marina fino al rientro nel caldo ambiente di casa, inducono a riflettere su sensazioni e desideri accumulati e tuttora sentiti addosso. Cattura i sentimenti, infine, l’immagine dei marinai che a forza di remi si allontanano dalle acque del porto, immersi nel prediletto mare fino ad esserne in simbiosi.

La metodicità di chi scrive, pur nel sussultare interiore di sentimenti e ricordi, stuzzica una mente sempre gravida di idee e riflessioni che librano ad ispirare nuove scritture, senza trascurare le stagioni di fuori e l’impressione viva degli esseri del creato, il loro fare e lottare per sopravvivere. La creatività riesce a tener fuori obiettivo il trascorrere del tempo e conserva la giovinezza dello spirito, come pure preserva la simpatia per le vite e le suggestioni di diverso sapore, un pizzico irregolari nel loro soffuso romanticismo. Rimane vivo in tal modo il desiderio di reinventarsi, sbarazzarsi del passato e ritrovare costantemente emozioni e riflessi intimi e segreti che fanno oltrepassare la quotidianità.

In un ‘romanzo in versi’ come ‘Malvasia’ non può mancare lo studio della donna, la propria donna, accostata a visioni e sensazioni che ammaliano e che incantano. Un incontro inatteso è sufficiente a risvegliare una collezione di sentimenti, un turbine di attivismo femminile rimasto impresso nel proprio cuore. Svolge la sua parte anche il ricordo di una festa di liceali, due sguardi che si incontrano nel frastuono e vanno oltre maldicenze e vissuti, si fa strada un anelito di abbracci veri per un ritorno al vivere. Succede di rendersi conto come un bacio possa essere vibrazione che elettrizza nell’intero di chi lo assapora, oppure come le notti e il buio racchiudano più densamente desideri insoddisfatti e presenze lontane. Labbra, parole d’amore, felicità che è un soffio di vento lontano si materializzano in un antico gozzo, costeggiante scenari di Puglia, si incrociano catamarani intanto che a poppa si gustano polpi arrosto e calici di Malvasia del Salento, nel rinnovarsi di sguardi di passione. Non mancano però nell’itinerario enologico il Negroamaro di Salice Salentino e il Nero di Troia, per rievocare l’eterno Ovidio “Il vino prepara i cuori e li rende pronti alla passione”.

Un amore confessato a più riprese tocca questa volta la Lucania, dove l’autore vive lo struggimento evocato dai luoghi di Carlo Levi, rimasti simili agli anni di esilio quasi fossero un piccolo mondo antico. Oppure Montepiano di Cirigliano, il buen ritiro per scandagliare la solitudine mentre si scrive, ferma restando l’attenzione per paesaggi e luoghi magici, in cui il tempo scorre lento e silenzioso. Si coglie la meraviglia dei covoni di grano e di avena, ravvivati dai papaveri con il loro rosso a simboleggiare il colore vivo e folle dell’amore. Per esaltare infine l’itinerario con il Volo dell’Angelo da Castelmezzano a Pietrapertosa, in una Lucania di vita contadina con un popolo avvinto alle proprie radici, ma allo stesso tempo proiettato verso un futuro denso di idee, creatività e passione.

Se il denaro è ormai unica misura delle cose, una brama che travolge e coinvolge in qualche modo anche i più piccoli, dimenticando l’essenzialità del buon vivere e degli affetti, sono le parole di dentro che danno conforto e forza, sono loro che permetteranno sempre di costruire qualcosa con i versi, per stimolare umili e intellettuali, giovani e vecchi della propria terra che ha solo bisogno di essere amata. La festa del Santo Patrono con il ritorno degli emigrati, la processione, l’aria della festa, gli spari e i racconti di altri tempi, sono i capisaldi da cui partire per spronare verso un futuro ricco di prospettive. Così da riprendere il percorso tracciato un tempo dal poeta contadino, affaccendato ad acculturare i vicini al ritorno dai campi, impegnato a raccontare pensieri, scritti e poesie che la quinta elementare gli aveva consentito di concepire

Francesco Antonio Schiraldi

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