Principale Politica Voto a Bruxelles: in gioco la Pace nel Mondo

Voto a Bruxelles: in gioco la Pace nel Mondo

Non auro, sed ferro, recuperanda est patria (Non con l’oro, ma con il ferro si riscatta la patria) è una frase latina il cui significato è che l’onore si riscatta con azioni concrete e non col denaro. Così letteralmente da Wikipedia, Cioè – senza rispolverare Roma, Camillo, la sua spada e Re Brenno –  la prima che ci è venuta in mente mentre guardavamo il balletto in onda da Bruxelles alla vigilia della nomina del Commissario Europeo… e pensando all’Italia e al suo ruolo relativo in queste elezioni,  nonostante il successo del recente G7 in Puglia. Eppure, lasciando da parte la Storia o piaccia o non a qualcuno, siamo il Paese geopoliticamente più importante del Mondo, al centro del “Medioceano” (come ora chiamano l’antico Mare Nostrum) e dunque prima frontiera marina con una ribollente Africa e, almeno fino a due anni e mezzo fa, un’Italia facente parte di un’ancora Europa Felix (Est- Ovest) che era pure un invalicabile confine culturale e cristiano con l’Asia.

Ed ecco all’oggi, con i nostri europarlamentari, anche di fresca nomina, che vanno a questo voto importantissimo, ma non sappiamo quanto realmente consapevoli di questa «Europa subalterna agli USA» (v. ZonaFranca del 20/10/2022 “Un libro per capire la Storia e cercare la Pace”) e che ora si appresta al rinnovo della sua carica più importante… ma riproponendo la stessa leader di prima?! Come se nulla fosse successo in questi 5 anni, a cominciare da una guerra non nostra, ma a casa nostra e – a nostro parere – sposata senza se e senza ma per principi ideologici lontani anni luce da ogni logica o dai principi più elementari di Realpolitik. A Bruxelles per fortuna e non proprio col cappello in mano (viste le pesanti ipoteche e cambiali accese dai precedenti Esecutivi) è una Meloni che la sa lunga e che sta giocando bene, e a carte ben coperte, la sua partita a Risiko Mondiale sin dalla sua elezione (v. BariSera 7/10/2022 La Meloni e la “melina”) quella che ci rappresenta. Ma che, nonostante abbia conquistato una grande credibilità personale e del Paese, ora si trova necessariamente a un bivio con queste elezioni.

Complice il recente voto alle europee che non ha dato il risultato che sperava e che rendesse più credibile una scelta di coraggio e di visione in coerenza con il suo slogan «L’ Italia che cambia l’Europa» , ciò che indebolisce anche al suo interno il nostro Presidente del Consiglio – a nostro avviso – non è tanto la posizione di Salvini e della Lega (che d’altronde è pure il fronte pacifista ed esposto del Governo) quanto la posizione assunta dal suo Ministro Tajani che, come erede di Berlusconi, ma anche nella sua veste di Vice Presidente del PPE,  non sta certamente dando, almeno finora, l’impressione di esserne la continuazione naturale per visione e pragmatismo politico nelle scelte internazionali di campo. Almeno stando a un confronto con il Cav di nemmeno tanto tempo fa: e cioè il Berlusconi in corsa per le Presidenziali del 2022 e con tanto di promessa ufficiale che, pur non avendocela fatta Trump con Biden in America l’anno prima, sarebbe bastato lui, alla guida dell’Italia, a non far scoppiare quella guerra in Ucraina poi cominciata appena un mese dopo.

Un rimando al passato che è però divenuto pure cronaca attuale, se vogliamo, col tentato assassinio a Trump con tutte le deduzioni dovute e le ipotesi aperte, ma che spiega pure quanto siano determinanti le scelte ad horas che si stanno facendo a Bruxelles, anche in relazione alla Pace nel Mondo:  per quanto  sottile e comunque sempre meno invisibile, infatti, comincia a risultare sempre più evidente a tutti il fil rouge che lega economia e finanza mondiali con la guerra attuale (o meglio le guerre) e mentre sta divenendo sempre più concreto il rischio di un conflitto globale, aperto e nucleare. Il tutto verosimilmente per disegnare un nuovo ordine mondiale a esclusivo uso e consumo di chi lo avrebbe preparato da tempo, stando a Joel Bakan, per imporlo attraverso la più impressionante propaganda di massa a “pensiero unico” e filo atlantista che mente umana potesse concepire.

Dunque un nuovo “ordine globale” in costruzione che altro non sta ottenendo, però, che una risposta organizzata, contro di noi, di tutto il resto del Mondo, sempre più attratto dalla già potente BRICS che, una volta rafforzatasi anche sul piano militare, sarà il vero, inarginabile mostro con cui non solo l’Europa ma tutto l’Occidente dovrà fare i conti. Almeno se non cambiano subito le cose: o traducendo in sintesi, e terzium non datur, se non si aprono trattative concrete per un ritorno progressivo – l’ipotesi più credibile e ancora possibile – a un più o meno status quo ante bellum. E dunque sono una enorme responsabilità nei confronti non solo del nostro Paese, le decisioni che Giorgia Meloni dovrà prendere con l’orientamento di voto da dare al suo partito, e magari pure cercando un accordo coi suoi alleati di Governo circa una linea comune da adottare. Di fronte a lei, credibilmente, il non facile dilemma: cercare di incassare subito nomine importanti per riparare quantomeno ai danni fatti da coloro che l’ hanno preceduta… oppure, guardando il vento che sta cambiando e pensando al futuro, alzare la posta e giocarsi una nuova scommessa per l’Italia, per l’Europa e per il Mondo?

Diciamocela tutta, impossibile non ammirare “la melina” adottata dalla nostra Premier finora, ma adesso c’è purtroppo un voto che incombe (per quanto segreto) e da cui potrebbe persino dipendere, in prospettiva, il destino della Pace nel Mondo. E dunque dovrà in ogni caso decidere, anche tenendo conto di un’opposizione in Patria e al Parlamento Europeo che, ben lungi da un atteggiamento collaborativo nel nome degli interessi del Paese per come lo leggiamo, qualunque scelta poi venga fatta sarà comunque oggetto di attacchi e strumentalizzazioni anche attraverso i tanti media amici su cui la sinistra può contare. Per quanto ci riguarda aspettiamo i fatti per esprimerci. Ma – per quello che possa valere ciò che pensiamo e scriviamo – non possiamo non ringraziare, in chiosa, Alessandro Sallusti, Giuseppe Cruciani, Veronica Gentili, e Mario Giordano che, ospiti di Nicola Porro (v. Corriere PL.it del 16 u.s. La Ripartenza” e le due Bari) per un incontro dal titolo “Chi comanda in Europa“ hanno contribuito non poco a formarci una ancor più convinta e ragionata opinione sulla evidente  inopportunità di una rielezione di Ursula von der Leyen. E per ora è tutto.

Enrico Tedeschi

foto www.agensir.it

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