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Voltaire, Candido o l’ottimismo

Un libro talvolta è un pretesto per dire altro, un Illuminista come Voltaire lo fa per confutare le dottrine ottimistiche imperanti dopo le uscite leibniziane.

Ci fu il terremoto Lisbona del 1755 che imponeva di riprendere a osservare il mondo in modo doverosamente diverso. Nella sola Lisbona si stima che sia deceduto nell’evento tra il 25 e il 30% della popolazione.

Voltaire è anche in un periodo brutto, vede la realta’ in modo più disincantato e inventa il giovane Candido che si scontra con quanti stigmatizzano la pretesa di vivere nel migliore dei mondi possibili, precetto su cui Leibniz si impegno’ molto.

E’ una storia comunque satirica che val la pena di leggere. Lo stesso autore s’ incarna nella figura del precettore Pangloss il filosofo tedesco, intento ad istruire il giovane Candido a vedere il mondo che lo circonda con ottimismo, sebbene succedano in continuazione controversie e disavventure che portano Candido e il suo amico fedele Cacambò nella splendida città di El Dorado, dove l’oro e le pietre preziose sono considerate fango e dove non esistono litigi, né guerre.

Viaggi e peripezie per portare una dote per riscattare una ragazza. Una favola, insomma, con lieto fine.

Questo poliedrico autore che celebriamo oggi nella soffitta dei libri,  fu l’animatore di quel movimento illuminista che ha cambiato il mondo della politica e della cultura con Montesquieu, Locke, Rousseau, Diderot, d’Alembert e loro Encyclopédie.

In quest’opera si gusta l’ironia volteriana.

La rete…

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