La recente condanna del ministero della difesa per il caso del sottoufficiale Ciro Centofanti ha riacceso i riflettori su un problema annoso e devastante: la presenza massiccia di amianto nelle navi della marina militare italiana
Questo giudizio ha portato alla luce le gravi conseguenze dell’esposizione a questa fibra killer per molti militari e le loro famiglie, sollevando interrogativi sulla sicurezza e sui diritti dei lavoratori navali.
Tra i volti emblematici di questa battaglia c’è paola santospirito, una donna che ha affrontato un calvario particolarmente doloroso
La triste epopea dell’amianto
L’amianto, noto per le sue proprietà isolanti e ignifughe, è stato ampiamente utilizzato nelle navi della Marina Militare Italiana fino al 1992, data della sua definitiva messa al bando con legge 257. Nonostante fosse noto da tempo l’impatto dell’asbesto sulla salute, le misure di sicurezza adottate sono risultate del tutto inadeguate. I militari lavoravano e vivevano a stretto contatto con questo materiale, spesso senza alcuna protezione. Le conseguenze di questa esposizione si sono manifestate solo anni dopo, con l’insorgenza di malattie gravi come il mesotelioma, una forma di cancro mortale.
In questo contesto, emerge con forza la figura di Paola Santospirito, che ha affrontato personalmente le drammatiche conseguenze dell’amianto. Con un marito gravemente malato a causa dell’asbestosi e del cancro, Paola ha dedicato la sua vita alla lotta per i diritti delle vittime, nonostante le sue gravi condizioni di salute. La sua determinazione e il suo impegno incrollabile hanno messo in evidenza le carenze sistemiche nella protezione dei militari e delle loro famiglie, rendendola una figura centrale nella battaglia contro le conseguenze dell’esposizione all’amianto.
Altra storia da segnalare è quella del Sottoufficiale Ciro Centofanti, la cui famiglia ha recentemente ottenuto un risarcimento dal TAR Lazio.
Una vicenda che rappresenta solo una delle tante vittime di questo killer silenzioso. Il suo caso è emblematico delle migliaia di militari che, nel corso degli anni, sono stati esposti alle fibre mortali senza alcuna protezione adeguata.
La Liguria, in particolare, è stata un epicentro di questa tragedia. I cantieri navali di La Spezia e Riva Trigoso sono stati tra i principali fornitori di navi per la Marina Militare Italiana. Qui, l’asbesto veniva utilizzato in grandi quantità per coibentare tubature, alloggiamenti e motori delle navi. Le sottilissime fibre, si insinuavano nei polmoni dei marinai, causando danni irreversibili.
L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), guidato dall’avvocato Ezio Bonanni, è in prima linea nella battaglia per il riconoscimento e la tutela delle vittime. La recente sentenza del TAR Lazio, che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire gli eredi di Centofanti, rappresenta una vittoria importante. Tuttavia, questa è solo una piccola parte di una lotta più ampia.
Paola Santospirito e altri familiari di vittime di esposizione secondaria
Il problema dell’amianto non riguarda solo i militari. Numerosi familiari di militari esposti conoscono bene il dramma causato da questo killer silente. Tra loro ci sono i congiunti di Renata Roffeni Tiraferri e Mara Sabbioni, che ha scoperto fibre di amianto nelle divise del padre attraverso analisi condotte dalla ASL di Viterbo.
Paola Santospirito poi, nota per il suo coraggio, ricorda l’impegno dei familiari dei desaparecidos, paragonando la situazione dei nostri militari a quella dei dispersi, perché molti di loro, esposti al patogeno, si sono ammalati gravemente e in molti casi sono deceduti. La storia di questa moglie d’acciaio e madre coraggio, riflette quella di Ciro Centofanti, sebbene con aspetti ancora più dolorosi.
Il suo impegno testimonia la dedizione quotidiana dei volontari dell’ONA, organizzazione in cui Paola coordina le vedove e i coniugi di marinai vittime dell’amianto. «Conoscevo Ciro Centofanti e lo ricordo, anche poi quando poi è morto. Sono centinaia i morti per mesotelioma, cancro del polmone e asbestosi, tra i nostri militari e in particolare tra quelli imbarcati nelle navi della MM italiana. Ritengo che l’impegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto e dell’Osservatorio Vittime del Dovere deve proseguire, sempre con la guida saggia dell’Avv. Ezio Bonanni», dichiara la Sig.ra Paola. Il caso del marito, il Lgt. Leonardantonio Mastrovito, inizialmente colpito dall’asbestosi, ha ottenuto la riforma e il riconoscimento come vittima del dovere. Successivamente, si è ammalato di cancro. Per questo motivo, hanno nuovamente condannato il Ministero della Difesa.
Una vicenda drammatica
La vicenda di Paola si complica e si fa ancora più drammatica: la donna ha contratto il cancro al seno in giovane età e, durante l’operazione, i medici hanno trovato fibre di amianto nel tessuto tumorale. Successivamente, ha contratto anche l’asbestosi, una malattia debilitante che ha ulteriormente complicato la sua vita.
Gli esami hanno rivelato la presenza di contaminanti pericolosi, tra cui metalli pesanti radioattivi utilizzati sulla nave Vittorio Veneto, nel corpo di Paola. Malgrado le sue gravi condizioni di salute, la donna ha continuato a lottare al fianco delle famiglie delle vittime, cercando di far valere i loro diritti e ottenere giustizia per coloro che sono stati colpiti dall’esposizione all’amianto. La sua battaglia è quindi diventata simbolo di resistenza e determinazione: rappresenta la voce di molte altre famiglie che condividono lo stesso destino.
Nonostante il suo impegno e le sue sofferenze, il Ministero della Difesa continua tuttavia a rifiutare di riconoscerla come vittima del dovere.
Amianto e uranio impoverito
Inoltre, la questione dell’amianto si intreccia con quella dell’uranio impoverito, un altro pericoloso contaminante cui molti militari italiani sono stati esposti durante missioni all’estero. Il Colonnello Carlo Calcagni è uno dei tanti soldati che hanno subito le terribili conseguenze di tale esposizione, sviluppando gravi malattie a causa del contatto prolungato con questo contaminante.
Calcagni, Colonnello del Ruolo d’Onore dell’Esercito Italiano, sottolinea come i militari, pur obbedendo agli ordini, avrebbero dovuto essere informati riguardo alla presenza e ai rischi di queste sostanze pericolose. Riconosciuto vittima del dovere con un’inabilità del 100%, il Colonnello ha pagato un prezzo altissimo per il suo servizio. Nonostante le gravi condizioni di salute, la sua dedizione e il suo impegno gli hanno valso numerose decorazioni, rendendolo un vero e proprio eroe moderno.
Giusto riconoscimento
L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ha riconosciuto l’importanza della sua testimonianza e del suo contributo, nominando Calcagni coordinatore del gruppo di supporto per le vittime dell’uranio impoverito. Questa iniziativa è sostenuta anche dall’Accademia della Legalità, guidata dalla Dott.ssa Paola Vegliantei, che collabora attivamente con l’ONA per fornire assistenza e rappresentanza legale alle vittime.
Durante un recente convegno tenutosi il 9 luglio 2024 al Campidoglio, il Generale Roberto Vannacci è intervenuto in video per ricordare l’uso diffuso dei proiettili all’uranio impoverito e il grave rischio che questi rappresentano per la salute dei militari.
L’impegno dell’Osservatorio Nazionale Amianto e del suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni
Le storie come quelle di Paola Santospirito e Ciro Centofanti sono solo la punta dell’iceberg di un problema molto più vasto. Le unità navali costruite nei cantieri di La Spezia e Riva Trigoso, in Liguria, sono state tra le principali fonti di esposizione all’amianto per i marinai italiani. La Liguria, infatti, è stata una delle regioni più colpite a causa dell’alta concentrazione di cantieri navali nella zona.
Il riconoscimento tardivo e spesso negato delle vittime dell’asbesto rappresenta una grave ingiustizia. Molti militari e i loro familiari hanno dovuto combattere non solo contro le malattie causate dall’esposizione all’amianto, ma anche contro un sistema burocratico che ha spesso cercato di minimizzare o negare le loro sofferenze.
L’ONA continua a dedicarsi con determinazione alla rappresentanza e alla tutela delle vittime dell’amianto e dell’uranio impoverito nelle Forze Armate, includendo la Marina Militare, l’Esercito e l’Aeronautica. Questo impegno è sostenuto da figure come Paola Santospirito, il Colonnello Carlo Calcagni e Paola Vegliantei, Presidente dell’”Accademia della Legalità”. Quest’ultima ha recentemente firmato un protocollo d’intesa con l’Osservatorio Vittime del Dovere e l’Osservatorio Nazionale Amianto, rafforzando così una rete di supporto e assistenza legale per le vittime.
fonte il giornale dell’amianto
Foto in copertina deleterio ammasso di amianto allo stato puro». La nave è rimasta ormeggiata per diciotto anni alla banchina Torpediniere, nell’Arsenale Militare di Taranto