Principale Politica Verso le Regionali, analisi di un successo incompleto

Verso le Regionali, analisi di un successo incompleto

Appuntamenti periodici e cadenzati nelle sedi, o in punti di incontro o di ascolto, per un dialogo diretto e costante con i cittadini per far propri i problemi e le istanze del territorio, questa la promessa, con al centro tra loro il senatore Ignazio Zullo, che gli appena eletti eurodeputati Chiara Maria Gemma e Francesco Ventola hanno fatto all’incontro organizzato per ringraziare in particolare i propri sostenitori dell’impegno che li ha portati a Bruxelles. Così a Bari questo 25 u.s., nella splendida cornice di Villa De Grecis di fronte a un pubblico scelto con figure di spicco della destra e pure qualche parlamentare presente… insomma almeno una buona metà della parte più impegnata di Fratelli d’Italia che ha contribuito al risultato più che positivo raccolto dal partito della Meloni alle europee: ben 3 europarlamentari, con il barese Michele Picaro, sui 6 pugliesi eletti in totale in Puglia.  Cioè anche la prova dell’importanza di una buona organizzazione sul territorio per poter affrontare al meglio le ormai cadenzate sfide elettorali a ripetizione che si svolgono qui, come altrove nel resto d’Italia.

Come a quella che a breve sarà davvero “la sfida delle sfide” per il rinnovo della giunta regionale pugliese, probabilmente slittata a febbraio 2026, con una sinistra che ha dato prova di cos’è capace di fare grazie ai suoi ranghi serrati e un’informazione e media anche nazionali diciamo non certo nemici: quasi “un bue che dice cornuto all’asino” basti solo pensare a come «lo scandalo Bari» non ha neppure scalfito “il monolite emiliano”. Anzi, ha finito con l’avere un effetto boomerang in termini di consenso e forse inaugurato, con l’esempio concreto e vincente del mezzo milione di voti all’ ex sindaco di Bari Antonio Decaro alle europee, quel nuovo filone di “cordoni sanitari” che la sinistra sta ora adottando come risposta alle destre che crescono dappertutto: così in Francia con Philippe Macron o. in Europa. con la Ursula von der Leyen che vi ha fatto ricorso pure lei per garantirsi la rielezione per, alla fine, un praticamente «cambiare tutto per non cambiare niente» ma di segno ancor più negativo per i nostri interessi nazionali e pure, guardano tutto nel complesso, continentali. Qualcosa che sembra più una adesione ai dettati da oltre atlantico delle Corporation’s o degli USA – fate voi – che una risposta alle urgenti, strette esigenze comunitarie.

Un cordone sanitario che, quasi certificando la fama dell’Italia come il Paese dei creativi, sembra ora il modello importato pari pari anche dai democratici americani per ribaltare totalmente i pronostici della prossima campagna elettorale per il Presidente degli Stati Uniti, dopo la scoperta dell’ultim’ora (sic!) della inopportunità di una ricandidatura di un Joe Biden che, apparentemente non lucido ma con le chiavi ancora in mano della valigetta da cui possono dipendere i destini del Mondo, lascia a novembre il testimone alla sua “giovane” vice. Quella Kamala Harris, su cui è già in corso un grande battage globalista e a pensiero unico persino in Italia, per vincere su quel Donald Trump in bilico tra una descrizione come un salvato dalla Madonna (quella Vera e non la Veronica di origini italiane) come lo fu Giovanni Paolo II a Roma, e quella di un retrogrado maschilista pericoloso per i valori della democrazia e degli equilibri internazionali, forse e soprattutto dopo aver pubblicamente promesso che «appena eletto la guerra in Ucraina finirà il giorno dopo».

Ora a qualcuno sembrerà ardito, se non blasfemo, il nostro parallelo tra «l’agitatore di Capitol Hill» e un Papa e Santo come Karol Wojtyla. Ma tutt’altro che difficile rispondergli proprio alla luce della promessa di Trump di un trattato Russia America per un immediato cessate il fuoco in Ucraina in caso di elezione: il denominatore comune tra i due c’è, eccome, anche se con motivazioni diverse e a distanza di tempo… ed è la Pace nel Mondo! Quella che, preoccupando non si è mai voluto chiarire chi fino in fondo, armò la mano di Alì Agca (ora vive felicemente in Turchia con la sua moglie italiana, ndr) che cercò di uccidere, il 13 maggio 1981, quel “Papa polacco” che si era messo in testa nientemeno di voler abbattere il Muro di Berlino e far finire quella Guerra Fredda che spaccava in due un’Europa invece cristiana e legata da comuni valori culturali!? Quella Europa Felix Est-Ovest, in pace per 70 anni fino al febbraio 2022, che poi in realtà Wojtyla realizzò nel 1990 anche grazie al suo fedelissimo “Nunzio Itinerante” pugliese, il Cardinale Francesco Colasuonno, ma ora in malora e a rischio di 3^ Guerra Mondiale aperta e nucleare, per un nuovo ordine globale non certo a vantaggio del nostro caro, Vecchio Continente e faro di civiltà per millenni.

Stiamo esagerando? Come metterla allora con lo strano attentato a Trump, dai contorni inquietanti e dalle modalità simili al non certo risolto assassinio di John Fitzgerald Kennedy, giusto per citare il più famoso degli attentati ai Presidenti americani? Quel JFK cui tutta l’Umanità deve gratitudine per aver evitato, nel 1962 e insieme al Presidente russo Nikita Krusciov (e il sostegno della Chiesa guidata da Papa Giovanni XXIII) quella guerra nucleare che ora incombe sulle nostre spalle e a casa nostra. E con la sola alternativa, se pure un banale incidente non farà precipitare le cose, di una nuova Guerra Fredda – pensate un po’ che bella speranza!? – con una BRICS che sta consolidandosi anche come alleanza militare e la nascita conseguente di una superpotenza mondiale russo-asiatica che poi potrà veramente decidere cosa fare della Terra a suo piacimento. Tutto forse ancora risolvibile se soltanto Trump che, unico, vuole parlare a nome dell’America con Vladimir Putin di Pace, dopo essere sopravvissuto all’attentato che lo doveva far fuori fisicamente però ora riuscirà anche a sopravvivere alla imponente campagna di propaganda globale che sta cercando di farlo fuori mediaticamente. Difficile a questo punto resistere alla tentazione, pur trattandosi di un inaudito, mostruoso massacro, di condensare ironicamente il tutto semplicemente facendo ricorso al titolo sarcastico del famoso film di Sordi “Finché c’è guerra c’è speranza”: una sintesi perfetta per alludere   agli enormi interessi finanziari e geopolitici che si celano dietro questo crimine verso la ragione e l’umanità, ma vestito con i panni ipocriti di «una democrazia ideale che non esiste in nessuna realtà» e di valori che proprio nulla hanno a che vedere con quella Realpolitik che ha sempre guidato e guida le sorti dei Paesi e dei popoli del mondo.

Ma cosa c’entra tutto questo sproloquio con il titolo di questo articolo? Semplice: spiega il perché dell’importanza del prossimo voto regionale anche per rimettere, e non stiamo vaneggiando, in gioco la Puglia e Bari anche sul piano internazionale, perché no, magari con Giorgia Meloni e Papa Bergoglio con in mente qualcosa che somigli a quanto fecero Andreotti e Wojtyla, nel 1990 per una iniziativa di Pace, non irricevibile neppure dallo zar Putin, perché dalla Città e nel nome universale di San Nicola che unisce tutti i cristiani del Mondo. Impossibile per noi non leggere questo, tra le righe, pensando a un G 7 qui e con la presenza di Papa Francesco, e pure alla scelta di un candidato sindaco unitario per Bari, giovane e capace come Fabio Romito, e proveniente dalle file del partito della coalizione di Governo dichiaratamente propenso ad aprire comunque un dialogo con la Russia anche prima dei risultati delle elezioni americane.

Strategia di altissimo livello ma che non ha funzionato come doveva per qualche errore di sottovalutazione di troppo e una non perfetta organizzazione di tutti sul territorio (anche per la campagna dell’ultim’ora alle Amministrative) eccoci al ringraziamento di Ventola e della Gemma di giovedì scorso che era anche un modo per guardarsi negli occhi e organizzarsi per una sfida alle regionali che la destra non può perdere anche per le implicazioni di cui abbiamo parlato anche troppo. Un’opposizione di traverso a prescindere con un Governo sotto attacco continuo attraverso i media che fanno consenso, eccoci alla balla colossale di «una Meloni che invece di cambiare l’Europa sta invece isolando l’Italia». Diciamolo subito, dopo la scelta della von Der Leyen verso un eco-green esasperato che è un attacco diretto alla nostra economia, alla nostra Bellezza, a tutto ciò che è Italia, che doveva fare? Siamo il Paese geopoliticamente più importante del Mondo, la seconda manifattura e la terza economia del continente…e dunque dove vuole piuttosto andare l’Europa se non ne tiene il dovuto conto?

E poi novembre non è lontano e, guardando alla più grande potenza mondiale, tutti hanno ormai compreso che la scelta della torre per i destini della Terra non è poi così difficile: tutto com’è più o meno ora con la Harris e andare verso un nuovo ordine mondiale, oppure puntare su una Pace subito con Trump? Tertium non datur.

 Enrico Tedeschi

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