La Banca d’Italia ha pubblicato un nuovo protocollo DLT (Distributed Ledger Technology) che, a suo avviso, avrà implicazioni significative per i lavori sulle valute digitali delle banche centrali e sulla tokenizzazione degli asset. Il protocollo Frosted Byzantine Fault Tolerance mira a mantenere la riservatezza dei partecipanti autorizzati chiamati validatori sfruttando le proprietà intrinseche della DLT, e a rafforzare la sua resilienza nel gestire guasti o respingere attacchi.
Banca d’Italia svela il nuovo protocollo DLT per Bitcoin
In particolare, la Banca d’Italia non è la prima Banca Centrale a lavorare ampiamente con la tecnologia blockchain. Ad esempio, la People’s Bank of China ha creato una blockchain personalizzata basata su Ethereum tramite il suo Digital Currency Research Institute. Anche la Central Reserve Bank of Peru (BCR) sta esplorando lo sviluppo di una valuta digitale. La banca ha stretto una partnership con Viettel Peru, un’azienda esperta in telecomunicazioni e servizi digitali, per pilotare lo sviluppo. I ricercatori italiani intendono tuttavia, svolgere una serie di ulteriori attività di esplorazione di Bitcoin oltre al protocollo di consenso, il quale è un’operazione che richiede molte risorse in un ambiente non autorizzato, perché l’identità del validatore è sconosciuta. I validatori devono dimostrare la loro completezza utilizzando grandi quantità di potenza di calcolo, proof of work (PoW), o un capitale finanziario sostanziale, proof of stake (PoS). Pertanto, in futuro, il piano è di esplorare le reti di canali di pagamento Layer 2 (L2) e la privacy dei pagamenti. Inoltre, desiderano studiare i pagamenti transfrontalieri e la tokenizzazione degli asset per la consegna anziché per il pagamento. Facendo un passo indietro, la blockchain di Bitcoin usa la Proof of Work come misura di sicurezza perché è una blockchain senza autorizzazione con validatori sconosciuti. Questi validatori devono riunirsi per approvare nuovi blocchi di dati da aggiungere alla blockchain. Gli ambienti autorizzati a volte usano la Proof of Authority, dove un set noto di validatori partecipa al consenso. Questo è stato il punto di partenza della Banca d’Italia.