Nell’ambito delle ricerche di antichi mestieri scomparsi, va ricordata una fabbrica ad Altamura attiva nella produzione di coni per gelati.
Prodotti realizzati con pochi ingredienti di base; chi non ricorda i famosi “moretti”, la cui testa del gelato veniva intinta di cacao o cioccolato.
Come dimenticare gli ottimi coni per gelati prodotti da un artigiano di Altamura, soprannominato appunto “Cartucc”.
Un appellativo per niente offensivo, anzi nell’Alta Murgia, come nelle “Highland” scozzesi, equivale ad un meritatissimo blasone che identifica un determinato “capo clan”, un capo famiglia, attraverso cui sono distinguibili tutti i famigliari e discendenti.
L’artigiano che si inventò un lavoro per mantenere la sua famiglia si chiamava Antonio Colonna, nato il 29 maggio 1921 e deceduto il 17 ottobre 2012, padre di 7 figli (Francesco, Saverio, Giovanni, due gemelli Vito e Giuseppe detto Pinuccio, Maria e Lillino).
Iniziò la sua attività il 1952; siamo in piena ripresa economica dopo la seconda guerra mondiale. Nella foto di copertina lo si vede alle prese con una serie di cambiali. Fu il mezzo di pagamento più famoso su cui si sviluppò l’economia nazionale.
Il figlio Giuseppe, per gli amici “Pinuccio”, volto noto a livello locale per essere stato un politico di razza sin da giovanissimo militando nelle fila della DC/Democrazia Cristiana; ha rivestito il ruolo di consigliere comunale e in seguito Assessore in due legislature (1972/75; 1994/97); coordinatore del GAL/Gruppo Azione locale (1995/97) e del progetto Leader II dell’uomo di Altamura (1995/97); ed infine responsabile del progetto “Altamura sotto le Stelle” (1995). Contattato è stato ben felice di narrarmi il passato imprenditoriale della sua famiglia.
La comunità altamurana, che è stata sempre attentata alle sfide imprenditoriali, può a buon diritto esserne fiera di annoverare nella storia delle imprese un imprenditore lungimirante nel settore della gelateria.
Il cono era un prodotto assolutamente povero sia per la materia prima utilizzata che per i margini di utile, se si considera il costo alla gelateria e il prezzo di vendita del gelato al consumatore.
Questa attività ebbe comunque una vasta eco in Puglia e Basilicata facendosi apprezzare nel settore, in cui operava un’altra sola fabbrica: la Tre Santi con sede a Foggia. Fu proprio con questa azienda che Antonio Colonna avviò un rapporto di collaborazione.
Insieme studiarono i formati dei coni e la ricetta dell’impasto; le dimensioni dei coni giocavano un ruolo importante nella formulazione dei costi che variavano da 1 a 2 e 3 lire.
La prima sede fu in Via Macchiavelli, nel quartiere dell’Istituto Antoniano; la seconda nella zona della parrocchia del Carmine, nel centro storico; la terza in un capannone in Via Matera presso il palazzo di Vito Reale; la quarta in Via Ugo Bassi, angolo Via Pietro Colletta; ed infine la quinta sede in Corso Umberto I.
Purtroppo questi trasferimenti furono condizionati da diversi fattori logistici.
Tuttavia, in quest’ultima sede il titolare decise di ampliare la gamma degli articoli, i cui prodotti potessero essere idonei alla gelateria, ai dolciumi e ai liquori. I primi macchinari furono dapprima alimentati a carbone; in una seconda fase furono sostituiti da quelli a gas.
Fu senz’altro un salto di qualità, ma il mercato in continuo sviluppo e la competizione che incalzava con ritmi sempre più crescenti, la fabbrica artigianale cominciò ad accusare i primi cedimenti per i mancati aggiornamenti dei macchinari indispensabili a fronteggiare la concorrenza.
Le macchine erano diventate obsolete, le richieste dei clienti non potevano essere più soddisfatte sia per i quantitativi che per i prezzi che frattanto non erano più competitivi.
Si giunse perciò alla conclusione – aggiunge Pinuccio Colonna – che per continuare l’attività bisognava pensare in grande. L’esperienza artigianale aveva raggiunto un exploit esaltante impiegando molte energie fisiche col coinvolgimento di tutta la famiglia, moglie e figli compresi, e qualche altro famigliare, i quali lavoravano anche di notte. Senza sottacere che all’inizio la fabbrica aveva impiegato manodopera occasionale.
Purtroppo i sacrifici non erano stati compensati adeguatamente per accantonare dei risparmi per fare il salto di qualità. I margini di guadagno, molto risicati, non avevano consentito di studiare nel tempo un progetto per il futuro.
Il portafoglio clienti in verità si era consolidato; in circa tre decenni di frenetica attività i clienti erano distribuiti tra la Puglia (Altamura-Gravina in Puglia, Toritto, Palo del Colle, Santeramo in Colle, Cassano delle Murge) e la Basilicata (Matera, Irsina, Montescaglioso, Montalbano Jonico) e Bari con il potenziale cliente e noto marchio AIDA.
Fino al raggiungimento della maggiore età di due dei 7 figli, Antonio Colonna fu costretto a rivolgersi ad autisti con idoneo mezzo di trasporto per la consegna dei coni per gelati presso le località citate innanzi.
Lo studio fatto nel 1980, per continuare l’attività, prevedeva un investimento di circa 300 milioni di vecchie lire per l’acquisto di nuovi macchinari alimentati a corrente; le nuove attrezzatture erano state individuate presso un fornitore tedesco; inoltre erano necessari altri fondi per realizzare un capannone dove piazzare i macchinari per la linea di produzione.
Purtroppo – conclude Pinuccio – la piccola-grande avventura di Antonio Colonna, alias “Cartucc”, giunse al capolinea e la fabbrica chiuse i battenti.
Francesco, il figlio maggiore, ha continuato la commercializzazione con la collaborazione dell’azienda produttrice Tre Santi di Foggia; e dal 2014 con la Ditta I.CO. di Calitri (Avellino) che gli fornisce coni, cannoli, cialde, decorazioni in cialda e semilavorati per pasticcerie e gelaterie.