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Citius, Altius, Fortius

“Io combatto contro tre giganti, caro Sancho; questi sono: la paura, che ha radici forti e che afferra gli esseri e li trattiene affinché non oltrepassino il muro di ciò che è socialmente consentito o accettabile. L’altro è l’ingiustizia, che sta alla base del mondo travestito da giustizia generale, ma che è una giustizia istituita da pochi per difendere interessi meschini ed egoistici. L’altra è l’ignoranza, anch’essa vestita o travestita da conoscenza e che inganna gli esseri facendogli credere di sapere quando in realtà non sanno e credono di avere ragione quando non ce l’hanno. Questa ignoranza, travestita da conoscenza, fa molti danni, impedisce agli esseri di andare oltre la linea del riconoscersi e conoscersi realmente”.

(Miguel de Cervantes Saavedra  – Alcalá de Henares, 29 settembre 1547 – Madrid, 22 aprile 1616 – è stato uno scrittore, poeta, drammaturgo e militare spagnolo.)

Paura, Ingiustizia e Ignoranza sono i “mulini a vento” che dovremmo combattere per avere una società più a misura d’Uomo, come già nel ‘600 poetava de Cervantes o come racconterà Shakespeare qualche anno dopo (“Sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere”) .

L’Uomo animale sociale di aristotelica memoria, viene contestato da Hobbes per il quale non è un animale politico o sociale: infatti, pur necessitando dell’aiuto degli altri, l’uomo non possiede un amore naturale per il suo simile. L’associazione in gruppi nasce così dal timore reciproco o dal bisogno, non certo dalla benevolenza. Ecco che torna il tema ricorrente della Paura.

E’ la paura che spinge gli uomini ad agire nella politica: la Rivoluzione Francese (come ogni rivoluzione) è moto di popolo solo perché indotti da una intellighenzia che sfrutta la fame, la miseria e la paura di tanti per raggiungere i propri fini; la violenza è il metodo di usurpare il potere per rappresentare una democrazia che è (ovunque) immatura, perché la democrazia è (o, sperabilmente, dovrebbe essere) altro che ingiustizia ed ignoranza. Tuttavia, piuttosto che accettare una oligarchia riconoscibile, il Popolo si fa ammaliare dall’idea della partecipazione alla vita politica, come se la stessa fosse vera e non una finzione: il Potere esercita la propria forza giocando proprio sull’ingiustizia e sull’ignoranza, creando idoli “di plastica” assolutamente omologhi fra di loro, dando una verniciata di ideologia, se serve.

Il Potere è solo ed esclusivamente quello economico, non guarda al Popolo, né alle Leggi che vengono create ed utilizzate solo per controllare il Popolo, giacchè l’economia si sottrae alle norme civili e riconosce solo quelle finanziarie, di cui è artefice ed esecutore. Persino guerre, pestilenze, fatti naturali sono variabili indipendenti, cui l’Economia si adatta come un batterio in ambiente “ostile”.

La natura dell’Uomo è, quindi, di sottomissione e di odio mascherato per i propri consimili ? Oppure l’Etica deve prendere il sopravvento e guidare il Potere, sottraendolo alla matrigna economia, per cercare di raggiungere un sistema di vita “virtuoso” in cui siano la Giustizia e La Conoscenza i veri pilastri della Storia?

Per realizzare questo cambiamento epocale le società umane hanno la giusta spinta emotiva?

Se analizzassimo proprio questo momento storico, quello che viviamo nella nostra contemporaneità occidentale, dovremmo stupirci e dire che, si, ora è il momento di prendere posizione e volere una trasformazione del pensare: ora che stiamo vivendo un momento altamente etico, in cui i Giovani di tutto il Mondo si ritrovano a gareggiare fra loro e – consci dei loro sacrifici, dedizione ed impegno – urlano la propria gioia di non essere vincitori, di non salire sul podio (come vorrebbero le società di marketing, il pensiero unico della ricerca della vittoria ad ogni costo, gli sponsor), ma di essere arrivati ai limiti dei loro limiti, di aver cercato nel profondo del proprio cuore e della propria mente le ultime forze, portando il proprio fisico al di là del tempo e dello spazio.

Questo è (o dovrebbe essere) lo spirito olimpico: il cui motto ufficiale è l’espressione in lingua latina Citius, Altius, Fortius – Communiter, che significa “Più veloce, più in alto, più forte – insieme” e costituisce, assieme ai cinque cerchi e alla fiamma olimpica, uno dei principali simboli olimpici.

Giovani che lanciano un messaggio ad altri giovani, in un Mondo che va alla deriva c’è qualcuno che spiega e costruisce una zattera per salvarsi. Anche dalle pantegane della Senna.

Rocco Suma

foto fineartamerica.com

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