La continua migrazione da Palermo di giovani lavoratori e neo-laureati, rimane una delle maggiori problematiche economiche e sociali della città. L’assenza d’innovazione industriale e la scarsità di fondi, hanno stravolto il ricco potenziale di una città storica e culturale in un panorama desolato senza prospettive per i suoi giovani abitanti. A causa di tirocini sottopagati e offerte lavorative di basso spessore, molti ragazzi abbandonano i propri affetti e la propria quotidianità, spesso non per scelta, ma per costruire un futuro migliore.
Disoccupazione e istruzione
Palermo si classifica tra le prime città italiane con il più alto tasso di disoccupazione. Lo comunicano i dati Istat dichiarati a inizio estate 2024. Nonostante Unioncamere abbia registrato nel 2023 un aumento di assunzioni pari a 15 mila, il livello di disoccupazione tra i giovani palermitani tra i 18 e i 34 anni oltrepassa la soglia del 17%. Il fenomeno è influenzato dal bassissimo livello d’istruzione regnante nelle zone periferiche di Palermo tra cui i quartieri Zen; Brancaccio-Ciaculli; Palazzo Reale-Monte di pietà; Pallavicino. In questi quartieri il tasso di abbandono scolastico è tra i più alti d’Italia e molti giovani lasciano la scuola prima di completare l’istruzione secondaria superiore.
Tirocini sottopagati
La situazione è critica anche per i neo-laureati, costretti spesso ad accettare tirocini curriculari di 40 ore settimanali dalla retribuzione di €400-500 al mese o firmare contratti di apprendistato o inclusione sociale non pagati. Per quanto Palermo offra proposte di lavoro su vasto campo, istituzioni pubbliche e private negano ai giovani la possibilità di ricoprire un ruolo sociale in linea con le competenze e l’istruzione acquisite. Molti tirocini post-laurea, nonostante la loro legalizzazione, si basano su uno sfruttamento di massa camuffato dalla possibilità di guadagnare crediti sufficienti al posizionamento alto in graduatoria per concorsi regionali e nazionali. Esempio lampante è il caso di Avviso 22, il quale vide nel 2018 centinaia di ragazzi prender parte a tirocini della durata di 6-12 mesi che tuttavia, non furono mai pagati. Il portavoce dei tirocinanti, Oreste Lauria, ha detto in un’intervista: “Siamo stati formati tramite tirocini della durata di 6-12 mesi, proposti da un bando della regione siciliana 22/2018 lavorando per poi alla fine essere rimandati a casa senza nessuna proposta di lavoro. È palese che chi di dovere faccia chiarezza sul perché tutti i tirocinanti dopo 3 anni non siano stati ancora pagati.”
Migrazione di giovani
Secondo rapporti locali e studi accademici, sono più di 3 mila i ragazzi sotto i trent’anni che ogni anno lasciano Palermo per fuggire dagli alti tassi di disoccupazione e per avere una qualità di vita superiore. Allargando gli studi su tutto il territorio siciliano, stando ai dati forniti dalla Svimez (associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno), circa 15-20 mila giovani partono ogni anno dalla Sicilia per motivi di studio o lavorativi. Ciò comporta non solo un incalzante invecchiamento della popolazione ma anche un degrado dilagante a livello umano e sociale. Secondo quanto riportato da Girolamo D’Anneo, responsabile di ricerche statistiche del comune di Palermo, l’età media dei giovani che nel 2023 ha lasciato la Sicilia per altre regioni italiane è stata pari a 34 anni. Non meno allarmanti sono i dati dei giovani dai 25 ai 29 anni trasferitisi verso altre regioni, la cui percentuale è pari al 21,9%, mentre i cittadini della stessa fascia di età che hanno lasciato l’isola per andare a vivere all’estero hanno superato il 15,2%.
Lavoro in nero
La situazione, tocca note ancora più dolenti se si esamina l’altissima percentuale di universitari di Palermo impegnati in lavori in nero, variabile dal 15 al 20%. Attività ristorative del centro città, impongono ore di lavoro massacranti, non fatturate e denunciabili per legge, facendo lavorare giovani impiegati dalle 17 del pomeriggio alle 4 del mattino per una paga bassa di soli €30. La mancanza di fondi e la poca integrità di molti datori di lavoro, dà dunque origine a una migrazione di massa che, negli ultimi 13 anni, ha causato a Palermo un calo demografico di 34 mila abitanti.
Per concludere: per fronteggiare il dramma della disoccupazione, si dovrebbero apportare maggiori investimenti nel settore di imprese e infrastrutture, rapporti internazionali più saldi tra l’università di Palermo e atenei esteri e l’adozione di nuove tecnologie nel settore del turismo. In tal modo si garantirebbero un elevato numero di posti di lavoro, un calo della disoccupazione e un’amministrazione didattica di natura internazionale volta all’assunzione di molti neo-laureati nel campo delle relazioni internazionali e delle lingue.
Viviana Maya Bellavista