Uno scrittore del nostro ‘800 che brilla nella soffitta dei libri per il “umorismo riflessivo” molto apprezzato da Pirandello.
Questo lombardo di origine ebraica, dopo aver compiuto i primi studi a Venezia e aver viaggiato in vari paesi europei, alla morte del padre si stabilì quasi in permanenza a Pomponesco, per occuparsi dei possedimenti familiari.
Fu in contatto con la rivista fiorentina “Il Marzocco” – diretta dai suoi nipoti – ed ebbe rapporti epistolari con vari scrittori dell’epoca.
In particolare, In tempi recenti è stato posto in luce l’interesse nutrito da Cantoni nei suoi ultimi anni di vita, in seguito all’”affare Dreyfus”, per il movimento sionista fondato da Theodor Herzl.
Visse a contatto con il mondo dei contadini, analizzandone i problemi e modellando su di essi i suoi scritti.
Fu influenzato dalla Scapigliatura per la tendenza ad occuparsi di nuovi argomenti, presi dal mondo della vita semplice e comune.
Tra le varie opere, quella che presentiamo oggi, un re umorista (1891) è il suo capolavoro.
L’espediente narrativo di questo piccolo libro, che possiamo far rientrare trai cosiddetti romanzi brevi (o racconti lunghi) è il fortuito incontro tra il nostro autore e un misterioso diplomatico che gli promette delle carte segrete di un innominabile re, scritte in francese e che lui dovrà tradurre, mettere in prosa italiana e restituire.
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