Massimo d’Azeglio fu un liberale, quindi soprattutto un politico che arrivò a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852.
Questa opera di oggi è la sua più famosa scritta nel 1833 e accolta da un successo planetario.
Il secondo cognome era Taparelli, della nobile famiglia Taparelli di Lagnasco, nell’attuale provincia di Cuneo (imparentata coi Balbo).
La famiglia viveva nel Castello di Azeglio (da cui il nome del marchesato) vicino al Lago di Viverone, ma tutti i loro figli nacquero a Torino.
Dei suoi fratelli più noti alla storia si ricordano Luigi, che sarà consacrato gesuita e cofondatore de La Civiltà Cattolica, e Roberto, che diventerà politico liberale come Massimo, promotore della campagna di emancipazione delle minoranze religiose del Piemonte (Ebrei e Valdesi).
Il racconto di oggi, parla di un personaggio vero, Ettore Fieramosca un nobile del ‘400, figlio del barone di Rocca d’Evandro, nell’entourage degli aragonesi.
Avviato alla carriera militare è capitano quando si ritrova in un pezzo di storia quando, nel 1501,si trovò a difendere la sua Capua, città natale, dall’assedio dell’esercito francese mentre in segreto Luigi XII e Ferdinando d’Aragona, si spartivano il regno aragonese ai danni di Federico I di Napoli.
Dopo questi eventi, considerato un traditore dai suoi concittadini, il Fieramosca, privato nel 1502 delle sue rendite nobiliari, tornò in Italia aggregandosi alle bande di Prospero Colonna, al seguito di Consalvo da Cordova, per occupare la Puglia, prima con l’espugnazione di Taranto e successivamente con l’occupazione di Andria, Canosa, Manfredonia e Barletta.
Acquartieratosi nella città di Barletta, il Fieramosca partecipò a spedizioni e a modeste imboscate condotte dagli spagnoli. Fu proprio a causa di una di queste imboscate che venne fatto prigioniero il cavaliere francese Charles de Torgues, detto La Motte, che aizzato dagli spagnoli accusò apertamente di codardia i cavalieri italiani al soldo del nemico, tra i quali il Fieramosca, sfidandoli a duello.
Così il 13 febbraio 1503 tredici cavalieri italiani, guidati dal Fieramosca, e altrettanti cavalieri francesi, guidati da La Motte, si scontrarono a duello nella famosa Disfida di Barletta che vide i primi come vincitori
Il libro racconta questa storia epica, questo trionfo degli italiani che spuntano, dentro questa sfida perenne del periodo, tra francesi e spagnoli.
Trasposizioni cinematografiche: Ettore Fieramosca del 1915 diretto dai registi Domenico Gaido e Umberto Paradisi.
Ettore Fieramosca film propagandistico del 1938 interpretato da Gino Cervi e diretto da Alessandro Blasetti e in chiave più ironica ne Il soldato di ventura del 1976 diretto da Pasquale Festa Campanile, in cui il condottiero è interpretato da Bud Spencer.
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