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Giovanni Verga – Mastro don Gesualdo

Giovanni Verga è il verismo, da lui sono soggiogati gli altri veristi da Capuana a Deledda.

Siamo in un momento storico in cui la scienza sembrava a portata di mano, creava fiducia e quindi la letteratura aveva il compito fotografare oggettivamente la realtà sociale e umana, rappresentandone rigorosamente le classi, comprese quelle più umili, in ogni aspetto anche sgradevole; gli autori devono comportarsi come gli scienziati analizzando gli aspetti concreti della vita.

Verga nasce in campagna da piccoli proprietari terrieri.

Non cediamo alla disputa su dove sia nato esattamente, per noi basta dire che è siciliano.

La sua vita attraversa sessanta anni, dal 1840 al 1922, anni di grande fermento politico e culturale e storico.

Difatti studia alla scuola di don Antonio Abate, scrittore, fervente patriota e repubblicano, dal quale assorbe il gusto letterario romantico ed il Patriottismo.

E poi lo troviamo arruolato nella guardia nazionale istituita da Garibaldi, ma già lo spirito autonomo del letterato si faceva strada, dopo quattro anni si dimette… pagando un pegno di 3.100 lire.

Fu giornalista, diresse il Roma degli Italiani, L’Italia Contemporanea, dove comincia a pubblicare novelle.

Poi la sua vita oscillò tra Firenze, Milano, Roma ma è dopo il suo ritorno a Catania che nasce l’opera che presentiamo oggi Mastro-don Gesualdo, pubblicato a puntate sulla rivista La Nuova Antologia.

Il libro di oggi è uno tra i suoi più conosciuti romanzi.

Il protagonista, il cui nome è nel titolo, vive a Vizzini, in Sicilia, nella prima metà dell’Ottocento in periodo risorgimentale.

E’ un incendio che avvia il racconto, annunciato dal suono delle campane, il protagonista in prima fila a difendere la roba, c’è l’intreccio di affetti negati da interessi e egoismi, di una cultura patronale, relazioni e nozze riparatrici, una società arcaica.

Il romanzo racconta la vita e il declino del personaggio, dei suoi rimorsi e della punizione che lo vedrà morire solo, tra l’indifferenza cinica dei servitori, in una stanza appartata del palazzo dei Leyra, lontano dalla sua casa e dalla sua terra

IL LIBRO DA LEGGERE

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