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Pietro Giuria – Racconti popolari dell’Ottocento ligure

A Savona, ma anche a Torino c’è via Pietro Giuria e nella toponomastica pochi poi sanno chi è il personaggio, la soffitta dei libri serve anche a questo.

Anche nella rete, se cercate ‘Pietro Giuria” sui ‘video’ partono le mappe delle città e appartamenti in vendita.

Il nostro nasce Savona nel 1816 e come tutti i figli di notabili – il padre notaio ed ex ufficiale napoleonico – apprende le prime nozioni da un precettore privato e poi nelle Scuole pie fino a comporre il suo primo poemetto sacro.

Ma è l’amicizia, da giovane con Silvio Pellico, che ebbe un ruolo centrale nella sua formazione e gli trasmise alcuni principi cardine dell’ideologia romantica, quali l’ostilità verso una cultura di semplice intrattenimento, la convinzione che la letteratura dovesse essere volta a un fine civile e morale, il recupero del sentimento religioso, la riscoperta della storia intesa come rievocazione di momenti esemplari.

La produzione di questo autore è davvero imponente, dalle poesie, ai racconti storici, alle traduzioni dall’inglese di Charles Bucke o del capolavoro di H. Beecher Stowe, “La capanna dello zio Tom” (Torino 1854) che fu il primo a tradurre in Italia.

E poi saggi sulle tradizioni, sul cristianesimo, su Silvio Pellico e una fatica letteraria, tale “La civiltà e i suoi martiri” (Voghera 1857-59), dove voleva dimostrare, attraverso le vicissitudini di personaggi quali Socrate, Cristo, Paolo, Dante, Galileo, come la via del progresso e dell’incivilimento fosse sempre stata lastricata di amarezze e di ostacoli.

Perfino paroliere di canzoni per grandi italiani fra cui Dante, Colombo e Galileo.

Il libro di oggi ci porta nella Liguria, la sua regione. Esplorando i racconti popolari dell’ottocento.

Ancora a scandagliare questo XIX° che è stato il secolo più produttivo per la cultura, anche attraverso questi autori.

Pensate attraverso la rievocazione delle vicende della stessa vita di Pietro Giuria e leggendo le sue opere, inquadrate, in una minuziosa ricostruzione del contesto storico, dove l’autore si inseriva nel dibattito sulla questione italiana, e auspicava la conciliazione fra libertà e religione, per una ricostituzione su nuove basi del rapporto fra Chiesa e Stato.

Temi quanto mai presenti nella cultura, anche attuale.

Ecco il libro

Non c’è altro in  rete

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