Il testo di oggi è un atto d’amore di un discepolo nei confronti del maestro
Socrate, il vecchio filosofo, subisce un processo che lo porterà alla morte.
Il giovane Platone racconta – ed è la fonte più credibile – , quello che avviene, dando la parola allo stesso maestro.
Si sa che Socrate infatti non scrisse mai nulla; se non fosse stato ricordato, oltre che dall’autore di oggi, da Senofonte, dal commediografo Aristofane e in parte ad Aristotele, che non lo conobbe direttamente, non sapremmo nulla di uno dei padri della filosofia e in generale della cultura del mondo antico.
Socrate odiava la scrittura, perché a suo parere, lo scrivere affida la propria memoria alle parole scritte, e non alla propria sapienza, finendo con il perdere strada facendo la conoscenza: ” se interrogate uno scritto vi risponderà sempre alla stessa maniera” .
Già, ma se non fosse stato per il discepolo l’umanità non avrebbe avuto questo vate del pensiero.
l testo è fedele alle parole del filosofo per almeno due motivi, uno perché è scritto da un giovane e quindi sotto l’influsso del maestro, l’altro motivo è legato al processo, se avesse cambiato le parole lo stesso Platone avrebbe rischiato un processo per calunnia.
In questo bel testo, di poche pagine come libro, ma di grande spessore come contenuto emerge la figura di Socrate, che sceglie di difendersi personalmente, che parte difendendosi dalle antiche accuse, ben rappresentate nelle Nuvole di Aristofane, in cui si dipinge Socrate come “uomo sapiente, che specula su le cose celesti, che investiga i segreti di sotterra, che le ragioni deboli fa apparire più forti e questo va insegnando” mentre per le accuse recenti: egli è definito reo di corrompere i giovani; di non riconoscere gli dèi della città e di introdurne di nuovi.
Libro qui
Roberto Rossellini nel 1971 realizzò il film Socrate utilizzando il testo di Platone
