“Il signor Giambattista Vico egli è nato in Napoli l’anno 1670 da onesti parenti, i quali lasciarono assai buona fama di sé.
Il padre fu di umore allegro, la madre di tempra assai malinconica; e così entrambi concorsero alla naturalezza di questo lor figliuolo”.
Non capita spesso di trovare delle autobiografie di autori, il nostro lo specifica anche nel titolo che è proprio lui a parlare di sė.
Noi lo conosciamo come filosofo e giurista italiano e napoletano, famoso per il suo concetto sui ” i corsi e i ricorsi” che nello studio della storia, richiamava l’immutabilità dei comportamenti umani in politica, dei gruppi di potere e delle classi sociali.
La sua autobiografia è diventata anche la sua biografia ufficiale.
Anche per questo l’enciclopedia dice con
quest’opera Vico cancella ogni riferimento ai suoi interessi giovanili per le dottrine atomistiche e per il pensiero cartesiano che avevano cominciato a diffondersi a Napoli ma subito repressi dalla censura delle autorità civili e religiose che le consideravano moralmente perniciose e in violazione dell’Indice dei libri proibiti.
Quindi parlerà di se, ma castigando le utopie giovanili.
” …….in età di sette anni, essendo col capo in giù piombato da alto fuori d’una scala nel piano, onde rimase ben cinque ore senza moto e privo di senso, e fiaccatagli la parte destra del
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- cranio senza rompersi la cotenna, quindi dalla frattura cagionatogli uno sformato tumore, per gli cui molti e profondi tagli il fanciullo si dissanguò; talché il cerusico, osservato rotto il cranio e considerando il lungo sfinimento, ne fe’ tal presagio: che egli o ne morrebbe o arebbe sopravvivuto stolido”
E difatti si è visto… il libro è qui
La rete
Una spiegazione
Un doumentario
Massimo Cacciari su Giambattista Vico