Principale Estero Presidenziali Algeria: un voto senza illusioni

Presidenziali Algeria: un voto senza illusioni

Promesso vincitore delle elezioni presidenziali in Algeria del 7 settembre, Abdelmadjid Tebboune intende mantenere le redini del potere per un altro mandato. Il Paese dunque, si prepara al voto, la cui unica incertezza è il tasso di partecipazione, dato che sembra assicurata la rielezione del presidente uscente. L’Algeria, un paese in transizione, si prepara a vivere un momento cruciale della sua storia politica con i prossimi dibattiti parlamentari incentrati sull’inclusione sociale e sulla riduzione delle disuguaglianze. Questi dibattiti, che fanno parte della legge finanziaria per il 2024, segnano un punto di svolta nel modo in cui il governo intende affrontare le persistenti sfide socioeconomiche.

Presidenziali Algeria: un voto senza illusioni

In questa campagna elettorale (iniziata il 15 agosto) ridicola e senza sollievo, che fatica ad attirare molte persone, colpisce l’immagine restituita dai resoconti stampa degli incontri e delle uscite effettuate dai vari candidati ai fini della campagna elettorale. Al presidente uscente, Abdelmadjid Tebboune, si oppongono due candidati: Abdelaali Hassani, presidente del Movimento della Società per la Pace (MSP) e Youcef Aouchiche, leader del Fronte delle Forze Socialiste (FFS). Un’elezione dalle apparenze pluraliste, che tuttavia molti considerano scontata. Considerato il grande favorito delle elezioni, Abdelmadjid Tebboune sta concentrando le risorse statali per finanziare una campagna a dir poco discreta. Gli algerini non sembrano aspettarsi nulla da queste elezioni, così come gli oppositori politici, alcuni dei quali alla fine hanno ritirato le loro candidature.

Una lotta impari

Il candidato alla testa dello Stato, Abdelmadjid Tebboune,  possiede una potente macchina elettorale, composta da un management guidato dal ministro degli Interni, Brahim Merad, con dipendenze in tutte le wilayas (comunità territoriali), e soprattutto un esercito di sostenitori che le permettono di rastrellare e di guidare, per impostazione predefinita, il paese, e trasmettere così il suo messaggio. Le risorse statali, compresi i media pubblici, sono messe al servizio del presidente. La lotta si preannuncia dunque impari, la competizione elettorale del 7 settembre è persa in anticipo. 

Al centro delle tensioni

Da quando Tebboune è salito al potere, gli attacchi alla libertà di espressione sono aumentati, le libertà pubbliche sono state limitate e il costo della vita ha continuato a salire. Una “bancarotta dello Stato algerino”, a vantaggio dell’esercito, il cui controllo sulla società continua ad aumentare. Recentemente il presidente Tebboune ha firmato un decreto che concede ai soldati la possibilità di integrare incarichi nell’amministrazione civile, un ulteriore passo verso la militarizzazione della società algerina. Tuttavia, sin dalla sua indipendenza nel 1962, l’Algeria ha costantemente lottato per trovare un equilibrio tra sviluppo economico e giustizia sociale. Il Paese, ricco di risorse naturali, in particolare di idrocarburi, ha spesso utilizzato le proprie entrate per finanziare programmi sociali volti a migliorare il benessere della sua popolazione. Questi sforzi d’altronde, non sono sempre riusciti a colmare le profonde disparità regionali e socioeconomiche che caratterizzano il Paese. Le regioni meridionali e interne, in particolare, sono state spesso lasciate indietro rispetto alle zone costiere più sviluppate. Questa dicotomia ha alimentato un sentimento di emarginazione in alcune comunità, esacerbando le tensioni sociali.

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